Per un Nuovo Umanesimo, il ruolo delle donne

Nuovo Umanesimo ed il potenziale delle donne nel loro ruolo politico
In occasione dell’8 marzo 2025, per l’organizzazione di un evento pubblico tra alcune associazioni a Portici (Na) che rappresentasse un suo rinnovamento politico, tra tutte le osservazioni emerse si è ipotizzato il potenziale innovativo in capo alle donne per quanto concerne un Nuovo Umanesimo nel terzo millennio.
È sicuramente una sfida riflettere in merito a questi due aspetti e la loro coniugazione, la storia dell’emancipazione femminile connessa con la trasformazione della definizione dell’Umanesimo : due storie che partono da molto lontano, che tralascio in questo articolo che non pretende di esser esaustivo, ma solo una riflessione personale sorta nel confronto in un dibattito tra componenti differenti, il cui centro non era solo il Nuovo Umanesimo, ma il potenziale delle donne nel loro ruolo politico, poiché la donna è al centro di tutte le spinte che agiscono nella società e il cui ingresso nel mondo del lavoro e della politica è l’aspettativa sociale della trasformazione dei rapporti di potere.
È di letteratura condivisa che le caratteristiche femminili nel lavoro sono generalizzabili in creatività, empatia, solidarietà, e le donne sono capaci di imprimere una maggiore dignità della persona e spingere per ottenere una reale equità di genere ; ancora, però, in politica o con ruoli privati di “comando” non si è raggiunto appieno l’obiettivo di trasformare i modi “maschili” di governo ; anche se alcune rivisitazioni, soprattutto nell’organizzazione del lavoro, cominciano a far capolino, vista la contraddizione che ancora impone la nostra cultura tra la maternità ed il successo personale, ma su questo aspetto di violenza nascosta non ci attarderemo in questa breve riflessione. Le donne possono essere le artefici di un Nuovo Umanesimo, un compito da realizzare, per l’educazione ad un pensiero democratico e utopistico, emanazione diretta di e per tutta l’Umanità, per perseguire i diritti inviolabili della persona.
La sensibilità educativa per le prossime generazioni è formalizzata nelle Indicazioni nazionali per il primo ed il secondo ciclo scolastico nella nostra nazione già dal 2012, dove si sottolinea l’importanza, tra l’altro, della relazione tra micro e macro cosmo o, ad es., nella necessità di espandere la formazione delle STEM alle bambine ed alle studentesse, per diminuire il gap con i propri coetanei maschi e si sottolinea che “decisiva una nuova alleanza fra scienze, storia, discipline umanistiche, arti e tecnologia, in grado di delineare la prospettiva di un nuovo umanesimo”.
In uno sguardo nella rete mi ha attratto la pubblicazione in home page del sito del Consiglio Superiore della Magistratura per l’8 marzo 2025 dedicato Francesca Morvillo, moglie di Falcone, unica donna magistrata uccisa dalla mafia. Tra i dati pubblicati viene sottolineato l’aumento delle donne in magistratura ricordando che solo nel 1963 è stata concessa, per legge, l’ingresso delle donne alla carriera giudiziaria e la prima donna giudice è stata nominata grazie ad un D.M. del 1965, e che ormai le giudici sono circa il 57% del corpo. Ciò ha comportato la costituzione di un comitato che s’interessa ad es. di pari opportunità e benessere lavorativo.
La Presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano il 7 marzo ha pubblicato un comunicato stampa nel quale dichiara : “Le decisioni della Corte di Cassazione, al pari di quelle degli altri giudici, possono essere oggetto di critiche. Sono, invece, inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto”. Ed è sicuramente una novità democratica, assumere il diverso punto di vista in merito ad una decisione della Corte ed è doveroso il richiamo al rispetto, anche nella contrapposizione.
Il Nuovo Umanesimo è, tra gli altri, evinto da Gramsci quando nei “Quaderni” sottolinea : “Un Nuovo Umanesimo sociale, una nuova antropologia in grado di federare la fragilità, di riscattare in forma collettiva la solitudine e la disperazione, trasformando in forza la debolezza ; solo da qui è possibile ripartire”. Anticipatore, in momento di storia oscura italiana, di quanto oggi è la nostra attualità, poiché con l‘avvento delle tecnologie informatiche si è cominciato a valutare ed analizzare il cosiddetto Umanesimo Digitale per comprenderne l’impatto e l’influenza nelle relazioni umane.
E’ esperienza condivisa di quanto il periodo della pandemia da Covid ci abbia costretto ad interagire e relazionarci solo attraverso questi strumenti, durante l’isolamento a cui siamo stati costretti, e quindi di come siano stati comunque utili questi devices offrendoci dei servizi, e di quanto siano ormai implementati nelle attività lavorative. Ma sappiamo anche, che questa fase post Covid, vede l’acuirsi delle contraddizioni, il cui effetto è anche uno scadimento nelle relazioni interpersonali.
Dobbiamo entrare nella storia, quella che viviamo nella nostra quotidianità, ben sapendo le difficoltà che attraversano anche gli scienziati sociali, perché è difficile l’interpretazione della contemporaneità mentre la si vive, ma dobbiamo capire, conoscere e comprendere le trasformazioni del potere scoprendo i nuovi paradigmi della sua espansione/oppressione, per opporci e ritrovare la strada per conquistare i diritti fondamentali necessari a ripristinare la pace, anche nella sua espressione mondiale.
Dobbiamo costruire un progetto, una strategia quotidiana in cui collocare ogni giorno le battaglie per il rispetto dei diritti di tutti gli uomini e di tutte le donne sulla Terra, pretendere la salubrità e il benessere per le nostre vite, dobbiamo agire per la salvaguardia della natura nelle sue forme vegetali ed animali, contro le multinazionali e la loro distruzione pervasiva. Dobbiamo richiamare la politica, quella autentica, al fine di non garantire solo i diritti a tutti e tutte, ma obbligandola a diventare la capacità di vedere l’invisibile, testimoniare la bellezza come condivisione delle gioie e delle fatiche degli altri, e di esser critica dell’esistente : una politica serva del bene comune. E’ sull’obbligo del buon andamento dell’amministrazione dello Stato la nostra bella Costituzione ha riservato gli articoli 97 e 98, poiché una buona società sostiene tutti i suoi componenti, anche quelli più deboli aiutandoli ad emanciparsi secondo il precipuo obiettivo di realizzazione.
La società complessa va analizzata in sottosistemi, come sostiene Niklas Luhmann, ma non dobbiamo poi perderne di vista la reintegrazione unitaria. Attraverso le donne, per e con le loro opere e/o azioni, il Nuovo Umanesimo deve diventare la cura del mondo, la globalizzazione si deve coniugare con la libertà, la sostenibilità, la pace, la giustizia e, citando Morin, le “connessioni” devono diventare consapevolezze, dobbiamo assumere la responsabilità coniugandola con la solidarietà, nel mondo che cambia. Concludo citando un passo di Leandro Limoccia tratto dal suo saggio, con contributi di altri autori, Disobbedienza civile alle leggi ingiuste : “I grandi cambiamenti partono dal basso ed ognuno di noi deve fare la propria parte, cambiare sé stessi per cambiare il mondo”. Perseguiamo l’utopia di una società che dà a ognuno secondo i suoi bisogni e riceve da ciascuno secondo le sue capacità, come profetizzò Marx.
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