Chi è il nuovo direttore de il Giornale

Fico contro la lottizzazione Rai – Finita la festa per i TG – Il Tar contro le rassegne stampa – I dirigenti Mediaset si diminuiscono lo stipendio
LIVIO CAPUTO, 87 ANNI, DIRETTORE DE IL GIORNALE ‒ In attesa che la proprietà (Angelucci, cliniche e altro) individui il nuovo direttore, sarà Livio Caputo a dirigerlo. Caputo, 87 anni, proviene proprio da il Giornale dove già ci lavorava fin dai tempi di Indro Montanelli. Professionalmente era stato corrispondente a Bonn per il Corriere d’informazione e il settimanale Gente. Poi si era trasferito a Londra come inviato dei quotidiani Il Resto del Carlino e La Nazione e del settimanale Epoca. Nel 1965, era stato inviato a New York come capo della redazione periodici della Mondadori. Rientrato in Italia, nel 1970, era stato inviato di Epoca e poi direttore della rivista. Nel 1976 entra a Il Giornale di Montanelli come inviato ed editorialista. Nel 1979 va dirigere La Notte dopo Nino Nutrizio, poi al Corriere della Sera come capo dei servizi esteri e, nel 1992, ancora a il Giornale come vicedirettore. Nel 1994 si è candidato al Senato nelle file di Forza Italia nel collegio di Bergamo, è stato eletto ed è diventato prima vice capogruppo vicario e poi sottosegretario agli Affari Esteri. Non è stato rieletto nel 1996, ma l’anno seguente è entrato nel Consiglio comunale di Milano, dove è rimasto fino al 2006. L’attuale direttore responsabile, Pietro Senaldi, retrocede di un posto e diventa condirettore mentre Vittorio Feltri (78 anni) perderà il posto di direttore editoriale e, naturalmente, tanti soldini.
FICO: BASTA LOTTIZZAZIONE ‒ In una intervista a Repubblica, anche il presidente della Camera, Roberto Fico, pensa sia giunto il momento per mettere fine alla lottizzazione della Rai e non solo: «La cultura della lottizzazione deve essere superata sia dentro la Rai che fuori. Nelle stanze dei partiti come in quelle dei tg. Altrimenti, le dichiarazioni di queste ore sono inutili». Una triste abitudine a cui finora – continua Fico, nessun partito «si è sottratto. Nessuno escluso, sono il primo a dirlo. Ecco perché una discussione di questa portata è importante adesso. È molto interessante ascoltare tutti i propositi pubblici dei politici, sentir dire loro che la Rai deve finalmente essere libera dalle mani dei partiti. Ne approfitto per dire: facciamolo. Facciamolo adesso, nei giorni in cui ci sono le nomine del prossimo cda sulla base di una legge che io ritengo sbagliata, ma che il Parlamento in questi anni non è stato in grado di modificare».
LA FESTA È FINITA ‒ Piano piano, diminuisce la richiesta spasmodica di notizie sul Covid e, di conseguenza, anche gli ascolti dei telegiornali. Confrontando con quanto accadeva lo scorso anno, ci sono solo due notiziari che guadagnano e sono Buongiorno Italia e Buongiorno Regione entrambi a cura della Tgr. Buongiorno Italia (dalle 7 alle 7.40) nel 2021 è guardato in media da 663 mila spettatori con share del 14,52%.). Buongiorno Regione è visto da 904 mila italiani, con share del 15,3%. E un piccolo brindisi se lo concede nel 2021 anche Andrea Vianello, direttore di RaiNews24: se è vero che il notiziario all news perde sul 2020 ben 27 mila spettatori medi, è vero anche che con audience a quota 82 mila supera sia SkyTg24 (76 mila spettatori medi) sia Tgcom24 (52 mila spettatori medi). Male, invece, per gli altri notiziari: Il Tg5 – edizione ore 13 – perde su anno una media di 533 mila spettatori. Male in quella stessa fascia oraria fa anche il Tg2 che lascia sul terreno Auditel 522 mila spettatori. Il Tg1, alle 20, perde 502 mila spettatori. In negativo, anche l’audience del Tg3, in tutte le edizioni, e della Tgr alle 14 e alle 19.35. Stabile il TgLa7 di Enrico Mentana che nell’edizione delle 20 perde 69 mila spettatori nel 2021 e fatica un pochino in quella delle 13.30: -123 mila spettatori. Insomma, anche nel 2021 – con o senza pandemia – il “Buongiorno” all’Auditel lo dà la Tgr.
IL TAR NON CAMBIA IDEA ‒ La rassegna stampa, fatta mediante la riproduzione integrale di articoli e di pagine di giornali senza l’autorizzazione del titolare del diritto esclusivo alla riproduzione, è illegittima. Il tribunale amministrativo del Lazio ribadisce in una nuova sentenza quanto già stabilito a metà aprile respingendo due ricorsi proposti da l’Eco della Stampa e Data Stampa. Il nuovo pronunciamento del tribunale amministrativo rafforza ancora la posizione degli editori in questa lunga battaglia legale che dura ormai da oltre 10 anni. La sentenza riapre una ferita che sembrava sulla via della guarigione dopo che prima l’Eco della stampa (novembre 2020) e poi Data stampa (gennaio 2021) avevano siglato un accordo Repertorio Promopress, la società che gestisce per conto della Fieg (Federazione editori) i diritti di riproduzione e comunicazione degli articoli nelle rassegne, in cui riconoscevano il diritto alla remunerazione degli editori per l’utilizzo delle loro notizie da parte delle agenzie. Da queste intese erano rimaste fuori tutte le realtà editoriali che non aderiscono a Promopress, come per esempio Rcs, Sole 24 Ore e il gruppo Caltagirone.
MEDIASET: I DIRIGENTI SI TAGLIANO GLI STIPENDI ‒ Non si riesce a capire bene chi ha vinto nello scontro Mediaset-Vivendi. Una vicenda partita con l’improvviso rifiuto dei francesi (nel 2016) di acquistare Mediaset Premium condito dalla scalata “ostile” alle azioni del “Biscione”. Sia in Italia sia in Francia, invece, si raccolgono i cocci di un lungo e costoso contenzioso. In compenso Mediaset si libera quasi del tutto del socio scomodo e può ricominciare – con un patto di non belligeranza – a pensare alla propria strategia espansionistica in Europa a partire dal trasferimento della sede legale in Olanda. Vivendi mette da parte un piccolo gruzzolo, tiene un piedino (ma senza potere decisione) a Cologno e continuerà a giocare la propria partita da protagonista in casa Telecom. Di certo, a Cologno Monzese, si tagliano gli stipendi del cosiddetto top management. La busta paga più alta nel 2020 – nonostante un taglio del 23% – l’ha portata a casa Stefano Sala, ad della concessionaria Publitalia: 2.506.447 euro rispetto ai 3.262.961 del 2019. Per il presidente Fedele Confalonieri nessun taglio: ha percepito un emolumento di 1.875.000 euro. Taglio del 24%, invece, per l’ad Pier Silvio Berlusconi: passa da 2.207.214 del 2019 a 1.668.777 euro. Taglio del 23% per il direttore finanziario Marco Giordani: da 1.816.316 a 1.401.269 euro. Il direttore risorse umane, Niccolò Querci, subisce un taglio del 14% e passa da 1.727.100 a 1.478.053 euro. La consigliera Gina Nieri, subisce un taglio del 15: nel 2020 incassa 1.364.455 rispetto a 1.613.449 del 2019.
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