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Again

Make america great again, lo slogan di Donald Trump per le elezioni presidenziali del 2024. Ma cosa vuol dire "di nuovo" (again)?

di Sergej - mercoledì 6 novembre 2024 - 387 letture

Make america great again: fa’ / costruisci l’America "di nuovo" grande. Di nuovo. Nella coscienza che c’è stato un momento del passato (recente) in cui gli Stati Uniti sono stati "grandi". È uno slogan, il proposito di una campagna elettorale - come tutti gli slogan, noi popoli europei attempati storicamente, di cultura millenaria cattolica e di età geriatricamente avanzata, siamo abituati a sapere della loro inconsistenza strumentale - fuffa per le masse - ma anche di come certi slogan riflettano un "sentimento profondo", facciano leva e cercano in qualche modo di aprire una porta chiusa.

Mentre nell’Europa sconfitta e svanita dalla guerra ucraina rimangono le vaporazioni di ricordi evanescenti di un passato nostalgico - un film su Berlinguer qua, una esibizione forzuta di braccio teso là, qualche tatuaggio o un paio di magliette -, al centro dell’Impero bianco e anglosassone, gli Stati Uniti con il suo centro sfascista e revanscista in Inghilterra, si cerca di contrastare l’entropia - che da sempre cavalcano tutti gli Imperi. A Kazan i Paesi ex Terzomondo e oggi Emergenti si riuniscono e provano a ricomporre una stabilità internazionale che vedono vanificarsi ogni giorno dai sempre nuovi fronti di guerra aperti lungo la frontiera che circonda Russia e Cina dal sistema imperiale anglo-americano. Il mondo prova a riassestarsi ogni giorno, mentre nuove scintille sono fatte esplodere.

Ricomincio da capo è il loop di una serie di film, prodotte dalla stessa cultura che produce gli slogan elettorali, in cui degli umani si ritrovano coattivamente a ripetere, virtualmente all’infinito, le stesse azioni, rifare le stesse cose. Una specie di incubo o dannazione.

Il "di nuovo" della storia è il di nuovo delle guerre, degli eccidi, che interi Stati possano essere "di nuovo" dall’oggi al domani scaraventati con tutti i suoi abitanti, le famiglie, i bambini, nella fame nelle malattie e sotto le bombe. Il "di nuovo" non è quel progresso che avevamo perseguito - tecnologie migliori, medicine migliori, speranza di vita e di futuro per i nostri figli - ma il "di nuovo" di un medioevo collettivo stavolta (e non solo relegato a una parte risibile dei continenti, l’Europa della microglaciazione posteriore al III secolo) e globale: la vera e unica globalizzazione che abbiamo saputo costruire attuare e imporre alle future generazioni. Mala tempora currunt. E proprio per questo diventa imperativo forse, per ognuno di noi - individualmente e come parte di piccoli Stati che rischiano di essere travolti dalla tempesta - trovare soluzioni di solidarietà e comunità in cui riattivare circuiti positivi di resistenza.

"Again" può essere un retrofascismo come lo dipingono i suoi detrattori oppure l’opportunità di ricostruire una nuova direzione. Certamente, quando "chi comanda" utilizza "di nuovo" la propaganda retrofascista per ricompattare le masse (che siamo noi) non ci attendiamo tempi migliori.


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