Il conformismo dei calzini spaiati
(Perché, anziano e scorbutico, borbotto contro le maestrine e le scolaresche con i calzini spaiati nel Giorno dei Calzini Spaiati. Come l’iniziativa diffusa dalla maestra Sabrina Flap diventa un rito)
Quando un vezzo eccentrico diventa rito somministrato dall’istituzione, diventa luogo comune e conformismo, svuotato del “senso originario” (sempre in qualche modo eversore). Il carnevale diventato giorno “ammesso” e/o “concesso” viene così disattivato. All’inizio c’è un atto eccentrico, una deviazione dalla norma. Spesso: non una deviazione rilevante. All’interno di uno stato oppressivo (e tutte le società lo sono) anche il più piccolo atto non conforme può essere segno di ribellione. Per questo ci si rifugia nel privato, nell’intimo, nel nascosto. La deviazione, sintomo della ribellione ma segno essa stessa che la ribellione non è possibile - viene compiuta nell’ambito del “privato”. In sé dunque sarebbe non trasmissibile e individuale. Gli umani essendo comunicanti e complici, tendono a far diventare l’atto privato quale atto replicato all’interno del gruppo. Come tale diventa momento di identità di quel gruppo. Reiterare l’atto diventa non solo il piacere eversivo del singolo, ma la bandiera del gruppo. Nella società oppressiva, si procede con la persecuzione degli atti non conformi. Nella società che ha sviluppato forme evolute di oppressione (qui si parla di società soggetta in quanto assoggettante, in cui il dominio della tecnica oggettivizza tutto e tutti, gli umani diventano strumento tra gli strumenti), si procede all’assimilazione nella totalità dell’atto con conforme. Il rito non conforme viene decostruito, massizzato, gli viene cambiato di segno, banalizzato. Nelle società consumiste viene consumato. Digerito, anestetizzato. Riemerge come prodotto della digestione. La società consumistica è una società-merda. Da questo punto di vista la produzione degli inquinanti è consustanziale al consumismo stesso. In altre parole: una società consumistica non può non essere inquinata e inquinante. Non solo. Nella nostra storia contingente, il consumismo nasce all’interno di una logica dominante predatoria (è il capitalismo, bellezza) la cui quintessenza è appunto la predazione delle altrui risorse (e vite) che vengono trasferite da un punto all’altro del globo. La festa, momento eversivo contro l’obbligo del lavoro della società schiavista diventa - nella società consumistica - consumismo. Rumore, inquinamento. Violenza. La violenza è il sottoprodotto di questa riduzione. L’energia in qualche modo deve liberarsi. La deviazione sociale è un momento di accumulo di energia, quando questo viene utilizzato dal potere deve liberare comunque la sua energia. In mano al potere, diventa violenza rancorosa. In qualche modo, manipolato imbrigliato e tradìto, l’elemento deviante produce una antimateria. Il gioco delle forze torna così in una calma apparente che nella realtà è una diminuzione complessiva. La società soggetta torna al suo precario equilibrio dopo aver convertito la deviazione sociale in violenza. Ma la somma delle forze non è nulla, vi è una perdita. Le società soggettive sono società entropiche, non solo perché comunque dissipano una buona dose di energia per costringere, per assoggettare; ma perché per mantenersi hanno bisogno di vampirizzare gli elementi devianti, riducendolo e conformizzandolo. E nel farlo, nel processo digestivo, sono costrette a impiegare energia. Che dunque viene persa: cioè non è più recuperabile da parte della stessa società soggettiva. Le società consumistiche, esse stesse società soggettive, perdono energia dunque - e non solo perché la predazione di cui sono il prodotto implica un enorme dispendio di energia.
I soggetti devianti sono, all’interno delle società soggette, produttori di segno. Con questo termine ci riferiamo qui al meme, in cui viene associato il senso e la sua energia. Il segno è dotato di senso, di significato, oltre che di energia. Un segno può essere prodotto in tantissimi modi. Può essere un ricordo, o la rilettura (errata) di un ricordo. Una cosa vista o che si è creduto di vedere. Uno sbalzo d’umore. Un disequilibrio. La notazione di un abbaglio. E così via. La deviazione ironica è quella più potente, ed è probabilmente quella più effettiva e reale, perché cambia il significato. I soggetti invece che utilizzano per le loro deviazioni formali la violenza non fanno che imitare e riprodurre ciò che fa il potere. Tali soggetti vogliono essere potere, contrapponendosi a esso voglioso sostituirsi a esso, nell’eterno gioco delle tre carte. Di fronte al potere professionista della violenza, essi non possono che perdere. O essere comprati. Le società soggettive sono società del gioco e/o del denaro: la simulazione e la simbolizzazione sono usate per privare le persone della loro umanità e ridurle a oggetti, strumenti. Proprio contro la riduzione (anche linguistica e del senso) agiscono invece i soggetti devianti. L’eccentricità viene utilizzata qui per trovare un diverso equilibrio, smascherare il falso equilibrio del potere e della società soggettiva. Mostrare che un altro mondo è possibile. È possibile non solo un altro punto di vista, moltiplicatore delle realtà; ma soprattutto un’altra società. Una più e più ancora. Il raggio di luce incolore viene rifratto dal soggetto deviante, scomposto nei suoi elementi, decriptato e ricombinato geneticamente, per formare qualcosa d’altro, un arcobaleno colorato.
- The dark side of the moon, by Pink Floyd
[...] venerdì 7 febbraio è la dodicesima Giornata italiana dei calzini spaiati, nata nel 2013 in una scuola primaria di Terzo di Aquileia, in Friuli. Popolare grazie ai social, ogni primo venerdì di febbraio coinvolge grandi e piccini invitati a indossare due calzini spaiati “nello spirito dell’amicizia e del rispetto degli altri, della condivisione e dell’unicità di ogni persona”.
Fonte: La difesa del popolo, settimanale della diocesi di Padova.
L’articolo ha come titolo: "Oybō. Calzini spaiati, scelta di stile e non della lavatrice", perché in realtà parte non dalla notizia in sé ma dalla promozione delle attività di un’azienda di Treviso: "Oybō è l’azienda nata a Padova, ora a Treviso, che produce paia volutamente diverse. Anzi, uniche": "I disegni dei calzini Oybō nascono da uno studio di design che prende le mosse dal mondo della moda, ma anche da soggetti e situazioni della vita quotidiana. «Quando andiamo in produzione capita di scartarne anche venti – spiega Frezza – Tutti i disegni sono creativi però, una volta fatta la campionatura, possono risultare troppo grandi o poco definiti. Inoltre tutti i nostri disegni sono filati, non stampati»."
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