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Arrogance

Una delegata parla di ricatto Fiat ed è subito scandalo: Fassino strabuzza gli occhi, il capo delle relazioni esterne abbandona l’aula. L’arrogante con il maglioncino non va disturbato

di Adriano Todaro - martedì 29 novembre 2011 - 2280 letture

Nina Leone di mestiere fa la delegata della Fiom, a Torino. Non la conosciamo personalmente, non sappiamo se alta o bassa, se è giovane o anziana, se ha i capelli biondi o bruni. Quello che sappiamo, di certo, è che è (o deve essere) una comunista. Sapete quelle rompiballe che non guardano in faccia a nessuno, quelle che hanno sempre da ridire, che non rispettano neppure le istituzioni, che fomentano gli scioperi, le rivolte contro coloro che danno lavoro e stipendio.

Pensate un po’ che lunedì scorso, di mattina, in Consiglio comunale vi era una discussione per discutere "il futuro industriale". E cosa ti combina la comunista? Non solo interviene nel dibattito ma afferma e denuncia, a suo dire, "il ricatto della Fiat". Il sindaco Piero Fassino che si è sempre speso tanto per il signor Marchionne ("Pronto ad allearmi con lui che è un vero socialdemocratico"), ha strabuzzato gli occhi come lui solo sa fare, ha corrucciato le sopraciglia e ha mostrato a tutti il suo viso irato per le cose che stava dicendo Nina. Lei, però, non si è fatta impressionare e, come scusante, ha affermato: "Che colpa ne ho se i lavoratori percepiscono così i comportamenti Fiat?".

Incredibile. Con tutto quello che sta facendo la Fiat per il benessere dei suoi operai, questa comunista della Fiom se la prende con l’azienda. Lo scandalo è stato talmente grande che Paolo Rebaudengo, responsabile delle relazioni industriali Fiat, un pensionato che continua a lavorare per il bene di tutti, quando la Nina pronunciava queste parole è uscito dalla sala ed è ritornato quando la delegata Fiom ha terminato il suo intervento proprio per marcare il suo dissenso con quelle violente e volgari parole.

D’altronde Sergio Marchionne non fa altro che il proprio mestiere. Ha imposto a Pomigliano, ed ora vuole estendere in tutte le fabbriche, un tipo di contratto tutto particolare, ha messo in piedi un referendum-truffa, ha voluto l’articolo 8 che il socialista Sacconi ha concesso, desidera che i sindacati non facciano altro che firmare quello che l’azienda ordina e decide. Non bisogna mai dimenticare che è lui il padrone, un padrone non in/gessato ma con il maglioncino, un padrone moderno, globalizzato, che vuole la partecipazione dei suoi operai. Anzi per essere più coerente dopo aver escluso la Fiom dalle trattative, dal 1° gennaio non tratterrà più agli iscritti al sindacato guidato da Maurizio Landini, la trattenuta sindacale. Che in soldoni significa 1,5 milioni di euro l’anno.

Qualcuno dice che è arroganza, ma non è vero. Marchionne non è arrogante. E’ umano, capisce i drammi delle persone comuni e fa tutto questo per il loro bene. Tanto è vero che non togliendo la trattenuta sindacale gli operai si troveranno più soldi in busta. Lo aveva capito fin dal 2009 Massimo D’Alema che, come noto, non sbaglia mai. Lui ha sempre pensato "che il destino della Fiat era quello di una forte internazionalizzazione in una fase caratterizzata dalla concentrazione della produzione di automobili. Marchionne lo sta facendo nel modo migliore". Due anni dopo, Walter Veltroni, invece che andare in Africa aveva solennemente dichiarato: "Marchionne ha posto con chiarezza, durezza e per tempo il problema. Ci vuole un contratto di lavoro costruito più a ridosso dell’organizzazione aziendale". E il bello è che parlano di contratti di lavoro proprio coloro che non hanno mai visto una fabbrica. Poteva, allora, mancare l’ex sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, quello che giocava a carte con Marchionne? No che non poteva ed ecco il Chiamparino-pensiero: "Marchionne rimane l’uomo che ha preso quella macchina ingrippata che era diventata la Fiat e l’ha salvata".

Sono proprio dei geni! Ora il 16 dicembre ci sarà uno sciopero generale dei metalmeccanici. State certi che quei personaggi che abbiamo citato, dichiareranno che lo sciopero non è opportuno, che non si può fare sciopero nel momento in cui Monti sta cercando di far uscire il Paese dalla crisi, che Marchionne deve essere lasciato a lavorare, che ha salvato la Fiat, che pone con chiarezza e durezza i problemi, che sta facendo nel modo migliore.

Dall’altra parte ci starà Nina, che farà sciopero, scenderà in piazza, griderà la sua rabbia, in difesa della democrazia. Perché la democrazia si difende anche con gli scioperi, per non far passare l’arroganza con il maglioncino. Perché se passa il metodo Marchionne, ci sarà meno democrazia per tutti.

Per questo noi, anche se non la conosciamo, stiamo con Nina. Che ci sembra molto più simpatica di D’Alema. E, soprattutto, non ha i baffetti.


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