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"Noi non firmammo"

Su alcune dichiarazioni di Jens Stoltenberg, il 7 settembre 2023. Già dimenticate pochi giorni dopo dal sistema di distrazione di massa dei media.

di Sergej - domenica 17 settembre 2023 - 631 letture

“Nell’autunno del 2021 il presidente russo Vladimir Putin ci inviò una bozza di trattato: voleva che la Nato firmasse l’impegno a non allargarsi più. Questo è quello che ci ha mandato: naturalmente non lo firmammo”. Lo ha ricordato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, in audizione alla commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo, a Bruxelles, il 7 settembre 2023.

“Era la precondizione per non invadere l’Ucraina – ha continuato -. Voleva che rimuovessimo le infrastrutture militari in tutti i Paesi entrati dal 1997, il che voleva dire che avremmo dovuto rimuovere la Nato dall’Europa Centrale ed Orientale, introducendo una membership di seconda classe. Lo abbiamo rifiutato e lui è andato alla guerra, per evitare di avere confini più vicini alla Nato. Ha ottenuto esattamente l’opposto: una maggiore presenza della Nato nella parte orientale dell’Alleanza. La Finlandia ha aderito e presto anche la Svezia diverrà membro” della Nato [1].

Stoltenberg ammette senza problemi di aver rifiutato una possibile via di risoluzione diplomatica delle tensioni. Questo non assolve in nessun modo Putin dall’aver scelto la strada del conflitto militare, cadendo nella “trappola” architettata per il logoramento interno ed estero della Russia, ma chiarisce che le responsabilità a monte sono ben distribuite e soprattutto che non si tratta di una lotta tra bene e male, ma di una dinamica complessa in cui alla fin fine, a rimetterci siamo tutti noi [2].

Una guerra lunga, che ha già messo KO l’Europa (come era negli intendimenti di Gran Bretagna e Stati Uniti). Le dichiarazioni di Stoltenberg (il cui mandato a capo della NATO scadrà nell’autunno del 2024 [3]) toccano anche altri punti importanti. Leggiamo un articolo de Il Manifesto:

Si vis pacem, para bellum. Il succo del discorso di Jens Stoltenberg, il Segretario generale della Nato, intervenuto [...] alla commissione esteri del Parlamento europeo sembra rifarsi a quella locuzione latina tante volte citata a proposito degli investimenti militari. «Tutti vorremmo investire in qualcos’altro, ma il problema è che, a volte, bisogna investire in armamenti per assicurare la pace» ha infatti dichiarato il Segretario, aggiungendo che quando era primo ministro della Norvegia era di avviso diverso.

IN QUEGLI ANNI, «le tensioni calavano, vedevamo meno minacce e credevamo nella possibilità di lavorare con la Russia». Oggi, invece, nella sua posizione di comando dell’Alleanza atlantica, Stoltenberg vorrebbe che «tutti gli alleati rispettassero l’impegno» di spendere almeno il 2% del Pil per la Difesa. Dei 31 stati membri della Nato al momento 11 soddisfano le aspettative del Segretario, che tuttavia si dice «incoraggiato» dal fatto che dalle manovre finanziarie di quest’anno diversi governi aumenteranno la spesa militare, «inclusa la Germania». In altri termini, il riarmo non è più un tema da affrontare solo nelle riunioni di settore, ma una necessità che i vertici della Nato stanno caldeggiando in ogni sede istituzionale utile allo scopo. L’invasione dell’Ucraina ha portato anche a questo. E in tal senso non è fuori luogo affermare che la guerra nell’Est dell’Europa ci riguarda tutti. Stoltenberg ha, naturalmente, incentrato il suo discorso sull’Ucraina, lodando le truppe di Kiev, che «guadagnano terreno al ritmo di 100 metri al giorno» (anche se ammette «forse non quanto speravamo»), e tornando a descriverne la controffensiva come «impressionante». Stoltenberg archivia così settimane di polemiche e malumori intorno allo stallo della manovra ucraina.

L’impressione è che una decisione dall’alto abbia imposto il cambio di registro e quindi l’incontro segreto tra i vertici dell’Alleanza e lo stato maggiore ucraino ad agosto, la visita di Blinken terminata ieri e il discorso al Parlamento dell’Ue hanno tutti lo stesso tono.

«NESSUNO ha mai detto che sarebbe stato facile. È stato detto chiaramente che sarebbe stata un’offensiva sanguinosa, difficile e dura» ha sottolineato a tale proposito il Segretatio, anche perché «le guerre sono per loro natura imprevedibili: ci saranno giorni brutti e giorni belli. Dobbiamo essere al fianco dell’Ucraina non solo nei momenti buoni ma anche in quelli cattivi». Ma le notizie sulla debolezza delle forze russe, sulla carenza di munizioni e lo scarso addestramento dei reparti al fronte, sui problemi interni all’amministrazione del Cremlino e perfino sull’eventualità che Putin venisse rovesciato (da Prigozhin o altri) non sono state inventate dall’opinione pubblica. Al contrario, forse quella che oggi viene definita da Kiev e da altri leader e generali mondiali come «eccesso di aspettativa» nasce proprio in seno agli stessi ambienti che ora ci invitano a non essere disfattisti. Con una boutade che stona con il volto fermo e la pronuncia scandinava, Stoltenberg ha poi chiosato: «Dobbiamo ricordare il punto di partenza: l’esercito russo era il secondo più forte al mondo e ora l’esercito russo è il secondo più forte in Ucraina».

Probabilmente è anche alla luce di queste dichiarazioni di Stoltenberg che un giornalista cattolico, ex direttore dell’Avvenire, come Marco Tarquinio ha dichiarato: “non mi fido di Stoltenberg (NATO) e non credo ai diplomatici” [4]. Una rottura forte, netta, da parte di una parte della cultura cattolica.

Scrive Pasquale Pugliese a commento delle parole di Stoltenger:

È necessario ribaltare [...] l’irrazionale paradigma che ancora guida le relazioni internazionali, costruendo e dando gambe e mezzi al paradigma opposto fondato sulla ragione: se vuoi la pace, prepara la pace. Trasformando anche lo strumento di misura delle guerre: non i metri persi o conquistati – “cento metri al giorno”, dice ancora Stoltenberg a proposito della controffensiva ucraina – ma le vite perse o, al contrario, risparmiate. Sarebbe un salto di civiltà, cioè di razionalità e responsabilità.

[1] Vedi anche: QuoteBusiness.

[2] Vedi: InfoAut.

[3] Vedi: EuroNews. Altre cose da leggere su InsideOver. Come segretario Stoltengerg ha un ruolo di portavoce per l’Europa. Il capo effettivo della NATO è però sempre un generale USA, in questo periodo Cristopher Cavoli, vedi: ->RSI.ch.

[4] Vedi: ArezzoInforma.


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