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Manifestazione il 15 marzo a Roma

Sabato 15 marzo h 15:00 a Roma, piazza Barberini: no all’Unione Europea che si riarma, no alla difesa comune, la sicurezza è nel ripudio della guerra. L’effetto Serra nuoce alla pace

di Redazione Lavoro - mercoledì 12 marzo 2025 - 420 letture

Le nubi gonfie di pericoli di guerra che si addensano velocemente sopra le nostre vite ci impongono di prendere posizione contro l’UE con l’elmetto.

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Manifestazione Roma 15 marzo 2025

Il piano ReArm Europe presentato dalla Von der Leyen, con i suoi 800 miliardi, mette concretamente la guerra tra le soluzioni che l’UE e i governi europei si danno per rispondere alla crisi economica e industriale e alla competizione internazionale. Il pensiero è semplice e spaventoso: l’UE, per affermare il suo ruolo, deve investire sulla guerra, mettere in soffitta i diritti costituzionali, gettare alle ortiche le soluzioni diplomatiche. La pace tra i popoli, al pari degli interessi popolari, è un prodotto in perdita.

L’ USB ha sempre denunciato come l’UE spingesse pericolosamente verso un’escalation bellica, per garantirsi una maggiore penetrazione sui mercati e un maggior peso politico. Era inevitabile che l’allargamento della NATO ad est sfociasse in una guerra fratricida, sanguinosa e crudelmente inutile. In politica internazionale, l’Unione Europea si è contraddistinta scegliendo sempre la parte sbagliata, quella della guerra, delle sanzioni economiche contro i popoli e dell’ingerenza armata anche attraverso forniture di armi, tanto in Ucraina come in Israele. In continuità con la resistenza e con i valori del movimento operaio siamo impegnati per il no alla guerra, per la pace tra Ucraina e Russia, contro il genocidio del popolo palestinese e per il suo diritto alla resistenza.

Siamo un sindacato di lotta e il nostro no alla guerra lo abbiamo praticato bloccando l’accesso delle armi nei porti e negli aeroporti, lo abbiamo portato nelle aziende e insieme a studenti e sinceri pacifisti continuiamo a batterci nelle piazze.

Non ci stupisce che alcuni tra i protagonisti politici e sindacali che hanno collaborato al tracollo economico, all’abbassamento dei salari, alla svendita del patrimonio industriale e alla privatizzazione dei servizi pubblici, chiamino la manifestazione del 15 marzo a difesa delle ambizioni egemoniche dell’Unione Europea.

La manifestazione del 15 marzo pretende di portare tra i lavoratori il veleno della guerra, giustificarne i costi, la perdita di vite umane, le distruzioni, mettendo sul piatto la riconversione militare delle aziende e il rilancio dell’economia attraverso il rafforzamento “politico” dell’UE.

Non convincono neanche gli equilibrismi sul piano di riarmo europeo che attraversano tanto il centro destra quanto il centro sinistra, chi preferisce chiamarlo piano di difesa, chi si barcamena chiedendo di verificare la capienza e gli equilibri con le altre spese, tutti sono platealmente concordi sulla necessità di un forte esercito europeo che dia sostanza alle ambizioni egemoniche dell’UE.

Il patriottismo “europeo” si traduce nel piano di riarmo di 800 miliardi in 4 anni, che comporta un aumento annuo delle spese militari dell’1.5% per ogni paese dell’UE. Questo per l’Italia significa portare le spese militari dai 33 miliardi del 2024 a 70 miliardi l’anno entro 4 anni. Un enorme volume di denaro libero dai vincoli di bilancio, che invece rimangono per la sanità, l’istruzione, la previdenza, per il sociale e per l’intervento pubblico a difesa del tessuto produttivo. Una parte consistente di questi 800 miliardi di euro verranno sottratti al fondo di coesione, quindi a finalità sociali e gli stati europei per riarmarsi potranno utilizzare dei prestiti con la Banca Europea.

Con un paese allo sfascio, con i salari e il potere di acquisto al 18° posto secondo Eurostat, riteniamo che la battaglia per la pace oggi più che mai cammina parallela alla lotta per l’aumento dei salari. La lotta per la pace si contrappone al modello bellicista e reclama l’indirizzo di risorse verso i servizi pubblici, verso una politica industriale pubblica che risponda alle necessità di infrastrutture, alla produzione di beni, strumenti e sistemi di interesse generale.

USB il 5 aprile sarà in piazza a Roma, per il salario e contro il riarmo, e parteciperemo alle manifestazioni di protesta contro l’Europa della guerra il prossimo 15 marzo.

USB Confederazione Nazionale

Segue l’appello congiunto condiviso con le altre realtà e i primi firmatari:

Gli eventi delle ultime settimane segnano un cambio epocale che scuote le coscienze di tutte e tutti. Di fronte agli stravolgimenti negli equilibri tra le due sponde dell’Atlantico, la classe dirigente europea sceglie di indossare l’elmetto: gettando nuova benzina sul conflitto in Ucraina, sulla pelle delle popolazioni locali.

Von Der Leyen, i governi nazionali e (quasi) tutti i leader dei principali partiti colgono l’occasione per accelerare la conversione bellica dell’economia, il dirottamento delle risorse destinate alla spesa sociale in favore della spesa militare, la militarizzazione della società. Un inasprimento delle condizioni di vita dei popoli di tutto il continente, in continuità con le politiche antipopolari portate avanti da decenni attraverso i trattati UE e con la vocazione bellicista dimostrata con l’invio di armi sui fronti di guerra. Il costo dell’economia di guerra sarà pagato dai popoli e in particolare dal nostro Sud con la sottrazione di fondi per la coesione sociale e in via trasversale secondo le intenzioni di chi nel centrosinistra propone la difesa comune. La retorica democratica e dei diritti umani con cui si giustificano le scelte di guerra è pura propaganda. La realtà mostra la complicità con il genocidio del popolo palestinese, la repressione contro il popolo curdo, le politiche contro i migranti.

L’appello alla mobilitazione lanciato da Michele Serra ripropone di fatto intorno alla bandiera europea la convergenza strutturale tra i piani del governo Meloni e di tutto l’establishment nazionale nel tentativo di mantenere un gioco delle parti che continui a soffocare la reale spinta popolare per la pace.

Costruiamo una mobilitazione alternativa in piazza Barberini, che indichi la possibilità di lavorare assieme per la pace, il welfare, la salvaguardia della democrazia e contro la repressione e la limitazione delle libertà prevista da vecchi e nuovi pacchetti sicurezza.

Convergiamo con tutte le bandiere della pace, con quelle delle nostre lotte, con le bandiere della Palestina e di tutti i popoli oppressi. Teniamo fuori tutti i simboli che oggi vengono usati per spingerci alla guerra.

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