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Kuros o kuroi?

Tra meno di un mese il kuros di Leontinoi dovrebbe essere trasferito, dopo un “prestito temporaneo” di un anno al locale museo, in altra sede...

di Francesco Valenti - giovedì 13 marzo 2025 - 1252 letture

Tra meno di un mese il kuros di Leontinoi dovrebbe, uso non a caso il condizionale, essere trasferito, dopo un “prestito temporaneo” di un anno al locale museo, in altra sede, Siracusa, Catania…

In tempi recenti a Lentini si è dibattuto sul rientro definitivo nel locale museo del famoso busto di kuros (giovanetto) custodito al museo “Paolo Orsi” di Siracusa. La statua attualmente è a Lentini per una mostra temporanea completa di testa, anch’essa ritrovata a Lentini, che un maldestro o ardito restauro ha attaccato al busto.

Kuros o kuroi? In effetti non c’è un archeologo che pensi che si tratti della stessa statua. Cerchiamo brevemente di ricostruire la vicenda. La testa fu scoperta nella metà del ‘700 da Ignazio Paternò quinto principe di Biscari come scrive lui stesso “in leontina civitate”, è alta circa 27 cm, realizzata in marmo pario. Il collo troncato di netto probabilmente per adattare la testa ad una base per l’esposizione. I capelli si irradiano sulla calotta cranica in sottili e fitte ondulazioni. Sulla fronte sono acconciati in tre file di spessi riccioli mentre posteriormente sono raccolti in una spessa treccia. Orecchie impostate obliquamente e resi in maniera naturalistica. La normale sporgenza dei bulbi oculari è lievemente rimarcata in senso espressivo dall’aggetto delle arcate sopraccigliari. La compattezza del mento esalta il vigore giovanile sul lieve accenno di sorriso. Il primo che si occupò in maniera scientifica della testa fu Petersern che lo attribuì al periodo tardo arcaico, datazione confermata successivamente da Ludowig Pollak nel 1925 e da Guido Libertini nel 1930. Il Langlotz basandosi sulla asimmetria del volto che suggeriva una visione di ¾ ipotizzò che la testa potesse essere parte di una scultura frontonale come il famoso gruppo di Teseo ed Antiope a Eretria.

Qualcuno ha visto una certa somiglianza della nostra testa con la testa di Apollo raffigurata in alcune monete di Leontinoi [1] e ha suggerito l’ipotesi che si potrebbe trattare di una statua dedicata al dio.

Il torso di kuros fu rinvenuto nei pressi del fiume San Leonardo nel 1902 dopo uno straripamento del fiume, dal marchese di Castelluccio, che poi lo rivendette per mille lire al museo archeologico di Siracusa. Esso è alto 103 centimetri e largo 53. Presenta una figura acefala a torso nudo in posizione frontale, con la gamba sinistra appena avanzata. I muscoli pettorali, le partizioni addominali rispecchiano le proporzioni fisiche, fedelmente riprodotte anche sul lato posteriore con i dorsali convergenti al centro della schiena. L’accurato gioco di luci e ombre e il vigore dei muscoli nella restituzione del nudo rivelano una accurata conoscenza del corpo umano. Le braccia sono mancanti sotto l’attacco, gamba destra rotta sopra il ginocchio mentre la sinistra conserva circa un quarto del femore.

Sculture di questo tipo erano in genere poste come simulacri sulle tombe, come ad esempio il famoso kuros di Megara Hiblea.

Secondo Ludowig Pollak, che partiva da affinità stilistiche e cronologiche e da una sommaria analisi del marmo, si trattava della stessa statua. L’ipotesi venne ripresa da Guido Libertini, che provò a sovrapporre al busto un calco ricavato dalla testa, che purtroppo essendo stata segata all’attaccatura del collo non si sovrapponeva al busto.

Successivamente Langlotz propose l’idea che il busto facesse parte di un gruppo marmoreo appartenente al frontone di un tempio.

Secondo Arias esiste una certa sproporzione tra testa e busto, ma compatibile con i canoni della scultura arcaica. Dalla stessa idea Richter, Holloway, Rizza e Bordman, che proponevano indagini più accurate per affermare l’appartenenza dei due reperti alla stessa statua.

Il ricongiungimento delle due parti, operazione voluta fortemente e finanziata da Vittorio Sgarbi quando ricopriva l’incarico di Assessore Regionale e che non è nuovo a certe discutibili attribuzioni e operazioni, fu portata avanti, mal volentieri, da Sebastiano Tusa.

Purtroppo lo scellerato assemblaggio invece di togliere i dubbi li ha accentuati, vediamo infatti come sia innaturale soprattutto la lunghezza del collo, che accentua la sproporzione tra testa e busto. In moltissimi ambienti scientifici italiani e non solo, si è criticato fortemente l’operazione al punto che secondo alcuni studiosi si è fatto uno esperimento di archeologia genetica. Kuros o kuroi? Penso che alla luce di quanto detto si tratti di due statue diverse, anche se simili per lo stile e il tipo di marmo, quindi kuroi.


Leggi anche: Il Kouros al Museo di Lentini.


[1] vedi: ColNect.


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