La nuova pandemia

Mentre ogni giorno migliaia di persone perdono la vita o rimangono orrendamente mutilate, i contagiati della politica europea, anziché riconoscere l’errore e cercare una soluzione diplomatica, perseverano...

di Marco Monari - giovedì 13 marzo 2025 - 437 letture

Purtroppo, la pandemia non è finita; non mi riferisco ai colpi di coda della COVID-19, ma a un nuovo "virus" che sta colpendo senza pietà e che pare avere una particolare incidenza tra i politici. Tralasciando i politici del nostro paese – non perché ne siano immuni, ma perché hanno da tempo dimostrato di essere ampiamente contagiati e senza alcuna possibilità di guarigione – intendo riferirmi a quel gruppo di contaminati che sta guidando l’Unione Europea. Solamente un potentissimo e devastante virus che colpisce l’encefalo potrebbe giustificare le azioni che vediamo ogni giorno.

Il discorso e il relativo ragionamento che ne consegue dovrebbero essere ampi e articolati, ma preferisco sintetizzare, dato che la storia è sotto gli occhi di tutti. Dal 2014 in avanti, i politici dell’UE hanno ignorato lo stato di tensione politica derivante dagli eventi in Ucraina e dai loro protagonisti. Nel febbraio di quell’anno, il governo ucraino guidato da Viktor Yanukovich venne rovesciato in seguito alle proteste di Euromaidan, con il sostegno diretto di alcuni paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti e diversi membri dell’UE. Questo portò all’annessione della Crimea da parte della Russia e allo scoppio della guerra nel Donbass tra il governo ucraino e le forze separatiste filo-russe.

I politici europei hanno ingannato i cittadini europei, russi e ucraini, firmando accordi – come gli Accordi di Minsk del 2015, mediati da Germania e Francia – ben sapendo che non sarebbero stati rispettati. Lo stesso ex cancelliere tedesco Angela Merkel, nel 2022, ha dichiarato che tali accordi erano intesi solo a guadagnare tempo per l’Ucraina e prepararla militarmente.

Nel 2022, all’atto dell’invasione russa, anziché cercare una trattativa come previsto dall’Atto Costitutivo della stessa UE, le leadership europee hanno fatto di tutto per alimentare un conflitto che, con un’analisi storica anche superficiale (basti guardare le cartine geografiche e ripercorrere il processo storico dal ’900 in avanti), sarebbe stato chiaramente sfavorevole per l’Ucraina. Hanno ignorato le conseguenze devastanti della guerra, nonostante numerosi esperti militari, inclusi analisti statunitensi come John Mearsheimer e Douglas Macgregor, avessero suggerito di agire con cautela o addirittura sconsigliato un’escalation militare.

Ora, mentre ogni giorno circa mille persone perdono la vita o rimangono orrendamente mutilate, i contagiati della politica europea, anziché riconoscere l’errore e cercare una soluzione diplomatica, perseverano nel loro operato, ignorando la volontà della maggioranza dei cittadini europei, che desiderano la fine di questa mostruosità.

Ciò che aggrava ancor più la situazione è che, con estrema chiarezza, gli Stati Uniti hanno condotto e incentivato il conflitto a proprio esclusivo vantaggio. L’interruzione dei rapporti commerciali con la Russia ha distrutto l’economia europea, costringendo i paesi UE all’acquisto di gas dagli USA o da altri fornitori con prezzi maggiorati di almeno quattro volte. Inoltre, la rottura dei rapporti commerciali con paesi politicamente vicini alla Russia ha ulteriormente danneggiato l’export europeo.

Se i contagiati della politica europea riuscissero a recuperare la lucidità, comprenderebbero la gravità della situazione e coglierebbero l’opportunità per proporsi come mediatori di trattative di pace – ovviamente dopo un necessario "mea culpa" a livello internazionale. Queste trattative dovrebbero essere una prerogativa esclusivamente europea, senza interferenze esterne. L’inizio di un percorso di normalizzazione dovrebbe prevedere l’annullamento delle sanzioni alla Russia, il ripristino degli accordi commerciali e culturali, e un’ampia apertura verso i BRICS, un blocco economico in crescita con cui l’Europa potrebbe avviare proficui scambi industriali e culturali. Questo non precluderebbe affatto il commercio con gli Stati Uniti, ma eviterebbe la totale dipendenza economica da Washington, che sta già adottando dazi per penalizzare l’industria europea.

Invece, il panorama politico europeo continua a proporre l’acquisto di armi, prospettive di guerra, sacrifici e nessun progetto di crescita (le armi da acquistare sarebbero prevalentemente statunitensi), accompagnati da tagli al welfare e all’istruzione – un settore strategico che, se depotenziato, garantisce una popolazione meno consapevole e più facilmente manipolabile.

Infine, è triste constatare che l’epidemia ha colpito anche i politici locali: a Bologna, senza offrire alcun vantaggio ai cittadini, il costo del biglietto dell’autobus è stato aumentato dell’80%. Speriamo nell’arrivo di un vaccino e nell’efficacia delle cure.


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