Lentini Centro Storico – Una occasione mancata

Il centro storico e soprattutto il rione San Paolo continua a spopolarsi, le case ad essere abbandonate e a poco a poco, a cadere in pezzi... Tutto coperto dal silenzio assordante delle varie amministrazioni locali...

di Francesco Valenti - martedì 18 marzo 2025 - 293 letture

Periodicamente come soffiano gli alisei in certe latitudini a Lentini si parla del centro storico. Si parla dei suoi problemi, di cosa si poteva o si potrebbe fare, di cosa non si è fatto. Si fanno proposte, ipotesi, progetti, si rispolverano vecchie tesi di laurea o si presentano delle nuove. Alcuni si propongono come progettisti e illustrano le loro idee. Altri, “politici” di lungo corso, si rammaricano di come le amministrazioni passate non abbiano colto l’opportunità della riqualificazione del centro storico, dimenticando che proprio loro sono stati nelle stanze dei bottoni per tanti anni e che potevano e non hanno fatto.

Purtroppo nonostante queste periodiche esternazioni, frutto della buona volontà di pochi, nulla cambia. Il centro storico e soprattutto il rione San Paolo continua a spopolarsi, le case ad essere abbandonate e a poco a poco, a cadere in pezzi. La natura con la prepotente flora spontanea a riappropriarsi dei luoghi. Tutto coperto dal silenzio assordante delle varie amministrazioni locali, che si distinguono per la loro assenza ai vari convegni, dibattiti, incontri.

Il centro storico è solo una grande problema e se sparisse forse sarebbe meglio. Sembra un paradosso ma Lentini, agglomerato di case che nelle carte ufficiali è chiamata città, paese dalla memoria corta e stantia, ha sempre considerato il suo centro storico una sorta di feticcio da rimuovere, buono solo per manifestazioni estemporanee, presepi viventi, piccole sagre medievali, per scattare qualche fotografia che pomposamente qualcuno chiama “ricerca antropologica” e nulla più.

Eppure non c’è lentinese che non abbia avuto un parente o un amico di infanzia, che abbia abitato tra via San Paolo e via Regina Margherita e allora perché questo accanimento a voler cancellare la memoria collettiva della comunità?

Già i primi studi fatti agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, firmati da illustri urbanisti proponevano la demolizione “delle masserie urbane di scarso pregio e valore” e la riqualificazione con moderne case e una nuova viabilità. Per fortuna o forse per disgrazia lascio ad altri il giudizio, il piano di “recupero” fu bocciato dall’Assessorato Regionale. Poi lo scellerato “affaire Santuzzi”, una sorta di piano B perpetrato contro il centro storico, fece il resto.

Da allora un lento abbandono, una agonia, un dolore che continua sino ad oggi, soprattutto per chi della storia e dello studio del passato di questa città ha cercato di recuperare le ragioni e le motivazioni della sua esistenza collettiva e individuale.

Ricordo che alcuni anziani, nati e cresciuti nel centro storico non volevano più andarci per lo strazio che provavano a vedere in che stato erano ridotti certi luoghi.

Sono passate ormai due generazioni, circa cinquanta anni, dal primo progetto di recupero, da allora il degrado continua inesorabile. Da allora tanto si è detto, poco si è fatto.

Penso in fondo che la migliore definizione che si possa dare del centro storico e non solo di quello Lentini è che esso era un immenso deposito di fatiche. La fatica di chi con il proprio sudore costruì le case, le vie. La fatica quotidiana di chi ha vissuto per generazioni quei luoghi. La fatica di chi con mille difficoltà allevava una nidiata di figli, sperando forse in un futuro migliore. La fatica di credere e sperare anche quando tutto sembrava perduto. La fatica che ha sempre accompagnato l’uomo. La fatica dei nostri antenati che dovremmo avere il dovere improcrastinabile di rispettare.


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