segnali dalle città invisibili
  Giro92 Il Ponte di Messina: dibattito
2. La lunga vicenda del Ponte sullo Stretto di Messina

L’idea del ponte sullo Stretto è tutt’altro che recente: le prime proposte di attraversamento stabile si rintracciano negli atti parlamentari del neonato regno, subito dopo l’unità, allorchè si trattava di prevedere l’ossatura principale della rete ferroviaria nazionale unificata. Dell’originario dibattito sul ponte non resta peraltro che qualche traccia nei resoconti parlamentari di fine secolo: politici ed ingegneri delle ferrovie si accorsero ben presto che l’attraversamento dello Stretto era opera infinitamente più complessa della realizzazione di qualche cavalcavia o anche del passaggio sui fiumi maggiori della penisola.

Dopo il rovinoso terremoto del 28 dicembre del 1908, che rase al suolo quasi interamente le due città, i piani di ricostruzione Borzì (per Messina) e De Nava (per Reggio), pur prevedendo impressionanti tassi di sviluppo urbano, non fornivano più che radissimi riferimenti all’ipotesi di un collegamento stabile tra le due sponde.

Nel secondo dopoguerra la creazione dell’intervento straordinario e la pretesa di rispondere al "sottosviluppo" ed alla "arretratezza" meridionali in termini di trasferimenti di capitali concentrati in grandi opere (dapprima le attrezzature per il primario, poi le infrastrutture, quindi i "poli di sviluppo industriale" e ancora gli "elementi di consolidamento e sviluppo delle armature urbane") rendevano quanto meno più realistico l’approssimarsi di un investimento quale quello necessario per il ponte. Che infatti trovò un primo esito nel "Progetto 80" (programma economico nazionale 1971-75): esso nelle sue "Linee di Coordinamento Territoriale", prevedeva appunto la creazione dell’Area Metropolitana dello Stretto di Messina, da realizzarsi attorno all’attraversamento stabile: una grande "Città dello Stretto". Il concetto risentiva di un approccio rilevante tra urbanisti e pianificatori che si occupavano di Mezzogiorno negli anni Settanta: dopo la delusione dei contesti agrari e delle aree interne, si individuava nella città, grande e quindi "a solida armatura urbana", la nuova pietra filosofale dello sviluppo meridionale.

L’idea di conurbazione dello Stretto con il Ponte, pur trovando qualche consenso in taluni ambienti specialistici, non fu tuttavia molto considerata negli strumenti di programmazione delle due Regioni, che invece proponevano uno sviluppo lineare, ma infraregionale, dei due centri (Messina verso Milazzo e Reggio verso Gioia Tauro e Saline). In controtendenza, però, su pressione del Psi e della destra Dc, i cui esponenti messinesi erano direttamente coinvolti nell’operazione, il governo promosse la costituzione della "Società dello Stretto Spa", con la partecipazione delle istituzioni interessate, cui spettava la redazione di "ricerche e studi atti a verificare la fattibilità di un manufatto di attraversamento stabile dello Stretto di Messina". La società, che avrebbe costituito da allora voce permanente, oltre che di quelli regionali, del bilancio dello stato e quindi delle finanziarie (con portafoglio di alcune decine di miliardi annui) promosse da subito campagne di legittimazione dell’operazione. Essa, mentre solo negli ultimi anni si è potuta avvalere del fatto che il presidente della società è anche proprietario del quotidiano che praticamente monopolizza l’informazione scritta locale, fin dalla nascita iniziò a commissionare studi a università, istituzioni tecniche, scientifiche e culturali locali e nazionali.

Anche per la contiguità con tali gruppi, infatti, gli strumenti urbanistici di Messina e Reggio, redatti in quegli anni, in totale difformità dalle linee di programmazione regionale, sposarono l’idea di città dello Stretto. Un concetto che poi sarebbe rimasto non attuato e quindi messo da parte.

Negli anni Settanta "il Ponte", sostanzialmente assente nel dibattito politico e nelle reali scelte, rimaneva argomento di riflessione e discussione tra gli specialisti. Si riuscì anche ad organizzare un concorso internazionale di idee per la scelta della soluzione tecnica, che si risolse senza vincitori, ma consolidò, attorno all’operazione, la presenza di burocrazie di ricercatori: soprattutto Iri (favorevole all’attraversamento aereo) ed Eni (favorevole al tunnel).

L’avvio degli anni Ottanta, con la crisi fiscale dello Stato e l’ormai evidente, clamoroso fallimento delle politiche di grandi interventi per il sud, sembrava dover rispedire definitivamente il ponte nel "baule dei sogni".

Invece, nella seconda metà del decennio, il rilancio di enormi programmi di opere, poi diventati la fonte permanente di distorsione gestionale e di sottrazione di risorse pubbliche ormai nota come tangentopoli, interessò anche il Progetto del Ponte, che fu infatti riproposto da apposito decreto Craxi, per il quale si riverniciarono i vecchi simboli: i richiami alla "Buda-Pest dello Stretto" (ma gli urbanisti avevano già chiarito che Reggio e Messina a differenza delle due parti della capitale ungherese, soffrivano degli stessi problemi) ed al Golden State Bridge (di cui gli studiosi di San Francisco e Berkeley sottolineano la funzione territoriale, "ma proprio perchè ultimato nel 1938, all’avvio dello sviluppo della civiltà dell’auto").

Il 31 dicembre del 1992 il progetto è stato presentato. L’alleanza tra Iri e Ferrovie ha portato la "Società dello Stretto" a privilegiare l’attraversamento aereo. I molti metri cubi di carta che compongono l’elaborato restituiscono un manufatto impressionante che viaggia tra la Sicilia e la Calabria a circa 70 mt di altezza, sorretto da torri di oltre 350 mt. Sul ponte, cui si accede tramite un enorme groviglio di svincoli e rampe, passerebbero sia i treni a bassa velocità (le pendenze di linea cominciano a salire decine di chilometri prima degli imbocchi) che le auto a velocità limitata (i tempi di percorrenza tra il centro di Reggio e il centro di Messina non si abbasserebbero).

Ma come illustriamo nel seguito, i molti volumi del progetto sono quasi tutti dedicati a dimensionamenti e verifiche degli elementi tecnico-costruttivi. Mancano o sono trattate assai genericamente le problematiche legate ai vari livelli di programmazione e politiche territoriali. Neppure nel recente "Parere" del Consiglio Superiore dei lavori Pubblici viene per esempio toccato un punto che gli esperti pongono ormai da lustri: è ammissibile, alle soglie del duemila, un unico enorme "collo di bottiglia" tra la Sicilia e la Calabria, per la totalità di merci e passeggeri, quando tra l’altro la riduzione del traffico su gomma è uno dei grandi problemi, o non bisogna puntare piuttosto sulla diversificazione di modi, mezzi e vie di comunicazione tra la Sicilia e il Continente? A questo proposito non è trascurabile (oltre al consolidamento dei sistemi aeroportuali regionali) il fatto che lo stato abbia già speso oltre 40 mila miliardi in vent’anni per realizzare o ampliare nell’area i porti di Milazzo, Messina e Catania da una parte e Saline, Reggio, Villa S. Giovanni e Gioia Tauro dall’altra.

 

0. Presentazione.
1. Trasformazioni del territorio nazionale, nuovi scenari di mobilità e domanda di infrastrutture al Sud.
2. La lunga vicenda del Ponte sullo Stretto di Messina.
3. Il territorio e l’area dello Stretto
4. Il progetto del Ponte
5. L'impatto ambientale
6. Le critiche degli urbanisti
7. Riferimenti bibliografici e documentali

Il Progetto
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