Se ne è andato Arnaldo Nesti, padre della Sociologia della religione in Italia
Alla rispettabile età di 92 anni si è spento, in questi scampoli di agosto, Arnaldo Nesti. Che la grande stampa non abbia dato risalto alla notizia fa parte del gioco...
Alla rispettabile età di 92 anni si è spento, in questi scampoli di agosto, Arnaldo Nesti. Che la grande stampa non abbia dato risalto alla notizia fa parte del gioco: chi è vissuto di ricerca, di pubblicazioni, di organizzazione di eventi culturali – senza sgomitare per un po’ di pubblicità e di consensi – perché dovrebbe avere da morto i riconoscimenti che non ha avuto (più precisamente: che ha avuto solo in parte) da vivo ? Ma agli amici spetta almeno il dovere di un grato saluto.
Lo conobbi negli anni Ottanta, durante la “Primavera di Palermo”: ospite del sindaco Orlando girava per la città con un autista per osservare il Festino di santa Rosalia e abbozzare un confronto con festività religiose simili a Barcellona in Catalogna e a Città del Messico. Fu lui a presentarsi per chiedermi delle notizie sui rapporti fra mentalità mafiosa e religiosità cattolica: lo fece con un garbo così signorile, quasi con modestia nei confronti di un interlocutore come me più giovane e per nulla accademicamente blasonato, che diventammo amici. Da allora la mia casetta fu (quasi sempre) la sua residenza palermitana e il suo appartamento in via sant’Agostino, nel cuore e sui tetti di Firenze, la mia tana fiorentina.
Allora non ero stato espulso (per colpe che dopo quarant’anni non sono riuscito neppure a individuare) dal novero dei collaboratori del mensile “Segno” dei Padri Redentoristi di Palermo: dunque negli archivi dei numeri pubblicati rimangono colloqui fra me e lui, resoconti di avventure progettate insieme (ad esempio un convegno sulla religiosità meridionale a Mezzojuso, nell’Eparchia di Piana degli Albanesi, area ideale per scambi fra Oriente greco-ortodosso e Occidente latino-cattolico), mie recensioni di libri suoi.
Ma chi era Arnaldo Nesti? Da giovane prete si era laureato in sociologia della religione con una tesi su Antonio Gramsci e, quando fu certo che non avrebbe potuto conservare con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI la libertà intellettuale e progettuale, ha rinunziato al ministero presbiterale per occupare la prima cattedra universitaria italiana di “Sociologia della religione”.
Impossibile richiamare tutti i titoli delle sue pubblicazioni, più impegnative o meno: ormai i motori di ricerca sul web ci hanno liberato da ogni alibi conoscitivo (si può partire dal profilo che Luca Kocci ne ha tratteggiato su “Adista” in queste ore:
Da parte mia non posso risparmiarmi almeno due riferimenti alle imprese che hanno inserito il “Professore” nella storia dell’istruzione e della vita ecclesiale italiana: la fondazione e la direzione sino all’ultimo respiro della rivista “Religioni e società” e l’istituzione della “Summer School on Religion” di San Gimignano (che si sta celebrando per il XXXI anno proprio in questi giorni dal 24 al 28 agosto).
Tra i doni che ho ricevuto da Arnaldo il contatto con Mariangela Maraviglia, una studiosa a lui – meritatamente- cara che ha voluto ricordarlo su Facebook con una delle sue tante pagine illuminanti: “Il senso dell’essere umano nella storia di oggi è di trovare un principio che gli consenta di muovere le energie intellettuali e spirituali per costruire la solidarietà, l’armonia […]: amare il prossimo come se stessi, amare la terra come se fosse il nostro corpo, mantenere il respiro di una vita che si rinnova continuamente, accarezzare il volto altrui, correre sui prati ad ammirare i gigli, inseguire con gli occhi il volo delle rondini, ricordarsi che, nel quadro del cosmo in cui ci troviamo, in comunione coi vivi e coi morti di ogni tempo, come afferma l’astrofisico Carl Sagan (1934-1996), «siamo polvere di stelle che contempla le stelle»” (A. Nesti, L’incerto domani. Spiragli spirituali, Roma 2020, da me recensito).
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