Musk assume mentre si scappa da X. Ma Salvini…
Lasciano X in tanti, dal Guardian a La Vanguardia, dalla Berlinale ai cantanti italiani, agli attori statunitensi. Trump fa causa a quotidiani e reti Tv
IL FATTO – Elon Musk, miliardario, classe 1971, ha deciso di assumere personale per coadiuvarlo nel suo impegno governativo con Trump: 80 ore settimanali, gratis. In tutto il mondo, tantissimi abbandonano la sua creatura X (ex Twitter). Mattarella lo sgrida e Salvini se la prende con i giudici. Intanto Trump si vendica nei confronti dei giornali non allineati.
IL COMMENTO – Elon Musk ha deciso di assumere persone da affiancare al suo impegno governativo da “Doge” (Dipartimento per l’efficienza del governo). Questa è una buona notizia perché quando si assume noi siamo sempre contenti. I candidati al prestigioso posto di lavoro devono lavorare 80 ore a settimana e, naturalmente, gratuitamente o come si dice dalle mie parti «a gratis». Musk ha dichiarato che gli assunti faranno «un lavoro noioso, creerà un sacco di nemici…» e che comunque lui ha bisogno di «rivoluzionari… con un quoziente d’intelligenza elevato».
Se avevo una mezza idea di inviare il mio curriculum dopo quest’ultima frase ho desistito anche perché non sono un rivoluzionario e, soprattutto, non ho un quoziente d’intelligenza elevato anzi, sono tardo e lasagnone. Evvabè me ne farò una ragione. Intanto, però, un sacco di utenti, da quando Trump è andato al governo, stanno lasciando l’ex Twitter oggi X che il miliardario ha acquistato nel 2022. Secondo l’Adnkronos ha cominciato il famoso quotidiano britannico Guardian seguito da La Vanguardia quotidiano spagnolo. Il quotidiano inglese ha dichiarato che «X ha abusato sempre più di contenuti tossici e manipolati grazie alla proliferazione di bot… i consueti team di moderazione che impedivano i contenuti violenti o che incitavano all’odio sono andati scomparendo e la rete è entrata in una deriva che viola i concetti minimi di etica o giustizia che dovremmo rispettare in una società democratica… Sul social sono consentite teorie del complotto o la diffusione di fake news che hanno trovato su X una cassa di risonanza perfetta per poter essere amplificate». A lasciare X, tra gli altri, anche la “Berlinale”, storico festival del cinema di Berlino. Poi ci sono gli italiani iniziando da Francesco Guccini, Elio e le storie tese, Piero Pelù, Alessandro Gassman, Sandro Ruotolo, Roberto Saviano, Enrico Mentana e tanti altri. E naturalmente nomi noti di attori americani e dello spettacolo come Jamie Lee Curtis e Bette Midler, oltre alla musicista Lizzo e a Don Lemon, anchorman della CNN. L’ultima new entry del cosiddetto X-Odus è Stephen King. Elton John, Whoopi Goldberg, Toni Braxton e la produttrice Shonda Rhimes se n’erano andati già nel 2022, non appena il social era passato nelle mani di Musk. L’emittente NPR, PBS e la testata LAist hanno seguito l’esempio nel 2023.
Di diverso avviso la Commissione Europea. Il portavoce Thomas Regnier ha dichiarato che «ovviamente la Commissione usa le piattaforme social per raggiungere i cittadini e dare comunicazioni sul lavoro che svolge e X è una delle 15 piattaforme su cui opera. Recentemente abbiamo aperto profili anche sulle piattaforme rivali Threads, Mastodon e Bluesky…». In tutta questa ridda di dichiarazioni, poteva mancare uno come il padano ingrassato? No di certo. Se Mattarella ha “sgridato” Musk per essersi espresso sulle decisioni dei giudici sul tema migranti, il ministro padano ha spiegato a noi ignoranti quanto la società di Elon Musk sia importante per il nostro Paese. Poi ha così continuato: «All’Italia serve la connessione di Stakrlink. Ci sono troppe città che non sono perfettamente connesse… Sicuramente ho grande stima per l’imprenditore Musk che è un visionario. Finché sosteneva i democratici negli Usa, era un visionario per tutti. Adesso che sta al fianco di Trump diventa un pericolo pubblico». E questo è anche vero. E la sua posizione sui migranti? Naturalmente è d’accordo con Mattarella ma… «Alcuni giudici in Italia fanno politica. Per rendersi conto che in Italia non funziona il sistema giudiziario basta essere un cittadino italiano. Non c’è bisogno che Musk ci ricordi che il sistema giudiziario italiano e che qualche giudice fa politica. Lo vediamo da 40 anni che qualche giudice fa politica ammettendolo, andando a manifestazioni di piazza e cortei. La maggioranza dei giudici fa bene il suo mestiere rischiando la vita e la storia d’Italia ci ricorda (e qua ha citato i giudici Livatino, Falcone e Borsellino). Qualcuno di questi giudici porta in Tribunale la sua idea politica».
A parte incongruenze grammaticali, il discorso salviniano è chiaro. Comunque sia, tutti questi personaggi che hanno lasciato X se ne sono accorti solo ora. Il miglior commento lo ha fatto Francesco Guccini: «Continuerò a vivere serenamente nella mia Pavana, credo che nessuno sentirà la mia mancanza su X». Bravo. Mai prendersi sul serio!
Intanto apprendiamo che il presidente Trump ha avviato una serie di azioni legali contro i media ritenuti “nemici”. In primo luogo al New York Times e alla casa editrice Penguin Random House, chiedendo 10 miliardi di dollari di risarcimento per presunti danni derivanti da articoli «critici e diffamatori». Il New York Times avrebbe avuto «ogni intenzione di diffamare e denigrare il marchio Trump, famoso in tutto il mondo, che i consumatori associano da tempo all’eccellenza, al lusso e al successo nell’intrattenimento, nell’ospitalità e nel settore immobiliare, tra molti altri settori, nonché di diffamarlo e denigrarlo falsamente e maliziosamente come candidato alla carica più alta negli Stati Uniti».
Trump ha inoltre intentato una causa contro CBS News per 10 miliardi di dollari, accusando la rete di aver manipolato un’intervista con la candidata democratica Kamala Harris e nei confronti del Daily Beast. Il presidente Usa non è nuovo a fare causa ai media. Nel 2005, ad esempio, aveva citato in giudizio il giornalista Tim O’Brien per il libro “TrumpNation: The Art of Being The Donald”. La causa, poi respinta, mirava, come dichiarato dallo stesso Trump, «a rendere la vita del giornalista un inferno».
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