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Vince la mafia ma non la burocrazia...

SIRACUSA. Coraggioso commerciante da quattro anni si oppone alla legge del "pizzo" imposta dalla mafia, due volte ha subito attentati, 24 ore su 24 sotto scorta la burocrazia rischia di farlo chiudere, ma Bruno Piazzese non si arrende...

di Cesare Piccitto - mercoledì 18 luglio 2007 - 5425 letture

di Cesare Piccitto

Ha resistito a due incendi del racket perché non voleva pagare il pizzo, ora rischia di dover cedere allo sfratto del padrone di casa perché non ha il denaro per saldare un anno di affitto arretrato: ventimila euro in tutto, nulla se lo stato gli rimborsasse i 200 mila che gli deve. E’ l’incredibile storia di Bruno Piazzese, un "esercente coraggioso" di Siracusa che ha ricostruito due volte il locale, dopo altrettanti attentati, con i soldi dello stato. Nonostante tutto confida ancora nella macchina statale, sperando che gli restituiscano la cospicua somma. Piazzese, titolare del ristorante-pub pizzeria "Ulysses Irish Pub" sul lungomare di Siracusa, non è il tipo che si arrende. Dopo il primo incendio ha denunciato e fatto arrestare gli estorsori e, dopo la loro condanna ha subito un secondo attentato. Vive da due anni sotto scorta, 24 ore su 24, e coordina dodici associazioni antiracket del siracusano. la prima richiesta estorsiva è avvenuta in modo "soft" nel 2000 vennero ad imporgli d’installare dei video poker. Non li faceva funzionare e se li portarono via, chiedendogli in cambio un pizzo di tre milioni di lire al mese. Piazzese non paga e si rivolge subito alla polizia che nel febbraio 2002 arresta sei persone dei clan più noti in città. Arriva la vendetta, un mese dopo un incendio doloso distrugge completamente il locale. Con i soldi dello stato, appositamente stanziati per chi si oppone alla prepotenza mafiosa (legge 44/99), restaura il locale e nel dicembre 2002 riapre l’attività. Passano nove mesi, giusto il tempo di riavviare l’attività e far tornare i clienti timorosi, e nell’agosto 2003 un nuovo incendio riduce in cenere tutto il restaurato locale. Fa nuovamente ricorso ai fondi antiracket dello stato (ottenendo € 150.000), ricostruisce e nel giugno 2004 inaugura x la terza volta. Il locale adesso va bene, ma ha dei gravi problemi economici dato che lo stato deve ancora rimborsargli 200 mila euro. Lo stato è riuscito a fare tanto ma i tempi burocratici potrebbero stroncare l’importante lotta del coraggioso commerciante.


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Vince la mafia ma non la burocrazia...
12 maggio 2007

se lo stato invece di rimborsare e lavarsi le mani facesse il contrario, proteggesse e incentivasse il lavoro onesto, oltre ad investire in attività produttive lecite, risparmierebbe il denaro dei fondi antiracket che, se dati, vuol dire che è per gravissimi danni già sofferti dai cittadini liberi