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L’Italia al tempo del razzismo

Quando, dove e come, c’è razzismo in Italia

di Cesare Piccitto - giovedì 2 ottobre 2008 - 6278 letture

Quando a Verona [il giovane Nicola Tommasoli viene ucciso con un brutale pestaggio da cinque skinheads di estrema destra.

Quando una coppia gay, Federico e Cristian, perché si tengono per mano a Roma vengono insultati, e presi a sassate e sputi.

Quando vicino Verona, tre famiglie italiane di origine rom, parcheggiano e vengono successivamente sequestrate e torturate dai carabinieri per ore.

Quando Stelian Covaciu, rom e missionario cristiano evangelico subisce a Milano un violentissimo pestaggio, con insulti razzisti e minacce da parte di due poliziotti in divisa.

Quando a Milano un giovane italiano, Abdul, viene aggredito e ucciso da due uomini che pronunciano insulti razzisti e lo colpiscono con spranghe.

Quando dei giovani, dopo la commemorazione per Renato Biagetti, vengono aggrediti da due militanti di estrema destra feriti con lame e catene.

È evidente che questa violenza proviene anche da quella xenofobia, latente e culturale, riposta in angoli remoti del più nero passato del popolo italiano. Se ci si aggiunge certa dialettica e direzione politica dettata dal puro sciacallaggio elettorale ne vengono fuori, adesso, le cruenti conseguenze. Se in passato erano solo episodi oggi sono purtroppo quotidiana cronaca nera.

L’elenco è volutamente breve ma si potrebbe continuare per ore. Episodi similari negli ultimi mesi in Italia se ne possono trovare tanti, troppi.

Possiamo continuare a non vedere, a sminuire o a mistificare la reale dimensione del problema, ma i fatti e le drammatiche cronache continueranno a rimbalzarci davanti agli occhi e a rimbombarci nelle orecchie.

Nessuno vuole sentirsi dire la verità, ma bisogna vedere in faccia la realtà e cominciare ad interrogarsi e confrontarsi su di essa.

Nessuno può difenderci dal seme dell’odio verso l’altro, il diverso. Al razzismo, purtroppo, non possiamo prendere le impronte digitali e ricacciarlo indietro da dove è venuto. E’ un qualcosa che sta pervadendo la nostra quotidianità da tempo. Il non scandalizzarsi più di tanto nei confronti di fatti del genere è già sintomo di quell’indifferenza, humus ideale su cui prolifera l’intolleranza.

L’iniziale modo per combatterlo può essere riconoscerlo e contrastarlo, riconoscere il razzismo lì dove si manifesta. Contrastarlo culturalmente evitando, poi, che continui a manifestarsi in violenza in ogni ambito e settore della società italiana.

Riconoscere e individuare i sintomi di una malattia è il primo necessario passo per poterla debellare. Lasciamo all’alta politica il problema “sicurezza”; chi fa informazione cominci seriamente a chiamare i fatti con i nomi che meritano, e a stimolare l’opinione pubblica ad un proficuo confronto.

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il primo razzismo
4 ottobre 2008, di : ornella guidi

Il primo razzismo, mascherato da "violenza dentro le mura domestiche" è quello degli uomini sulle donne, considerate molto spesso, troppo spesso, "una razza inferiore" e per questo vittime di violenze assurde.

Il disprezzo è alla base di ogni razzismo; quella mancanza di rispetto che permette di accanirti con crudeltà su chi è diverso da te ed è in quel momento più debole.

Mi sembra che in questo senso anche il "paese dell’amore" abbia un bel primato.

L’Italia al tempo del razzismo
5 ottobre 2008

Il paese dell’amore è solo un mito coltivato da qualcuno: non esiste nel mondo reale.

L’Italia, vista come paese reale, è un paese come gli altri: è razzista nella misura in cui lo sono tutti gli altri paesi.

L’Italia al tempo del razzismo
5 ottobre 2008

Spiegatemi una volta e per sempre che cosa c’entrano i gay con gli extracomunitari.

Nei paesi occidentali che si dicono civili i gay sono oggi messi nella condizione di sfilare a migliaia per mostrarsi, per mostrare al mondo che loro esistono. Ne prendo atto, ma questa cosa non cambia la mia vita. Non devo diventare gay per solidarietà.

Quando invece a Milano picchiano un cinese e gli altri cinesi incazzati cominciano a sfilare si dubita immediatamente sul loro diritto a protestare. Questo avviene anche per i ROM o per qualsiasi altro gruppo etnico.

Ai ROM si arrivano a bruciare le baracche organizzati come se si andasse a fare il tifo allo stadio.

Piccoli gruppi di bulletti da due soldi vanno in giro a fare i picchiatori come ai tempi delle squadracce fasciste. Chi colpiscono poi: mai quelli che importano le prostitute perchè a prostitute ci vanno anche loro. Mai gli spacciatori perchè poi sennò la roba dove la comprano.

BELLA ITALIA.. BELLA ITALIA DI MERDA.

Risposta al secondo commento
8 ottobre 2008, di : ornella guidi

Ieri c’era il sole, oggi piove - eh..si sa, il tempo può cambiare.

p.s.Le virgolette hanno un senso!!!