Omicidi impuniti e Stati generali della Rai
In Italia minacce a 203 giornalisti. Nel mondo, il Messico ha il più alto tasso di omicidi. Rai: la migliore definizione è di Geppi Cucciari
IL FATTO – Le Nazioni Unite hanno istituito ogni 2 novembre la Giornata internazionale per porre fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti. Una giornata per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale e le istituzioni affinché chi opera nel mondo dell’informazione, soprattutto in aree di conflitto, sia protetto. Il rapporto Unesco ci fa sapere che gran parte degli omicidi dei giornalisti restano impuniti. Ogni quattro giorni, nel 2022 e nel 2023, un giornalista è rimasto ucciso perché con il suo lavoro alla ricerca della verità, dava fastidio a qualcuno. L’Unesco ha quindi esortato i governi ad «aumentare considerevolmente i loro sforzi» per contrastare questo alto tasso di impunità.
Conclusi gli Stati Generali della Rai. Un appuntamento importantissimo voluto, in particolare, dalla presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia (M5S).
IL COMMENTO – In Italia, secondo l’osservatorio Ossigeno per l’informazione, nei primi sei mesi del 2024 ci sono state minacce e intimidazioni nei confronti di 203 giornalisti, blogger e altri operatori dell’informazione. In media è stato minacciato più di un giornalista al giorno. Anche se le minacce sono diminuite, rispetto al 2023, il numero dei minacciati è sempre molto alto (il 2023 si chiuse con 500 giornalisti minacciati). Quest’anno è la Liguria la regione con più giornalisti minacciati seguita da Umbria e Sicilia. Complessivamente le regioni con il più alto numero di giornalisti minacciati sono Lombardia, Lazio, Sicilia. Le giornaliste sono il 27% e aumentano le minacce di genere e quelle contro i cronisti sportivi. Ancora una volta chi minaccia maggiormente sono gli amministratori pubblici mentre calano del 5% le minacce provenienti da mafie o criminalità comune, attestandosi al’8%. Sono aumentate le minacce sotto forma di avvertimento come scritte murali, stalking, minacce sui social e minacce personali di morte. Rispetto al 2023 questo tipo di minacce sono raddoppiate. Tornando in campo internazionale, nel 2022, il Messico ha registrato il numero più alto di omicidi, con 19 giornalisti uccisi, seguito dall’Ucraina con 11. Nel 2023, è stato lo Stato di Palestina a riportare il maggior numero di vittime, con 24 giornalisti assassinati. In particolare, l’Unesco sottolinea le difficoltà che i giornalisti incontrano a Gaza dove sono costretti ad affrontare «straordinari pericoli letali per fornire al mondo notizie affidabili in assenza della dovuta protezione e date le ingiustificate restrizioni imposte all’accesso dei media stranieri». E poi i giornalisti che operano in Ucraina, Libano, Myanmar, Yemen, Sudan e altre aree di conflitto, dove i rischi di violenze, molestie e detenzioni arbitrarie sono quotidiani.
Gli Stati generali della Rai sono stati un momento particolarmente importante non solo per l’informazione. Spesso su queste colonne abbiamo scritto che sin quando i partiti, le segreterie partitiche saranno i “padroni” della Rai non ci potrà essere un servizio pubblico adeguato. Rompere la subalternità dalla politica è la prima cosa che dobbiamo chiedere a gran voce. L’unico modo per garantire un’informazione non al traino della politica. Ma… Sì, purtroppo c’è un ma. Il ministero dell’Economia detiene il 99,56% della Rai. Nella pratica, il “padrone” della Rai è il governo di turno. E così si mettono a dirigere i Tg o nei posti di comando personaggi molti bravi a dire sempre di sì ai potenti di turno. È successo anche quando, al governo, c’era la “sinistra”. Oggi c’è la destra e fa esattamente quello che hanno fatto gli altri. La Rai come una grande prateria con scorribande e cavalcate per restare in sella, per portare a casa la sostanziosa pagnotta, non la dignità. In questi giorni poi, si sentono notizie conturbanti. Si chiede la diminuzione del canone. Per sopperire la diminuzione delle entrate, la Rai potrebbe togliere il “tetto” alla pubblicità e avere, così, più pubblicità. E qua si apre uno scontro con gli “amici” di Mediaset perché la Rai sarebbe in concorrenza con l’azienda Berlusconi. Come al solito una guerra tra partiti cui non interessa per nulla il problema della decenza informativa. Per fortuna l’8 agosto si dovrà applicare il Media Freedom Act europeo, cioè la legge europea che impone di garantire l’indipendenza del servizio pubblico dal governo (di turno). Tutto sommato, durante i lavori degli Stati generali della Rai, l’intervento più pertinente è stato quello di Geppi Cucciari: «Il tema di oggi è come tenere i partiti fuori dalla Rai. Lo dico sorridendo, anche a me piace molto la fantascienza. Parlare di partiti fuori dalla Rai al Senato è come fare un convegno sul gioco d’azzardo a Las Vegas».
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