Quei Filistei feroci assassini
La striscia di Gaza è una piccola percentuale del territorio che, nelle carte dell’Antico Testamento, era occupato dai Filistei...
I grandi, i potenti della terra sono riuniti per affrontare l’ennesima crisi del pianeta: ormai le crisi assomigliano, sempre più, al groviglio dei capelli della Gorgone. Provano a convincere anche i paesi più riottosi e ribelli a compiere scelte drastiche per salvare l’umanità dall’abisso e dall’estinzione. È un sogno, ormai sempre più ricorrente, che non mi abbandona più.
Correva l’anno 1972 e mi trovavo a Masada, l’ultima fortezza in cui si erano asserragliati gli irriducibili ebrei che volevano liberarsi dal giogo dei romani e dove furono sterminati o si suicidarono in massa, come vuole una leggenda (I° secolo d.C.). I resti della fortezza di Masada dominano la depressione del Mar Morto e fronteggiano i territori giordani al di là del lago salato. Oggi è un parco nazionale (nella regione dominata dagli israeliani), meta di viaggi per turisti, ma in quell’anno i carri armati, puntavano i loro cannoni verso la Giordania, per scongiurare delle ritorsioni a causa delle conquiste ebree nella guerra dei Sei Giorni (5-10 giugno 1967). In quella guerra Israele colse di sorpresa i paesi arabi alleati (Egitto, Siria e Giordania, appunto) che volevano cancellare il paese dei discendenti del re Davide dalla faccia della terra. Sulla genesi del moderno stato ebraico vedi la risoluzione dell’O.N.U. n.181, del 1947, accettata ovviamente dagli ebrei ma mai dai palestinesi e, men che meno, dai paesi arabi confinanti. Quella risoluzione non fu mai realmente attuata.
Dal 1° gennaio 1948 e per dieci anni le vicende fra israeliani e palestinesi sono, a dir poco, confuse e violente, soprattutto dopo l’abbandono di questi territori del protettorato britannico. Dal 1958 al 1961 (anche se proseguì stancamente fino ai primi anni Settanta) Egitto e Siria formarono un unico stato, la Repubblica Araba Unita (RAU), in funzione anti israeliana, anzi sostenevano, come oggi afferma l’Iran, di voler eliminare dalla carta geografica lo stato di Israele. Proprio come risposta ai paesi arabi, Israele scatenò la guerra dei sei giorni (5-10 giugno 1967), appoggiata dagli U.S.A., cancellando di fatto i territori palestinesi formatisi dalla risoluzione O.N.U. Oltre a questi territori, in soli sei giorni, la conquista si realizzò in grosse fette di territorio egiziano (tutta la penisola del Sinai, fino al Canale di Suez) e di quello siriano (le alture del Golan, fino ad arrivare alle porte di Damasco).
Nel 1973 (6–25 ottobre, guerra del Kippur) Egitto e Siria decisero di attaccare Israele e riconquistarsi i territori persi nel 1967. Anche questa fu una guerra lampo ma, dopo un’avanzata sostanziale dei paesi arabi nei territori del Sinai (sud) e delle alture del Golan (nord), con l’ingente aiuto americano (all’inizio del conflitto, Henry Kissinger era in altre faccende affaccendato e quindi momentaneamente distratto), gli israeliani ripristinarono i confini del 1967. Nonostante l’epilogo, gli eroi arabi della guerra (in particolare Anwar al-Sadat) dimostrarono al mondo e soprattutto agli americani, che Israele poteva essere sconfitta.
Che tristezza vedere molti affermati giornalisti italiani pronunciare Israele con una “d”. Non capisco se sia un omaggio a Manzoni oppure una strizzatina d’occhio all’aleggiante Machiavelli. Questi stessi giornalisti fanno un parallelo e citano l’anniversario della guerra del Kippur di cinquant’anni fa. Le analogie però si fermano al fatto che Hamas ha dimostrato al mondo di poter colpire duramente lo stato ebraico. Per il resto la guerra del Kippur non riguarda minimamente i fatti che ci stanno di fronte in tutta la loro tragicità. È indiscutibile che Hamas sia la fazione armata potente ed eletta democraticamente: nel 2006, le ultime effettive elezioni nei territori palestinesi, ottenne più del 44% dei suffragi, la maggioranza relativa.
Ora Hamas viene definito un movimento terroristico (ho sentito coniare degli orribili neologismi come guerra terroristica) anche se l’incursione nel territorio ebraico è sicuramente un episodio spietato e disumano. Il fatto che Israele sia stato aggredito nel suo sacro suolo è un fatto ormai assodato ma per quale motivo nessuno si azzarda a parlare delle motivazioni che spingono i palestinesi a compiere questi gesti che hanno scatenato l’ennesima guerra e che molti si ostinano a bollare come atto terroristico. Non si parla mai di Stato Palestinese ma solo di territori palestinesi. Il popolo palestinese ha diritto alla sua autodeterminazione oppure è destinato a essere ricordato solo come un popolo di terroristi?
La risoluzione dell’O.N.U. del 1947 sembrava essere vicina a una sua realizzazione con quel miscuglio di territori sparsi qua e là per definire due stati confinanti. Sarebbe come dire che la Serenissima e i territori lombardi e siciliani ottenessero l’indipendenza dall’Italia per unirsi in una lega padano/sicula.
Le ultime elezioni palestinesi sono avvenute due anni dopo la morte di Yasser Arafat e il leader dell’O.L.P (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) che fu definito un terrorista da tutto il mondo occidentale fino a che non partecipò agli accordi di Camp David, ovviamente patrocinati direttamente dagli U.S.A., e ottenne il premio Nobel per la pace (1994, assieme agli ebrei Peres e Rabin). All’improvviso, mi torna in mente un altro Nobel per la pace, quello del 2012, assegnato all’Unione Europea. Forse per questo la U.E. annaspa fra aiuti militari, economici e umanitari all’Ucraina, mentre ora sventola fiera la bandiera israeliana.
Ricordo con nostalgia (sic!) quando Andreotti prima e De Michelis poi facevano il tifo per i palestinesi, pur mantenendo saldi i principi Atlantici dell’alleanza con Israele. Anche allora non si capiva bene quale politica estera i governi italiani perseguissero ma, si sa, l’Italia non ha mai brillato di luce propria. Mostrare la bandiera israeliana nei palazzi del governo d’Italia è stata una manifestazione d’ignorante impotenza e di becera sudditanza al mito della supremazia americana, ormai svanito.
Mi sembra che regni una certa confusione: siamo forse sati invasi dai discendenti del Mercante di Venezia?
- Ipotesi mappa storica - Regione palestinese intorno al IX secolo AC
Ma l’ignoranza dei nostri politici sembra non riconoscere nemmeno l’appartenenza territoriale ai continenti. Ho origliato una notizia: qualcuno ha proposto (non mi interessa sapere il nome e, meno che meno, l’appartenenza partitica) di portare Israele in Unione Europea, subito. Penso siano più di trent’anni che la Turchia chiese di entrare nell’Unione Europea, visto che un lembo di terra significativo appartiene geograficamente ancora al territorio europeo (Istanbul). Ma questo è impossibile: c’è uno spietato dittatore che fa strage di curdi (a proposito, un altro popolo che non ha diritto a esistere) e di ogni opposizione ma che alle recenti elezioni è stato democraticamente confermato alla guida del paese. Draghi e Biden lo definirono un assassino, oggi che gli interessi turchi sono molto meno europeisti, molti lo spronano a mediare con Russia e con Israele. Parafrasando Giorgio Gaber, io non mi sento italiano [ed europeo] ma per fortuna o purtroppo lo sono.
Anche i nostri giornalisti non brillano in originalità. Dopo aver aggiornato la conta dei morti israeliani (quelli palestinesi sono meno, contano poco e rimangono ai margini) ci hanno aggiornato con la conta dei morti in Ucraina. Meno male, altrimenti come faremmo a provare che quello sporco dittatore russo, eletto democraticamente ma con elezioni palesemente truccate, ha compiuto un genocidio? Hamas è un gruppo terroristico che compie stragi e crimini contro l’umanità. È un dato di fatto. Come se tutte le guerre non fossero crimini contro l’umanità che ci stanno conducendo verso il baratro [1].
Nessuno però vuole ricordare quel dato di fatto del massacro di Sabra e Shatila compiuto dal 16 al 18 settembre 1982? In quell’efferata strage morirono dalle 700 alle 3.500 persone (i dati sembrano imprecisi) e il fatto fu denominato crimine di guerra. Il massacro di uomini, donne, bambini e anziani (proprio come oggi Hamas) fu compiuto dalle falangi cristiane armate libanesi appoggiate dalle forze israeliane che giunsero nei pressi dei campi profughi palestinesi (periferia di Beirut) via mare [2]. Forse è per questo dato di fatto che anche pochi israeliani riconoscono:
«È una cosa senza precedenti ed è difficile spiegare cosa è successo […] a un livello strategico, è il risultato dell’arroganza di Israele. Credere di poter continuare con l’assedio di Gaza, mettere due milioni di persone in gabbia e non pagarne mai il prezzo… Adesso ne paghiamo il prezzo» [3].
Molti non fanno altro che ricordare che Hamas ha interrotto gli storici accordi di pace, i cosiddetti Accordi di Abramo, patrocinati da quel simpatico presidente dal ciuffo giallo, Donald Trump, che, con buona pace di Biden, verrà rieletto democraticamente.
La striscia di Gaza è una piccola percentuale del territorio che, nelle carte dell’Antico Testamento, era occupato dai Filistei e le operazioni ebraiche negli ultimi settant’anni, nei confronti dei Palestinesi, ci riportano alla memoria quel grande eroe dai lunghi capelli che, suicidandosi, voleva distruggere quel fiero popolo, abitante della Palestina. I Filistei avevano osato sfidare la potenza di Israele che era scampata alla schiavitù in Egitto e che era impegnata a sbaragliare i regni che impedivano loro di conquistare la Terra Promessa. Stabilire oggi di chi sia il legittimo possesso della Palestina è cosa ardua per il semplice motivo che gli unici documenti che possediamo provengono dalla Bibbia
«Stabilirò il tuo confine dal Mare Rosso fino al mare dei Filistei e dal deserto fino al fiume, perché ti consegnerò in mano gli abitanti del paese e li scaccerò dalla tua presenza» [4].
Forse chi governa Israele dal 1948 si è dimenticato di andare oltre:
«Vi spartirete questo territorio secondo le tribù d’Israele. Lo dividerete in eredità fra voi e i forestieri che abitano con voi, i quali hanno generato figli in mezzo a voi;[…] Nelle tribù in cui lo straniero è stabilito, là gli darete la sua parte di eredità» [5]
Una calamità naturale mirata potrebbe salvarci, altrimenti non ci resterà altro che risorgere dalle nostre ceneri (come la Fenice che non credo fosse stata eletta democraticamente) e rifondare l’umanità su basi di giustizia ed equità fra tutti i popoli, nessuno escluso.
[1] La terza guerra mondiale a pezzi è una frase di Papa Francesco, ormai sdoganata anche dai giornalisti.
[2] Vedi:Treccani oppure Il Post.
[3] Gideon Levy in un’intervista sul giornale francese L’Humanité e riportato: Ghigliottina.info.
[4] Dalla Bibbia di Gerusalemme, Esodo, 23 (31)
[5] Dalla Bibbia di Gerusalemme, Ezechiele 47 (21-23)
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