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I problemi delle auto elettriche

di Sergej - martedì 21 agosto 2018 - 4691 letture

Il trasporto di persone e cose utilizza il petrolio. Alla base c’è una scelta militare: il successo nelle guerre più recenti, con l’utilizzo per i trasporti del petrolio (benzina e diesel) ha avuto come sottoprodotto quello di utilizzare le stesse tecnologie anche per i trasporti civili. Fino ad ora l’uso dell’elettrico nei trasporti militari è molto limitato, mentre nella pubblicistica civile sembrerebbe invece (stranamente, non in linea con le tradizioni storiche) la scelta del “futuro”.

Sempre più sospetta questa cosa che le aziende automobilistiche si avviano a offrire auto elettriche ai consumatori. Queste cose non avvengono senza contropartite. Ma soprattutto è sospetto che questa cosa sia sponsorizzata proprio dalle aziende automobilistiche che per anni hanno bloccato il mercato, mentendo e comportandosi come una qualsiasi compagnia petrolifera o del tabacco. Gli Stati inoltre sembrano del tutto incapaci di decidere. E la scelta dell’elettrico certamente non è “ecologica” né senza conseguenze. Innanzitutto dovranno dire da dove gli Stati prenderanno l’energia elettrica che ci vuole per alimentare la massa delle nuove auto. Si dovranno costruire nuove centrali nucleari? E cosa significa rimettere mano e rivoluzionare tutta la filiera della distribuzione dell’energia?

Ma dal punto di vista ecologico, quanti hanno calcolato quanto costa costruire una macchina elettrica? Costo ecologico e non solo finanziario - perché per ora un’auto elettrica costa al cliente finale oltre 50 mila euro…

E c’è il problema delle batterie. A fronte del fatto che le varie case automobilistiche non si sono messe d’accordo per uno standard - che consentirebbe ad esempio ad ogni pit-stop di cambiare le batterie e non fare il “pieno” di energia cosa molto più lenta e dispendiosa -, anche qui la domanda: quanto costa dal punto di vista ecologico e ambientale la produzione, lo stoccaggio e il riciclo e/o demolizione di queste batterie?

Logica avrebbe voluto che il passaggio dall’auto a benzina (dopo il flop ormai manifesto dell’auto a diesel, soprattutto dal punto di vista ecologico) a quello (forse) elettrico avrebbe dovuto avvenire tramite un passaggio intermedio che proprio l’assenza degli Stati non ha consentito. L’auto a gas avrebbe potuto essere un buon compromesso. Ma avrebbe richiesto la nascita della filiera della stoccaggio del gas, anche qui con notevoli problemi dal punto di vista ecologico. Gli Stati che dipendono dalle forniture estere di energia dovrebbero porre maggiore attenzione al problema. Invece, lo sport internazionale sembra essere quello di stare affacciati alla finestra e attendere…


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