Legge Nordio: indispensabile l’obiezione di coscienza

Gedi vende anche La Provincia Pavese – In Tv la parola “guerra” ogni 3 minuti – 2024: anno mortale per i reporter – Quattro giorni per una notizia – Primato per l’Italia
TV: "GUERRA" OGNI 3 MINUTI - Nel periodo che va da sabato 9 novembre a lunedì 9 dicembre, il termine "guerra" ha ottenuto su radio e TV italiane ben 13.839 citazioni, circa una ogni 3 minuti. Sono dati del monitoraggio effettuato da Mediamonitor.it. Grandi spazi dedicati (dopo tre anni) all’invasione russa in Ucraina che ottiene 4.374 menzioni e supera di poco il conflitto tra Israele e Palestina (4.028). Grande attenzione da quando il gruppo islamista al-Sham ha preso il controllo di Aleppo; l’indagine Mediamonitor.it evidenzia l’attenzione dedicata da radio e TV italiane alla guerra civile in corso in Siria: 3.085 citazioni, oltre 1.300 in più rispetto a quelle registrate dalla guerra fra Russia e Ucraina nello stesso periodo (1.717). Ampio spazio anche all’ex presidente siriano Bashar al-Assad, che ottiene 2.332 menzioni, a Damasco, caduta in mano ai jihadisti nella notte fra il 7 e l’8 dicembre (2.202) e ad Aleppo, città da dove è partita l’offensiva dei ribelli (1.708). Sempre secondo Mediamonitor.it, le reti TV italiane che parlano più di guerra sono state TgCom24 (990), seguito da RaiNews24 (947) e SkyTg24 (936). RaiNews24 è però il canale che si è occupato di più dei suoi concorrenti sia del conflitto Israele-Palestina (653, a fronte delle 509 citazioni di SkyTG24 e delle 442 di TGCom24), sia di quello fra Russia-Ucraina (591, contro 553 e 477), sia della guerra civile in Siria (304, contro 296 e 285).
GEDI SI "LIBERA" DELLA PROVINCIA PAVESE - E così Gedi (gruppo Repubblica-Elkann) ha venduto la sua penultima testata locale (il tutto sarà perfezionato nell’aprile 2025). Si tratta de La Provincia Pavese, venduta al gruppo Sae Spa di Alberto Leonardis, che già pubblica Il Tirreno, La Nuova Sardegna e La Nuova Ferrara, La Gazzetta di Modena e La Gazzetta di Reggio. La Gedi aveva iniziato nell’ottobre 2020 a vendere La Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio e La Nuova Ferrara, seguita nel 2021 dalla cessione della Nuova Sardegna e nell’autunno del 2023 della Gazzetta di Mantova. Poi è stata la volta dei quotidiani del NordEst (Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Il Corriere delle Alpi di Belluno, Il Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste). E Micromega. Nel 2022 la Gedi aveva venduto a Domenico Iervolino L’Espresso per circa 4,5 milioni di euro. A fine anno 2023, Iervolino l’aveva venduto alla famiglia Ammaturo (energia). Ora alla Gedi rimane, fra i quotidiani locali, solo La Sentinella del Canavese di Ivrea. Continuano a essere della Gedi (per ora) la Repubblica e La Stampa, Radio Capital, Limes, Huffington Post, National Geographic e Le Scienze.
CRONACA GIUDIZIARIA E OBIEZIONE DI COSCIENZA - Ancora una stretta per la cronaca giudiziaria e un ulteriore attacco alla libertà di stampa. Grazie all’inesprimibile ministro Nordio, da oggi esiste un bavaglio in più per l’informazione. Tuttavia, il decreto-legge ha voluto dare un contentino ai giornalisti: non ci sarà l’introduzione di un nuovo apparato sanzionatorio. Durante l’esame della misura, infatti, dalla maggioranza e da Italia Viva erano arrivate indicazioni per introdurre multe sia per i giornalisti che per gli editori (fino a 500 mila euro). Si tratta di un decreto-legge che rappresenta un danno anche per i cittadini, che non saranno così informati correttamente. Il decreto prevede l’obbligo, per i giornalisti, di riassumere il contenuto dei provvedimenti dei magistrati senza virgolettato. Il risultato sarà che i giornalisti potranno cadere in errore, poiché potrebbero interpretare male quanto scritto dai magistrati. E i cittadini - se questo decreto fosse stato approvato in tempi passati - nulla avrebbero potuto sapere delle trame recenti come i fatti di Genova (Toti e compagnia), le curve di Inter e Milan, delitti vari, la centrale di spionaggio di Milano che, parlando al telefono, esclamavano felici: «Tutta Italia inculiamo». E il Gip spiegava che «quel sistema di dossieraggio illecito è in grado di tenere in mano il Paese». Il giornalista avrebbe dovuto spiegare, con parole sue, «Tutta Italia inculiamo» e anche la frase del Gip. Cosa avrebbe potuto dire, forse «Lo mettiamo in ... a tutta Italia»? E come spiega che il sistema fosse in grado di «tenere in mano il Paese»? Qui inizia la protesta dei giornalisti, come quella dichiarata dal Fatto Quotidiano. In sostanza, non accetteranno imposizioni e faranno obiezione di coscienza. E quando saranno denunciati ricorreranno, ha dichiarato il quotidiano, alla Corte costituzionale e alla Corte di Giustizia europea. Vedremo quanti altri quotidiani dichiareranno di fare obiezione di coscienza. L’obiettivo di Nordio e governo è impedire ai cittadini di conoscere le indagini penali sui potenti dell’economia e sui notabili dei partiti.
2024: ANNO MORTALE - Per gli operatori dei media, il 2024 sarà ricordato come «un anno particolarmente mortale». Secondo i dati della Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj), al 10 dicembre 2024 sono stati uccisi 124 operatori dell’informazione. Inoltre, la Federazione nazionale della stampa italiana appoggia formalmente le due denunce presentate da Reporters sans frontières alla Corte penale internazionale per crimini di guerra commessi dall’esercito israeliano ai danni dei giornalisti palestinesi a Gaza. A partire dal 7 ottobre 2023, secondo i dati di Rsf, i giornalisti e gli operatori dell’informazione uccisi nella terribile rappresaglia su Gaza da parte di Israele sono 103. Nel 2024, invece, è aumentato il numero di giornalisti in carcere. Secondo l’Ifj, in tutto sono 520, in forte aumento rispetto al 2023 (427) e al 2022 (375). «Con 135 giornalisti dietro le sbarre, la Cina – compresa Hong Kong – rimane la più grande prigione al mondo per i professionisti dei media», ha denunciato la Federazione.
PRIMATO DELL’ITALIA - Finalmente abbiamo, anche noi, un primato. Un primato europeo. L’Italia è il paese europeo con il maggior numero di querele temerarie contro giornalisti, attivisti e difensori dei diritti umani. Nel 2024 abbiamo avuto 26 casi, precedendo la Romania (15), la Serbia e la Turchia (entrambi 10). Le azioni legali, per il nostro Paese, arrivano principalmente da imprenditori e politici, con percentuali che superano, per il 2023, rispettivamente il 45% e il 35%.
QUATTRO GIORNI PER UNA NOTIZIA - Ci sono voluti quattro giorni per leggere una notizia. Una bambina di 9 anni ha mangiato gli gnocchi ed è morta per reazione allergica. La notizia viene riportata, nelle pagine di cronaca romana, dalla Repubblica lunedì 9 dicembre 2024. Il terribile episodio è avvenuto, però, il 5 dicembre. Perché questo ritardo? E perché non si sa dove sia avvenuto il terribile episodio? Dove aveva mangiato la bambina? In quale ristorante? Dove abitava? Niente di niente. Solo un indizio da parte di Repubblica: «La bambina è stata trasportata nel pronto soccorso più vicino, quello del Policlinico Casilino» e poi al “Gemelli” «dove è arrivata ormai senza vita». Ma perché questo riserbo? Sono gli effetti della “Legge Cartabia” che chiarisce che solo il Procuratore in conferenza stampa può dare particolari sui fatti di cronaca. A questo si deve aggiungere il comportamento delle forze dell’ordine. Eppure in questo caso non c’erano arresti o presunzione d’innocenza, C’era solo il diritto di cronaca che è stato calpestato. Come possono lavorare bene i cronisti con questo clima? Figuratevi cosa avverrà quando entrerà in vigore un nuovo bavaglio, quello del ministro Nordio.
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