La Meloni domina anche i social
Nuovi quotidiani in Trentino ‒ Basta carta per l’austriaco Wiener Zeitung ‒ Esteri: Turchia, Arabia Saudita, Guatemala – L’Huffington Post Italia compie dieci anni
NUOVO QUOTIDIANO E OFFENSIVA ‒ Il 3 novembre uscirà il nuovo quotidiano Il T (Il Trentino). Avrà versioni su carta e digitale, sito e social. Stampato a Bergamo, quaranta pagine, diffusione provinciale, sei giorni su sette. Obiettivo circa 5mila copie fra carta e digitale. Il nuovo quotidiano è sostenuto da gran parte del mondo imprenditoriale con in testa il presidente della Confindustria trentina. Subito è partita la controffensiva del gruppo sudtirolese Ebner, presente anche nel mercato dei quotidiani di lingua italiana con SIE (Società iniziative editoriali) che già controlla l’Adige. Il gruppo ha annunciato per martedì 18 ottobre un nuovo quotidiano locale che uscirà dal martedì alla domenica. Si chiamerà il Nuovo Trentino. Avrà 12 pagine e una redazione formata da pochissimi redattori, cinque o sei. Anch’esso sarà distribuita in carta e digitale.
LA MELONI DOMINA I SOCIAL ‒ Come era logico aspettarsi, Giorgia Meloni domina i social network. Nella settimana dal 26 settembre al 2 ottobre 2022, la leader FdI ha raccolto oltre 21,56 mila citazioni che hanno prodotto un’audience di 185 milioni di utenti raggiunti, un vero record, e ben 6,95 milioni d’interazioni. È quanto emerge dal nuovo Report Leader & Social di Telpress Italia, un’analisi delle conversazioni realizzata con MediaScope e ripresa da Adnkronos. Dietro Giorgia Meloni c’è Matteo Salvini con 17,22 mila citazioni e 65 milioni di utenti raggiunti. Numeri significativi e consensi positivi si registrano anche per Giuseppe Conte che con 13,96 mila citazioni, 44 milioni di utenti raggiunti e 1,5 milioni di engagement è l’unico esponente della futura opposizione che riesce a tenere testa a Giorgia Meloni. Profilo basso, invece, per Enrico Letta e per il Pd. Luigi Di Maio raggiunge l’incremento percentuale più alto di mentions rispetto agli altri leader come conseguenza del dibattito sulla mancata elezione ma anche sul prolungato silenzio social. Sui social network ha avuto molta risonanza la mancata elezione di Luigi Di Maio. Le citazioni dell’attuale ministro degli Esteri sono aumentate quasi del 700%. Fa parlare anche la decisione di chiudere i suoi profili.
HUFFPOST ITALIA FESTEGGIA 10 ANNI ‒ Il 15 ottobre prossimo ci sarà una festa per i 10 anni di vita dell’Huffington Post, controllato dalla Gedi (Repubblica) e diretto da Mattia Feltri (figlio di Vittorio). Dal 2022, l’HuffPost Italia ha scelto la formula paywall, cioè fa pagare per poter leggere i contenuti del giornale online. A Roma ci sarà una festa che vede, tra gli altri, Lucia Annunziata, fondatrice di HuffPost Italia che aprirà la giornata, Maurizio Molinari, Massimo Giannini, Charles Kupchan, Giampiero Massolo, Luciano Floridi, Ersilia Vaudo, Gianni Riotta e Pierluigi Battista, Carlo Calenda e Guido Crosetto, Emilio Barucci, Roberto Cingolani, Alberto Quadrio Curzio, Fabrizio Pagani, Carlo Cottarelli e altri ancora.
BASTA CARTA PER WIENER ZEITUNG ‒ La ministra per l’editoria austriaca, Susanne Raab, ha comunicato che la Wiener Zeitung non uscirà più in forma cartacea, ma solo online. Di proprietà del governo, è una delle testate più antiche d’Europa, nata l’8 agosto 1703. La redazione contesta di «Non essere stata coinvolta in nessuna fase di questo cambiamento di immensa portata».
TURCHIA: PER I GIORNALISTI STRETTA GOVERNATIVA ‒ L’agenzia Reuters ha segnalato che in Turchia il Parlamento si appresta a discutere su un controverso disegno di legge presentato dal partito del presidente Tayyip Erdogan che riguarda la “disinformazione” sulla stampa e i social. Tra i punti presenti nel provvedimento, la possibilità di condannare al carcere – con pene da 1 a 3 anni – quanti diffondano informazioni false sulla sicurezza del Paese, per «creare paura e disturbare l’ordine pubblico». «È uno dei regolamenti di censura più pesanti nella storia della Turchia. È un tentativo di distruggere la stampa», ha commentato l’Unione dei giornalisti turchi, chiedendo ai politici di ritirare il disegno di legge. Nel 2023 si terranno in Turchia le elezioni presidenziali e la maggior parte dei media sono filo-governativi.
GUATEMALA: 49 GIORNALISTI UCCISI ‒ Sono stati ben 49 i giornalisti uccisi fra il 2011 e il 2020 in Guatemala. Lo comunica Reports sans frontières che nella sua classifica dei Paesi in base alla libertà di stampa, pone il Guatemala al 124° posto su 180.
L’ULTIMO ARTICOLO DI KHASHOGGI ‒ Nell’ultimo articolo scritto da Khashoggi per The Washington Post, ricevuto dal giornale il giorno dopo la sua scomparsa, esso parlava della necessità di «libera espressione», non solo in Arabia Saudita ma ovunque le autorità cerchino di reprimere e intimidire i giornalisti. Dopo l’omicidio del giornalista, molti governi hanno finto di essere amici della stampa, ma così non è. Secondo i dati del Committee to Protect Journalists, dal 1992 sono stati uccisi 1.455 giornalisti in tutto il mondo, 1.979 sono stati imprigionati, 69 sono scomparsi. In cima alla lista dei Paesi in cui si registra il numero più frequente di attacchi ai giornalisti troviamo la Turchia – la nazione in cui Khashoggi è stato ucciso ‒ che un anno dopo la sua morte ha accolto a Istanbul il proprietario del Post per celebrare il primo anniversario dell’uccisione. Per sperare di diminuire le aggressioni, tra le altre cose da fare, bisogna non spegnere i riflettori su questo immane problema: i giornali devono fare la loro parte, ma da soli non ce la faranno.
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