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L’oro di Trump e i dazi mondiali

Era il 1876 quando McKinley fu eletto dal congresso come membro del partito repubblicano con la missione di salvare l’America dalla concorrenza straniera in termini commerciali. Nel 1897 attuò il suo piano patriottico...

di cirignotta - giovedì 10 aprile 2025 - 618 letture

I dazi nel corso degli anni hanno caratterizzato le società con l’obiettivo di attuare una guerra commerciale con un paese ostile. Quello che sta succedendo con la politica economica del governo Trump è diverso e fonda la sua storia dalle politiche già attuate dal 25° presidente degli stati uniti William McKinley che basò tutta la sua politica di governo proprio sui dazi.

Era il 1876 quando McKinley fu eletto dal congresso come membro del partito repubblicano con la missione di salvare l’America dalla concorrenza straniera in termini commerciali. Nel 1897 attuò il suo piano patriottico centrato sulle politiche lavorative americane e nel 1900 favorì l’approvazione della Gold Standard Act che paragonava il dollaro al suo peso in oro richiedendo al tesoro degli stati uniti di rimborsare in oro la moneta cartacea.

Quello che oggi sta accadendo è proprio derivato da questa politica che pone l’oro come bene rifugio primario dando un maggior valore alle riserve auree presenti negli USA. Le riserve d’oro negli Stati Uniti sono rimaste invariate a 8133,46 tonnellate nel quarto trimestre del 2024 rispetto a 8133,46 tonnellate nel terzo trimestre del 2024. Le riserve d’oro hanno mediato 8134,81 tonnellate dal 2000 al 2024, raggiungendo un massimo storico di 8149,05 tonnellate nel terzo trimestre del 2001 e un minimo record di 8133,46 tonnellate nel terzo trimestre del 2005.

Nella speciale classifica mondiale di riserve auree gli Stati uniti sono al 1° posto, la Germania al 2° posto, Italia al 3° posto, Francia al 4° Posto, Russia al 5° posto, Cina al 6° posto seguono Svizzera, Giappone e Paesi Bassi. L’aumento del valore dell’oro oggi a 90 euro al grammo favorisce proprio l’America ed il dollaro ed è quello che sta succedendo con i dazi di Tramp si rifà alla Gold Standard Act.

L’Italia ha scelto di delocalizzare il suo oro per il 5,76 % nel Regno Unito, per il 6,09 % in Svizzera, per il 43,29% negli Stati Uniti e solo il 44,86 % si trova in Italia. Una scelta quella di dislocare il nostro oro presso le altre banche mondiali utile a minimizzare i rischi secondo la Banca d’Italia. Naturalmente non solo l’Italia ha fatto questa scelta ma anche la Germania che oggi ha il 37% del suo oro proprio negli Stati Uniti e che ha minacciato di ritirare il suo oro dal caveau statunitense di New York dopo l’imposizione dei dazi.

Ed eccoli i dazi nati dal patriottismo ma principalmente da un’idea di potere economico mondiale che oggi hanno creato una bolla di 816 miliardi di euro nelle borse e una guerra commerciale di livello planetario. Cina - 34%; UE - 20%; India - 26% ; Giappone - 24% ; Regno Unito - 10%; Svizzera - 31%; Sudafrica - 30% ; Taiwan - 32% ; Brasile - 10% ; Corea del Sud - 25% ; Israele - 7% - dazi del 25% sulle importazioni di autovetture, autocarri leggeri e ricambi auto, dazi del 10% su tutte le altre importazioni.

Obiettivo dei dazi è aumentare il prezzo dei prodotti esteri rendendo più competitivi quelli statunitensi e generano più entrate fiscali per lo stato. A pagare sono i consumatori finali che vedranno un netto aumento su molti prodotti. La vera penalizzazione è per le imprese e per il sistema dei commerci che non riuscirà ad assorbire i costi. Si ritorna al sistema prebellico secondo la Tax Foundation americana.

Una delle conseguenze dei dazi è la riduzione delle importazioni per un valore di circa 800 miliardi di dollari con un positivo di 260 miliardi di nuove entrate per gli stati Uniti. Le conseguenze per l’economia sono incerte con una possibile riduzione del PIL e la perdita di migliaia di posti di lavoro. Trump però acquista un potere negoziale notevole nei confronti del mondo che dovrà contattarlo e decidere cosa fare in relazione alle nazionali attività commerciali. Questo l’obbiettivo della nuova amministrazione americana.

I dazi hanno colpito tutti escluso la Russia e un piccolo stato Italiano San marino che diventerà una meta strategica per il commercio internazionale visti i dazi al 10%. Tra le note di colore i dazi hanno colpito le isole Heard e Mc Donald isole vicino all’Antartide dove non ci sono persone e la popolazione e costituita solo da pinguini.

Obiettivo da parte di Washington in relazione ai dazi doganali è il giorno dell’indipendenza economica degli Stati Uniti. “Gli Stati Uniti avranno trilioni e trilioni di dollari per ridurre le tasse e saldare il debito nazionale", come da affermazione del Presidente degli Stati Uniti. Ma in realtà non si sono viste ancora le conseguenze che certamente non andranno solo a favore dell’America.

Iniziano infatti le ritorsioni commerciali con la Cina che ha imposto il 34% di dazi su tutti i prodotti Americani ma quello che potrebbe essere il cardine delle nuove strategie anti Trump è la ricerca di nuovi mercati che inizia con i piccoli paesi come il Vietnam che sarà visitato la prossima settimana dal vice di XI Jinping e dai leader dell’UE per allacciare nuovi accordi diplomatici collegati ai dazi statunitensi.

L’Italia da parte sua sceglie con la Premier Meloni di recarsi negli Stati Uniti con l’intento di negoziare con Donald Trump la riduzione dei dazi tra Europa e USA, puntando a un accordo per dimezzarli al 10%. Sui dazi americani ha annunciato un approccio determinato ma anche pragmatico: "Non condividiamo la scelta degli USA, ma difenderemo le nostre imprese con ogni strumento necessario, negoziale ed economico", ha detto la premier.

Un settore importante italiano che vedrà palesemente le conseguenze di tali politiche e l’agroalimentare che denota le sue preoccupazioni. Rosario Di Maria, presidente di Cantine Ermes, la più grande cantina sociale d’Italia, riferisce che gli effetti dei dazi sono già evidenti, con un rallentamento e blocco degli ordini da un mese. La cooperativa, con un fatturato di 130 milioni di euro e una presenza anche in diversi mercati esteri, sta monitorando la situazione, consapevole che un dazio non superiore al 20% potrebbe essere assorbito dalla filiera, ma sottolinea che tutti gli attori coinvolti, dai produttori agli importatori, dovranno lavorare insieme per affrontare una sfida difficile.

L’imposizione dei dazi da parte degli Usa è "contraria" alla richiesta di salire al 5% del Pil per quanto riguarda le spese nella difesa, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine della ministeriale Nato. Infine, possiamo definire il sistema dei dazi un’arma a doppio taglio che paradossalmente impoverirà il sistema commerciale americano e favorirà anche la Russia di Putin che ha già superato la bufera dei dazi europei e si appresta al lancio internazionale. La delocalizzazione delle aziende in America sarà impossibile e la bilancia commerciale con il mondo sarà un vero ostacolo per le stesse aziende Americane che dovranno puntare solo sui 360 milioni di cittadini americani perché gli altri stati che rappresentano circa 8 miliardi di abitanti troveranno altre soluzioni con la Cina in prima linea.

I dazi di Trump potranno essere l’inizio degli accordi bilaterali tra stati e la fine delle congregazioni di stati vedi l’Europa che non rappresentano più una soluzione commerciale per l’America. Le azioni che ne deriveranno creeranno disgregazione e frammentazione a livello mondiale della geopolitica . Una visione prospettica che porta l’oro in prima linea come forza deterrente sul sistema monetario internazionale.


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