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Un piano regolatore che ha reso edificabile quasi tutto il territorio comunale

Aspetti paradossali di una vicenda urbanistica di sapore Kafchiano.

di Antonio Carollo - martedì 8 maggio 2007 - 4151 letture

Il sindaco di Trabia, nella sua precisa, e, a tratti, sofferta relazione sull’attività dell’Amministrazione comunale nel 2006, richiama in più di un punto il discusso piano regolatore del 1979 (rese edificabile quasi tutto il territorio comunale) e le sue conseguenze. Parlando della stagnazione delle attività turistiche dice: “Il fenomeno risente, ovviamente, del “peccato originale” allorquando si è voluto privilegiare il “turismo di tipo residenziale stagionale” piuttosto che un “turismo a carattere alberghiero”. Più in là: “Una citazione a parte meritano i piani di lottizzazione (in maiuscolo nel testo) che negli anni hanno invaso il nostro territorio, spesso deturpandolo e saccheggiandolo in maniera irreversibile.

"Nessuno, oggi, può ritenersi indenne da colpe e da responsabilità”. Infine la dichiarazione di qualche giorno fa con la quale afferma che le potenzialità turistiche di Trabia in buona parte sono state compromesse dalla “scelta sbagliata...di aver destinato la quasi totalità del territorio ad area edificabile”. Come ben si comprende si tratta di una presa di posizione, direi, storica per Trabia, di straordinario impatto sul quieto scenario politico-amministrativo della nostra cittadina. Significa il rovesciamento della concezione corrente dell’uso rapinoso e devastante del territorio.

Siamo di fronte ad un radicale cambiamento nella politica della pianificazione e dell’assetto del territorio? Oppure solamente ad una amara constatazione accompagnata da rassegnazione all’impossibilità di cambiamento di fronte al muro di interessi precostituiti? Conosco il distacco e la passione del Sindaco per il suo paese, la sua onestà intellettuale e il suo desiderio di fare il bene degli amministrati, al di là di ogni obnubilamento che questi ultimi possono avere. Ma la fiducia ad un sindaco, sia pure di questa levatura morale e politica, in una materia così delicata, va accordata sul campo. E’ evidente che questo è un momento cruciale per l’avvenire di Trabia.

E’ tornato dall’ufficio del genio civile il piano regolatore. Sappiamo tutti quale importanza riveste un provvedimento di questo genere: esso programma e indirizza per decenni l’utilizzo dei suoli, le attività produttive. del tempo libero, sociali, culturali. Ogni discorso sullo sviluppo economico, sulla crescita civile di una comunità si basa sulle scelte operate con il piano regolatore.

Non si tratta del mio orticello che deve diventare il posto di una casa, ma dell’avvenire di un’intera collettività. Le folli decisioni del piano del 1979 hanno messo in ginocchio l’economia e con essa la dignità di una popolazione. Non solo è stata annientata l’unica ricchezza esistente, l’agricoltura, ma si è impedito il decollo turistico di una località che aveva, e potrà avere, tutti i numeri per non invidiare altre realtà siciliane oggi rinomate a livello nazionale.

Non è vero che l’agricoltura è finita per cause diverse. L’invasione delle case, con i conseguenti precari guadagni dei residenti, ha fatto perdere la spinta alle trasformazioni e alle razionalizzazioni delle colture che il mercato, mai immobile, richiedeva. Si è rinunciato ad essere padroni in casa propria. Guardate che se n’è fatto delle bellissime colline trabiesi, una volta ammantate di verde, ubertose di oliveti e frutteti; quale realtà economica e quale richiamo oggi potevano costituire per il turista affamato di natura, di verde, di paesaggio, di aria pulita! Trabia poteva essere il paradiso dei prodotti tipici; a cominciare dall’olio, ad esempio, opportunamente imbottigliato e dotato di marchio.

Oggi non si può fuggire di fronte alle proprie responsabilità: c’è l’opportunità di prendere per i capelli un paese che sta affondando verso un destino di sopravvivenza parassitaria e di emigrazione. Il piano regolatore deve essere all’altezza di questo tempo, all’altezza delle sfide che la società di oggi pone via via. Un consiglio comunale non può lavarsi le mani di fronte ad un piano che viene da una ventina d’anni di incredibili traversie burocratiche, che prevedibilmente è nell’ottica di quello del 1979, e che verrebbe affidato alle ottusità di un anonimo burocrate regionale, perché quasi tutti i consiglieri si sono dichiarati incompatibili.


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Se in Sicilia state male...
21 maggio 2007, di : Luigi Iovino |||||| Sito Web: I FURBETTI DELLA SACRESTIA...

Gentili amici,

Voi almeno avete un piano regolatore sul quale indagare...;

Da noi a Casalnuovo di Napoli invece non c’è bisogno del piano regolatore...;

Siamo un popolo di creativi...;

Leggete la pagina del mio BLOG dal titolo "I furbetti della sacrestia..." ed anche l’articolo collegato "CRISTO E’ IN NOI..." forse capirete molte cose anche sui problemi che avete Voi...;

Forse non è azzardato pensare che c’è un filo rosso che lega i responsabili degli uffici tecnici di tutti (o quasi tutti...) i Comuni d’Italia...;

Chissà se il dott. Henry John Woodcoock sarà interessato alle considerazioni che potrà fare leggendo i miei articoli...

Sono a Sua completa disposizione...

Del resto basta che legge il mio Blog...

Saluti e CORAGGIO... LUIGI IOVINO