Repubblica fra esodi e incentivi
Faranno, però, un nuovo maschile – Assange potrà ricorrere – L’agenzia Agi e la signora Meloni – Giornalisti candidati alle Europee – Solo 6 donne su 85 dirigono giornali
SENTENZA ASSAGE – L’Alta Corte di Londra, ieri alle 11,30 (ora italiana), ha deciso sull’appello finale della difesa di Julian Assange, il giornalista australiano e cofondatore di WikiLeaks, contro la sua contestata procedura di estradizione che dal Regno Unito potrebbe portarlo negli Stati Uniti. I giudici hanno deciso che Assange potrà ricorrere contro l’estradizione negli Usa rovesciando così la sentenza di primo grado. A partire dal 2010, Assange ha diffuso circa 700 mila documenti riservati che trattavano anche di crimini di guerra commessi fra Iraq e Afghanistan. Se estradato, rischiava una pena che avrebbe potuto arrivare fino a 175 anni di reclusione.
L’AGI E LA SIGNORA MELONI – L’acquisto dell’agenzia giornalistica Agi, di proprietà dell’Eni da parte della famiglia Angelucci, fa ancora parlare. Secondo Il Fatto Quotidiano l’acquisto di Angelucci «fa parte di una strategia editoriale che è stata avallata anche da Giorgia Meloni». Sul Corriere della Sera, anonimi esponenti di Fratelli d’Italia citati da Monica Guerzoni dichiarano che «l’affare è stato concluso già un mese fa». A tutto questo si aggiunge Michele Anzaldi già deputato con Pd e Italia Viva ed ex Segretario della Commissione di vigilanza Rai. Secondo Anzaldi c’è, in questa vicenda, una questione di fondi pubblici dietro l’acquisto dell’Agi da parte degli Angelucci (Libero, Il Tempo, Il Giornale) proprio perché ci sono in ballo anche ingenti fondi per continuare con agio l’attività. Nella pratica, secondo voci non confermate, Angelucci acquisterebbe solo se Eni garantisse la propria pubblicità sui quotidiani del gruppo. Non solo. In questi giorni l’Agi concorrerà per vedersi assegnato uno degli 11 lotti del nuovo bando per servizi di carattere specialistico, anche video-fotografico, per un totale di 55,8 milioni di euro: si va dai 22,4 milioni di euro del primo e più ricco lotto, fino ai 570mila euro dell’ultimo. Anzaldi domanda: «Se davvero l’Eni ha intenzione di procedere con un’operazione di mercato, perché non mette l’Agi in vendita in maniera trasparente, consentendo a tutti gli editori e imprenditori interessati di accedere alle informazioni sulla testata e valutarne l’acquisto?». Già perché?
NUOVO MASCHILE A REPUBBLICA – Emanuele Farneti dirigerà, dal prossimo 13 giugno, il nuovo mensile maschile allegato a Repubblica. Farneti già dirige D e Door, testate che hanno avuto un buon successo di raccolta pubblicitaria. Il nuovo maschile prenderà il posto di dLui che chiude definitivamente in aprile Il nome della testata non è ancora stata decisa, mentre è certa l’uscita il giovedì, in abbinata obbligatoria con Repubblica, per poi restare in edicola da solo per il resto del mese (come fa Door).
EUROPEE: GIORNALISTI CANDIDATI – Per le Europee di giugno, sembra sicura la corsa di Lucia Annunziata per il centrosinistra. Sarà candidata indipendente, capolista nella circoscrizione Sud. Sicuro anche Michele Santoro con la propria lista che si chiamerà “Pace Terra Dignità”. La seconda in lista, in tutte le circoscrizioni, Benedetta Sabene, influencer e scrittrice con il recente libro «Ucraina. Controstoria del conflitto oltre i miti occidentali».
REPUBBLICA FRA ESODI E INCENTIVI – Saranno 46 i giornalisti che nel corso del 2024 abbandoneranno Repubblica. Esodi favoriti da incentivi economici. In questo modo l’azienda pensa a un risparmio di 5 milioni di euro. È il risultato di un accordo fra Comitato di redazione e direzione del quotidiano. L’accordo prevede che coloro che andranno in Cassa integrazione (a partire da 62 anni) otterranno un importo lordo corrispondente alla retribuzione fissa persa durante il periodo di Cigs trimestrale; 1 mensilità per ogni anno mancante fino al compimento del 67esimo anno di età; 1 mensilità e mezza per coloro i quali accetteranno di prestare servizio dalla sottoscrizione dell’accordo fino alla collocazione in Cigs, smaltendo corte e ferie. L’incentivo medio per i prepensionati è calcolato in 81mila euro a testa. Anche coloro i quali non hanno raggiunto l’età per il prepensionamento possono andarsene ottenendo, in aggiunta alla liquidazione e ad altre competenze di fine rapporto, 24 mensilità della retribuzione annua lorda del 2023 (senza straordinari, domeniche festivi, collaborazioni) per chi ha più di 45 anni; 12 mensilità per chi ha tra i 40 e i 44 anni; 6 mensilità per chi ha meno di 40 anni. L’accordo prevede anche quante persone debbano lavorare nelle redazioni regionali: a Milano non meno di 17 giornalisti (oggi sono 21), a Roma 13 (sono 16), a Bari e Palermo 9 (come oggi), nelle altre locali 10 (a Torino sono 12, a Bologna, Firenze, Genova e Napoli 11).
GIORNALI: SOLO 6 DONNE SU 38 LI DIRIGONO – La parità di genere fa fatica a imporsi in campo giornalistico, in Italia. Su 10 giornali, ci sono 8 direttori e due direttrici; su 10 periodici, 8 sono direttori e 2 direttrici; su 9 Tg, 9 sono direttori e 0 sono direttrici. Su 9 testate radiofoniche, 7 sono capitanate da direttori e 2 da direttrici. Su 38 direzioni, includendo sia agenzie che testate giornalistiche, Radio e TV, i risultati evidenziano una marcata disparità di genere: solamente 6 direttori sono donne, mentre 32 sono uomini. Sono i risultati di una ricerca presentata nei giorni scorsi a Roma da parte dell’Associazione giornaliste italiane. Per i canali social sono stati analizzati 150 canali. Su 85 canali social di giornaliste, Milena Gabanelli guida la classifica con 4 canali social. Seguono 11 giornaliste con 3 canali social, tra cui Veronica Gentili, Selvaggia Lucarelli, Nunzia De Girolamo, Francesca Fialdini, Rosanna Lambertucci ed Emma D’Aquino, e poi 17 giornaliste con 2 canali e 13 giornaliste con 1 canale. Su 65 canali di giornalisti uomini, guidano la classifica Marco Travaglio, Corrado Formigli e Andrea Scanzi con tre canali social, 23 giornalisti con 2 canali e 10 giornalisti con 1 canale social. Ovviamente, alla direzione dei giornali non ci debbono arrivare solo perché donne ma perché professionalmente capaci. E fra le giornaliste sono tante quelle capaci.
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