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TikTok a Roccaraso

Alla Gazzetta di Mantova entra la Confindustria – Direttori editoriali questi sconosciuti – Meloni aumenta i seguaci – WhatsApp usata per spiare giornalisti – L’Espresso si rinnova

di Adriano Todaro - mercoledì 5 febbraio 2025 - 476 letture

TIKTOK A ROCCARASO – Cosa avviene se in un paesino di 1.491 abitanti, in provincia dell’Aquila, in un solo giorno si riversano 10 mila turisti? Il tutto nasce da un video della tiktoker napoletana Rita De Crescenzo e, dopo il video, le 10 mila persone che si sono riversate nel bel paesino abruzzese. I 100 video più popolari sull’argomento hanno totalizzato quasi 40 milioni di visualizzazioni, partendo da TikTok e diffondendosi rapidamente su altri social e nei media tradizionali. La napoletana De Crescenzo è stata la catalizzatrice del dibattito. È stata intervistata dappertutto evidenziando gli aspetti della sua vita personale e il suo stile provocatorio. E qua entra in ballo l’antimeridionalismo nei confronti dei turisti napoletani con attacchi alla loro parlata, al cibo, al tipo di abbigliamento utilizzato per andare nell’ameno paesino, lo sporco che hanno lasciato. Le forze dell’ordine hanno aperto un’indagine per riciclaggio in conseguenza alla circolazione sospetta di contanti, soprattutto banconote di 20 euro. Il sindaco di Roccaraso, Francesco Di Donato, ha annunciato misure restrittive per evitare un nuovo assalto turistico. Qualcuno fa ancora dotti dibattiti se c’è una conseguenza logica fra i mass-media e il voto, se gli elettori sono influenzati o meno dalle indicazioni di personaggi che tutte le sere sono in Tv. Ma se una indicazione di una qualsiasi De Crescenzo sposta 10 mila persone in una domenica qualsiasi… TikTok ha dimostrato ancora una volta di poter influenzare non solo i consumatori e gli elettori, ma anche i flussi turistici. Meditate gente, meditate.

DIRETTORI EDITORIALI – In questi ultimi mesi c’è un grande fiorire di commentatori televisivi che appaiono con una scritta alle loro spalle che li definisce «Direttori editoriali». Per molti che non conoscono l’ambiente giornalistico-editoriale, questa definizione potrebbe trarli in inganno. In realtà la cosa è piuttosto semplice e vediamo di spiegarla. Intanto la legge prevede che per dirigere un qualsiasi organo di stampa (anche radio o tv), è necessario essere iscritti all’Albo, sia come professionisti o come pubblicisti. Sono esclusi da questo obbligo solo se la pubblicazione è organo di partito, o movimento politico, od organizzazione sindacale oppure una rivista a carattere tecnico, professionale o scientifico. Il direttore editoriale, nella pratica, lo possiamo definire il rappresentante dell’editore mentre il direttore responsabile è autonomo nelle scelte operative. Proprio per garantire una certa indipendenza, la redazione di un organo di stampa non intrattiene rapporti con il direttore editoriale. Naturalmente il direttore responsabile può essere licenziato dall’editore. Siccome in Italia siamo sempre più realisti del re, ecco che in certi casi il direttore responsabile è anche direttore editoriale (un obbrobrio!). Un caso per tutti: Maurizio Molinari è stato, contemporaneamente, direttore responsabile e al tempo stesso direttore editoriale di Repubblica, così come contemporaneamente è stato anche direttore editoriale della Stampa, che però ha pure un suo proprio direttore responsabile. Naturalmente i direttori editoriali possono essere anche giornalisti.

ALLA GAZZETTA DI MANTOVA ENTRA CONFINDUSTRIA – Il quotidiano mantovano è il più antico d’Italia (360 anni) e oggi il 40% della società editrice è passata alla Confindustria con una serie di realtà industriali mantovane. Come si vede il capitale occupa e, di conseguenza, controlla sempre più gli organi di informazione. Il Gruppo editoriale Athesis che aveva acquistato la testata dalla Gedi il 1° ottobre 2023 mantiene il 60% della proprietà. Lo stesso gruppo Athesis possiede anche L’Arena, Il Giornale di Vicenza e BresciaOggi e le Tv Telearena e Telemantova, l’emittente radiofonica Radioverona, prodotti digitali verticali (TuttoITS), una media agency (Publiadige) una digital & communication agency (Zeep!) e l’editrice Neri Pozza.

WHATSAPP UTILIZZATA PER SPIARE GIORNALISTI – Il Guardian ha recentemente segnalato che diversi giornalisti italiani sono stati presi di mira, attraverso WhatsApp da un spyware della società israeliana Paragon Solution. WhatsApp ha dichiarato di aver inviato a Paragon una lettera di “cessazione e desistenza” e che stava esplorando le sue opzioni legali. Non è chiaro, sottolinea il quotidiano inglese, chi ci sia dietro l’attacco che, dovrebbe essersi interrotto lo scorso dicembre. La piattaforma ha fatto anche sapere di aver avvisato le vittime dell’hackeraggio. E tra loro c’è Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.it.

MELONI AUMENTA I FOLLOWER – A gennaio c’è stata una crescita consistente dei seguaci degli account Giorgia Meloni che incrementa di 248 mila unità (sommando ovviamente gli incrementi di Tiktok, Instagram, Facebook e Youtube). Se a queste cifre aggiungiamo anche i 20 mila di LinkedIn, si arriva a oltre 275 mila seguaci. Ancora in difficoltà, invece, gli account di Elly Schlein mentre risulta un netto incremento per Antonio Tajani che supera Matteo Salvini.

L’ESPRESSO SI RINNOVA – Nella centralissima via San Protaso, a Milano, nella sede della Ludoil che come spiegano loro stessi in internet «Siamo un’azienda integrata dell’energia presente lungo tutta la catena del valore: dal supply alla distribuzione, dalle rinnovabili all’economia circolare» di proprietà di Donato Ammaturo, è stato presentato il nuovo L’Espresso dopo 70 anni di vita. Ai presenti è stata distribuita la ristampa del primo numero del settimanale diretto dal grande Arrigo Benedetti. Primo numero che porta la data del 2 ottobre 1955, formato “lenzuolo”, rigorosamente in bianco e nero. Il direttore attuale, Emilio Carelli, ha dichiarato che il settimanale «continuerà a fare giornalismo d’inchiesta senza mutare né anima né missione». Ci sarà anche un nuovo sito dedicato alla telefonia mobile. Un sistema che integrato con il magazine di carta diventa “phygital”, con l’obiettivo di coinvolgere le nuove generazioni. E si arricchirà di nuove firme. Intanto è arrivato Bruno Manfellotto che dell’Espresso è stato direttore dal 2010 al 2014.


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