Le ragioni di una scrittura
Bisogno di verità e di sincerità in un mondo dominato dal delirio del denaro e del successo.
di
Antonio Carollo
- mercoledì 30 maggio 2007
- 1897 letture
Con ritardo faccio eco ai bei commenti al mio racconto di memorie “Una giornata al Cozzo Corvo” sottoscritti dagli amici Rebecca, attrice e scrittrice, Riccardo, scrittore, ricercatore di storia e d’arte, regista, Umberto, giornalista e saggista, Samanta, cantante e polemista. Ho esitato prima di rispondere col rilievo della ’prima pagina’. Infatti esso può senz’altro ingenerare, a ragione, la sensazione di un gratuito autoincensamento, visto il tenore degli interventi. Però rispondere a distanza di tempo in forma di appunto a piè di pagina di un post ormai lontano, anche graficamente, del blog, mi sembra di sminuire, quasi, il valore delle parole dei miei amici. Tant’é, ormai siamo per l’esposizione in Rete. Et voilà:
E’ rilassante leggerti, sembra di vedere un film di Bertolucci! Ho chiuso gli occhi un attimo ed ho sentito l’odore della campagna, ed ho visto Ciccio, ed ho visto i tuoi occhi sprizzare felicità! Grazie! Rebecca
Leggendo questo tuo bel racconto sono tornato ad arrovellarmi sul rapporto tra scrittura e memoria, in particolare la memoria dell’infanzia. C’è spesso un avvenimento quotidiano che introduce al momento medianico in cui scatta il "declic" temporale. Il tornare alla mente di sapori e di odori: la "Madeleine" di Proust, la salsa di pomodoro di tua mamma... Per me l’odore di asfalto bagnato dopo un temporale estivo che significava anche il primo segnale di libertà dai mesi superficiali di luglio e agosto per il bel settembre odoroso... Riccardo
Gli odori, gli odori... che meccanismo infallibile per mettere in moto la macchina del tempo. Per me, da bambino, c’era l’aroma dell’Ambra Solare (un abbronzante molto in voga in quegli anni), ad annunciare l’estate. Arrivavano ’i bagnanti’ in centro, odorosi d’Ambra Solare, e percorrevano i marciapiedi della città - allora non sconnessi, ma ben lastricati con le mattonelle ’Margherita’ - producendo il caratteristico picchiettìo degli zoccoli di legno. L’estate per me era bella solo all’inizio e alla fine. All’inizio, per i forti colori che annunciavano la bella stagione; alla fine, quando con il settembre la città tornava nostra, e si preparavano le baldorie. Altro odore fondamentale: i pinugliori (aghi di pino) che bruciavano nella sera settembrina. Complimenti per il racconto, Antonio, ci restituisce con efficacia un tempo e un luogo distanti. Come ho già detto, credo che le cose più ’vere’ che ci capitano siano quelle della nostra infanzia. Magari è solo per un fatto di fisiologia, ma per me è così. E’ per questo che tra Carducci e Pascoli preferisco di gran il secondo, il suo ’fanciullino’ mi parla con accenti di verità. Un saluto a tutti. Umberto
Io ho l’acquolina in bocca al pensiero della salsa della mamma... Per me il ricordo dell’infanzia è legato in maniera indissolubile a sapori e odori. C’era un odore per ogni luogo, e se quel luogo esiste ancora cerco ancora di annusarlo, quell’odore, e di riconoscerlo, per riallacciare il filo della memoria. Per esempio, l’odore di Viareggio per me era quello del vago sentore di umido, di muffa nascosta, della mia casa viareggina di via Fratti, e l’odore della sabbia scaldata dal sole. L’odore del salmastro era ed è legato al sapore del sale che resta sulla pelle: mi succhiavo le dita, le braccia, e l’ultimo giorno diventavo avida, perchè non avrei avuto quel sapore che dopo undici lunghissimi mesi! Invece l’odore della scuola, in particolare del primo giorno, era l’odore delle matite di legno, e dell’alcol con cui la bidella ripassava i banchi... Grazie Antonio, il racconto del tuo passato mi riporta ai miei ricordi; è come tornare nella casa accogliente dell’infanzia. Aspetto di leggere il seguito! Samanta
Rispondo a questi amici, miei lettori ideali. Sono giunto alla determinazione di rivisitare episodi dell’infanzia e dell’adolescenza per una duplice ragione: la prima, ( direi, piuttosto ovvia) per il naturale desiderio, che tutti coltiviamo, di non disperdere la memoria di ambienti, fatti e personaggi a me cari ed emotivamente significativi ( mi rendo conto: di scarso interesse per chi legge); seconda, per provare una scrittura che non fosse costruita asetticamente a tavolino, magari con abilità tecniche ed inventive mutuate da una lunga consuetudine di letture, ma disancorata dalla realtà vera effettivamente vissuta, dalla vita che ho attraversato piena di sensazioni, esaltazioni, sconfitte e successi, dolori e felicità, amori e amicizie, delusioni e risentimenti, frustrazioni e sogni. Ritengo che questa scelta risponda anche ad un bisogno di verità e di sincerità che questo mondo, cosi consumato dal delirio del denaro e del successo, ha smarrito nei meandri di una coscienza brutalmente messa a tacere. Anche nei minimi eventi pulsa la vita; e per me si ha arte se in essa si ritrovano, anche nel modo più distante e fantastico, queste pulsazioni. Adesso voglio immergere le mani nel tesoro custodito per lunghi anni nello scrigno della memoria. Anche se riuscirò a tirare fuori poche monete luccicanti, questo tentativo, questo lavorio di parole, questo lento ricamo che cresce mediante aggiunte e intersecazioni successive, traccerà un nuovo percorso e un nuovo tempo e sarà motivo di resistenza e di vita. Questo volevo dire ai miei buoni e affezionati amici lettori. Antonio
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