Ricollocamento
Consultiamo qualche dizionario...
Consultiamo qualche dizionario. La parola “ricollocamento” significa riportare qualcuno al posto di prima. Ad es_ nel linguaggio amministrativo, provvedimento per il quale un dipendente ritorna nella posizione che gli compete. Niente di tutto questo per quanto riguarda i migranti. Quando si parla di migranti il linguaggio va in tilt e trova diverso significato. “Ricollocamento” significa trasferire una persona da un posto ad un altro. Per gli italiani significa: portare un migrante appena arrivato in Italia in un altro Paese.
La perversione della propaganda sta anche nel distrarre l’attenzione, e focalizzare tutti gli sguardi su un determinato punto. Spesso fuorviante rispetto alla realtà. È ciò che accade con l’uso del termine “ricollocamento”.
Se il problema sono i “ricollocamenti”, ovvero il fatto che la gente sbarcata in Italia dovrebbe essere “ricollocata” (deportata, differenziata come si fa con la spazzatura, o come si fa con un componente di un’automobile per l’assemblaggio finale in una qualche fabbrica provvista di operai a basso costo?) allora anche gli altri Paesi, in cui arriva gente di altre parti del mondo, dovrebbero poter fare la stessa cosa con l’Italia. E l’Italia accettare gente dalla Spagna, dalla Grecia, dalla “frontiera” dei Paesi dell’Est… O no? Chi ha da “rimetterci” tra l’Italia e gli altri Paesi (in cui arriva molta più gente)?
Ma siamo sicuri sia questo poi il livello vero della discussione? In realtà davanti a una crisi umanitaria e collettiva non dovrebbero mai essere posti in essere cose come il “rimetterci” e la speculazione sulla testa delle persone. Ma siamo nella società del denaro, e l’unica etica che fa smuovere la politica è (banalmente) il borsellino. Moriremo affogati nella nostra banalità.
C’è un film del 1950, che forse andrebbe rivisto pur in certe cadute melodrammatiche. Si intitola Il cammino della speranza, diretto da Pietro Germi e prodotto dalla Lux Film di Riccardo Gualino. Mi è venuto in mente a proposito della parola "ricollocamento" / "ricollocamenti".
Il plot:
"A causa della chiusura di una solfatara nei pressi di Favara, miniera ciavolotta, un gruppo di minatori, guidati da Saro Cammarata, un giovane operaio vedovo e con tre bambini piccoli, tenta di occupare la miniera. Vista l’inutilità della lotta, risalgono in superficie e si affidano ad un personaggio, tale Ciccio Ingaggiatore, che si offre di condurli in Francia dove, secondo lui, c’è lavoro ben retribuito per tutti. Ma per le leggi del tempo questi spostamenti sono proibiti e quindi il gruppo dovrà muoversi nella illegalità. Poiché per il viaggio la loro guida pretende 20 000 lire a persona, molti sono costretti a vendere i mobili di casa o il corredo" [1].
Dopo varie traversie, un gruppo di siciliani riesce a raggiungere la frontiera con la Francia:
"Nel corso della traversata, il gruppo viene investito da una tormenta di neve, nel corso della quale uno di loro, il ragionier Carmelo, si smarrisce e muore assiderato. Gli altri riescono a salvarsi e ad arrivare finalmente al confine francese. Quando ormai sembrano salvi, vengono intercettati da due pattuglie di doganieri, una francese e l’altra italiana, che si muovono sugli sci, ai quali appare subito evidente che si tratta di clandestini. Ma gli agenti, commossi dalle condizioni di povertà e sofferenza degli emigranti, si inteneriscono al sorriso di uno dei bambini e li lasciano proseguire senza arrestarli" [2].
Sembra passata un’era geologica.
Il film divenne tra l’altro famoso per aver diffuso, per la prima volta, la canzone Vitti ’na crozza la cui musica, scritta dal maestro Franco Li Causi, accompagna un testo che lo stesso Li Causi aveva ascoltato recitato da un anziano minatore, Giuseppe Cibardo Bisaccia.
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