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Spacciare come vecchia una cosa nuova

di Sergej - lunedì 25 novembre 2024 - 197 letture

In anni recenti è successa con la pinza, invenzione di un ristoratore-imprenditore impegnato con il suo ristorante a Roma, che ha propagandato ila sua "pinza" come roba che già facevano "gli antichi romani". In questo periodo storico (a partire dagli anni Ottanta del Novecento) in cui ci si rivolge all’antico per ritrovare una genuinità perduta, tra kamut e grani antichi e altri prodotti dello storytelling del marketing - dritti dritti verso il recupero degli "antichi valori" di razza patria e famiglia per il confezionamento della nuova guerra che si prepara (perché tutto questo è poi parte del regresso collettivo in cui hanno deciso di farci vivere), trovo questo brano che riguarda il "cristianesimo" e che debbo al buon curiositasMundi:

Niente di nuovo sotto il sole

Fu un profilo assolutamente unico a rendere il Cristianesimo appetibile all’inizio per i gusti religiosi romani (e ovviamente per avere infine successo qualcosa deve prima risultare appetibile). A differenza di oggi, nel mondo romano antico aleggiava un diffuso sospetto su qualunque filosofia o religione che sapesse di nuovo. Nel campo filosofico e religioso, al contrario del campo della tecnologia militare, veniva apprezzato e rispettato il vecchio, non il nuovo. Uno dei più seri ostacoli per i cristiani nelle missioni romane era il sentore diffuso, e interamente giustificato, che quella religione fosse “recente”. Nulla che fosse nuovo poteva essere valido. Se era vero, perché non era noto da tempo? Perché nessuno fino ad allora aveva capito la verità, neanche Omero, Platone o Aristotele?

La strategia approntata dai cristiani per evitare questo ostacolo alla conversione era l’affermazione che, sebbene Gesù fosse vissuto solo qualche decennio o un secolo prima, la religione basata su di lui era molto antecedente, essendo il compimento di tutto ciò che Dio aveva predetto nei libri più antichi della civiltà umana. A partire da Mosè e dai profeti, Dio aveva predetto l’arrivo di Gesù e della religione fondata nel suo nome: Mosè era vissuto quattro secoli prima di Omero, otto prima di Platone, e aveva prefigurato Gesù e la salvezza portata dal suo nome.

Il brano è tratto da: I Cristianesimi perduti di Bart D. Ehrman.


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