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Restare a fianco di Saviano

Per problemi tecnici il collegamento, che doveva permettere il mio intervento a Current TV è saltato. Si parlava delle ultime notizie riguardo Roberto Saviano. Quegli stessi spunti di riflessione e commento ve li riporto qui di seguito perchè, credo che TV o no, faccia sempre bene parlare e dibattere su certe importanti notizie

di Cesare Piccitto - mercoledì 22 ottobre 2008 - 4384 letture

La camorra vuole uccidere Roberto Saviano entro natale e nel modo più eclatante. É una notizia che sicuramente ci rattrista e ci impressiona. La camorra, momentaneamente stretta all’angolo da arresti, eserciti e pentitismo, cerca di recuperare anche visibilità minacciando uno scrittore già ridotto, a causa del suo coraggio, in solitudine.

Saviano, oltre ad essere l’autore del romanzo “Gomorra”, è anche un giovane di ventinove anni, che vive una situazione fortemente contrastante. Da una parte l’enorme successo editoriale (soprattutto in termini di lettori) con il libro prima e il film dopo, dall’altra una profonda solitudine che lo stesso scrittore in ogni ambito non perde occasione di denunciare.

Un ragazzo di 29 anni, per il solo fatto di aver fatto bene il lavoro di scrittore, deve vivere praticamente prigioniero del proprio successo. Ce lo racconta lui stesso in un lungo monologo presso il teatro Sociale di Mantova: «mi rattrista più di ogni cosa, non poter fare la vita dei miei coetanei, non poter decidere mai autonomamente dove, con chi, come e quando uscire...». Oppure prosegue: «non riesco a trovare una casa in affitto, nessuno proprietario è disposto ad affittarmi una casa ne a Torino, ne a Milano, ne a Roma».

Nonostante la solitudine, prosegue nella sua azione culturale. Poche settimane fa scrive “lettera alla mia terra” pubblicata su La Repubblica dove fa i nomi e i cognomi di interi clan e nella stessa cerca di spronare la società civile a reagire in massa alla violenza camorristica collaborando con gli inquirenti nella cattura dei lattanti. Gli abitanti sono quelli di Castel Volturno, tragico teatro dell’ultima strage degli extracomunitari per mano camorristica: « Perché sono loro l’immagine e somiglianza di ciò che regna oggi su queste terre e di quel che le attende domani, dopodomani, nel futuro. Bisogna trovare la forza di cambiare. Ora, o mai più».

Sottolinea che il dispiegamento dell’esercito era utile ma ancora di più è indispensabile la collaborazione della cittadinanza con le indagini, altrimenti non si fermerà mai del tutto la camorra e la sua deriva sanguinaria delle ultime settimane.

Ad apprendere la notizia di oggi la scelta possibile è una sola: restare al fianco di Roberto. Non è solo un imperativo morale, perché non si arrenda, ma perché la sua vicenda e il suo futuro è quello di tutti noi.

Oltre alla scorta e la tutela che lo stato ha già predisposto per lui, potrebbe essere d’aiuto una “scorta mediatica”. Quello, in sostanza, che si è innescato nelle medesime circostanze a protezione di Pino Maniaci . Operatori dei media, giornalisti, associazioni, attivisti, società civile ecc. si attivino per amplificare in ogni modo disponibile il lavoro giornalistico e pubblico di persone in prima linea nel denunciare mafia e malaffare. Ciò non risolve tutto ma sicuramente permette che queste personalità e di conseguenza la loro produzione intellettuale diretta alla “denuncia”, non cadano e non cadranno mai in un pericoloso silenzio portatore di un ben più pericoloso isolamento.


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