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Senza vergogna

A Cagliari si toglie la vita, perché licenziato, un ragazzo di 27 anni. Quasi contemporaneamente, il ministro Sacconi dichiara che se i giovani sono disoccupati, la colpa è dei “cattivi maestri e cattivi genitori”

di Adriano Todaro - mercoledì 5 gennaio 2011 - 2611 letture

Non sappiamo dove fosse Maurizio Sacconi all’antivigilia di Natale. Questo ministro che dice di essere stato, nel passato, un socialista non era di certo in garage. I personaggi importanti non vanno nei loro box. La macchina se la fanno tirare fuori dagli autisti o, meglio ancora, usano l’automobile che noi, sudditi, benevolmente gli facciamo utilizzare.

Un ragazzo di 27 anni, invece, la sera del 23 dicembre è andato nel suo box. Era di Cagliari e da dieci anni lavorava in una ditta di soccorso stradale. Con dieci anni di anzianità sulle spalle, si era sentito abbastanza sicuro del futuro e così, poco prima di Natale, aveva acquistato un’automobile e un televisore. L’auto, naturalmente, l’aveva acquistata a rate e aveva cominciata a pagarla. Poi, improvvisamente, il futuro non c’è più. Licenziato! Perché? Per riduzione del personale. Il ragazzo era disperato e aveva raccontato al padre l’esigenza di continuare a pagare le rate, ma anche di non gravare sulla famiglia.

E così si era recato in garage. Poco dopo la madre era andato a cercarlo e lo aveva trovato impiccato. Un altro morto sul lavoro e per il lavoro, un’altra vita recisa, un’altra giovane vita a cui non si è data la possibilità di formarsi una famiglia, avere dei figli, programmare il futuro. Anzi, con la lettera di licenziamento si è ucciso lui e il suo futuro.

E l’ex socialista Sacconi? Beh, lui il lavoro non lo perde certamente. Da quando aveva 29 anni (è del 1950) lui siede in Parlamento e il suo futuro, anche se tutto va male, è radioso. Ha una moglie che è stata (e forse lo è ancora) direttrice nazionale di Farmaindustria. Una bella coppia: lui, ad un certo punto, ministro della Salute, lei a capo delle industrie farmaceutiche. Conflitto d’interesse? Figuriamoci! Poi il ministero viene sdoppiato e il nostro socialista va a dirigere il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per conto di Berlusconi.

Quasi contemporaneamente al ragazzo di Cagliari che si toglie, disperato, la vita, il nostro socialista rilascia una dichiarazione sull’elevata disoccupazione tra i giovani in Italia. Chissà se a pronunciare quelle frasi avrà avuto vergogna di quel che diceva. Ma provare vergogna significa essere consapevoli di aver commesso una cattiva azione. La vergogna è un sentimento che produce confusione e turbamento ma abbiamo dei dubbi che Sacconi abbia questi sentimenti. Propendiamo a credere che invece di provar vergogna per quello che stava asserendo, dentro di lui se la rideva di gusto. Se così non fosse, come è possibile allora affermare che se c’è tanta disoccupazione fra i giovani, questa è dovuta per colpa dei “cattivi maestri e cattivi genitori”?

Quindi se il giovane di Cagliari, dopo dieci anni di lavoro nella stessa azienda, è stato licenziato la colpa è anche dei “cattivi maestri e genitori”. Cornuti e mazziati direbbero a Napoli. I giovani, ha allegramente affermato il ministro “Sono certamente particolarmente esposti alla disoccupazione soprattutto perché pagano il conto di cattivi maestri e qualche volta di cattivi genitori, perché distratti e cattivi maestri che li hanno condotti a competenze che non sono richieste dal mercato del lavoro”. Per lui è necessario rivalutare il “lavoro manuale, l’istruzione tecnica e professionale evitando che una scelta liceale sia fatta per sola convenzione sociale”.

Chissà come saranno sollevati i genitori di Cagliari perché il loro figlio aveva scelto di fare un lavoro manuale, anche se questa scelta non l’aveva salvato e chissà se il ministro Sacconi, a suo tempo, avrà indirizzato il figlio verso il “lavoro manuale” evitando “la scelta liceale”. Cosa farà, di professione, il figlio dell’ex socialista Sacconi? L’idraulico? Il meccanico? O, forse, lavora presso una ditta di soccorso stradale? Non è dato sapere e, in fondo, non importa poi molto.

Importa maggiormente che un ragazzo di 27 anni non c’è più. Rimangono, invece, i cialtroni, gli incapaci, i mediocri con la loro prosopopea, con i loro sporchi traffici, quelli che giocano con la vita degli altri per non perdere i loro privilegi, quelli che da due decenni cianciano sulla “modernità”. E’ forse questa la vostra modernità? Spezzare una vita, è forse modernità? Restano fra noi, purtroppo, gli ex socialisti, baciati dalla fortuna che si chiama Berlusconi, restano gli imbonitori.

E questi, si sa, non hanno vergogna.


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