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Addio a Monica Vitti

Monica Vitti, pseudonimo di Maria Luisa Ceciarelli era nata a Roma il 3 novembre 1931, dove è deceduta oggi 2 febbraio 2022.

di Piero Buscemi - mercoledì 2 febbraio 2022 - 4422 letture

Era una notizia che innegabilmente si sentiva di dover ricevere prima o poi. Nessuno l’aveva dimenticata, come se poi dimenticarla fosse davvero possibile. La sparizione dalle scene e quelle notizie sommarie, centellinate con doveroso rispetto, l’avevano accantonata dall’attenzione dei media e solo in occasione dei suoi compleanni, si sentiva il coraggio di omaggiarla.

Monica Vitti è stata una delle rappresentanti più volubili del panorama cinematografico italiano e internazionale. Una frase che lascia il sapore dello scontato e del dovuto, ma che ripercorrendo la sua immensa carriera, non lascia dubbi di avere avuto la fortuna di ammirare una spontaneità recitativa al di sopra di un livello medio che altre interpreti hanno saputo darci.

Dalle interpretazioni drammatiche, in quelli che una volta avremmo definito film d’essai o di ricerca, ha saputo farci ridere lasciandoci spesso quel sapore dolce e agro della riflessione indotta da un’immagine contrastante di una risata.

E poi quella voce inconfondibile, riconoscibile sulle altre. Gli sguardi che ci leggevano dentro attraverso un tono quasi malcelato di tristezza. Monica Vitti, pseudonimo di Maria Luisa Ceciarelli era nata a Roma il 3 novembre 1931, dove è deceduta oggi 2 febbraio 2022.

Le sue grandi interpretazioni alla guida di Michelangelo Antonioni negli epici film quali L’avventura (1960), La notte (1961), L’eclisse (1962) e Deserto rosso (1964) che la fecero conoscere in tutto il mondo. La sua grande capacità di rivestirsi ruoli sempre nuovi, pronta a qualsiasi sfida recitativa i vari registi le proponessero. Ironica e sarcastica prima con se stessa, è sempre riuscita ad entrare nei personaggi dandoci spesso l’illusione di trovarci davanti a soggetti reali.

Ricordare le sue innumerevoli collaborazioni con gli attori più famosi del suo tempo, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e Marcello Mastroianni, è riuscita a occupare lo stesso spazio di importanza dei ruoli maschili in un mondo come quello del cinema, dove una sorta di maschilismo non è stata e non lo è tuttora debellata.

Monica Vitti ha saputo testimoniare quell’Italia che esplose nell’entusiasmo e nell’enfatizzazione della modernità pretesa da un Paese che usciva dalle guerre e che si rifugiò nel boom economico degli anni ’60. Una testimonianza che si è trascinata nelle varie evoluzioni, o involuzioni se si vuole, che la società italiana ha percorso nei decenni fino a quel ritiro dalle scene, sicuramente prematuro, a causa dei suoi conosciuti problemi di salute.

Vogliamo ricordarla con quel suo sorriso dolce ed enigmatico. Quel mostrarsi da donna matura, occhiali da insegnante di liceo e una modestia che oggi è davvero merce rara poter riscontrare tra coloro che hanno ereditato e si sono ispirati al suo talento naturale e alla sua voglia di rimettersi sempre in gioco. Un gioco, come il cinema nella sua essenza è, ma che ci fa vivere le mille vite che l’esistenza propone in questo variegato mondo, tra le quali gli svariati personaggi interpretati da questa grande artista, saranno per sempre un bagaglio umano al quale fare riferimento.

Addio, dolce Monica.

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