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1857: Siamo ospiti nella capanna di Sidney...

...."Chi non si ferma è perduto" e così ci siamo fermati, con la mia moto (del tempo) ospiti nella capanna nel bosco del mio amico fraterno Sidney, uomo d’altri tempi, ed ho ritrovato anche il mio Clown Sciamano. A partire da: “Onorate il Grande Spirito” testi e testimonianze degli Indiani d’America a cura di Franco Garnero – Saggio introduttivo di Ida Magli.

di Enzo Maddaloni - giovedì 14 dicembre 2006 - 5354 letture

La capanna di Sidney è immersa nel verde del bosco tra cinghiali, uccelli e qualche orso; ad arrivarci da così lontano, ci si ritrova in un mondo d’altri tempi. Quasi irreale. Lui stesso è uomo d’altri tempi. Fratello, più che amico. Vive a pochi passi dall’antica Roma.

Quando “atterriamo” in questa piccola porzione di mondo, con la mia “moto del tempo”, insieme al Dott. Follicchio, comprendo perchè Sidney mi disse prima di mettermi in viaggio: “stai attento agli indiani!”.

“Possono venire giù dalla collina e dal bosco che circonda la capanna, e solo per difendere la loro incolumità, potrebbero anche ucciderti. Sono incazzati gli Indiani d’America, gli hanno scippato tutte le terre e come vedono un Viso Pallido si vendicano”.

Poi, mi ricordo che gli Indiani d’America spaventavano solo il loro nemico, non l’hanno mai ucciso. Solo dopo sono stati costretti a difendersi ed uccidere. La loro era una cultura di vita e non di morte.

Penso. Beh! Male che vada, potrei cavarmela con uno scalpo o qualche ferita da freccia considerato che sono velocissimo.

Lo so che mi ritrovo qui nel 1857 e non nel 1868, anno del trattato di Fort Laramie, nel quale si definì la grande riserva dei Sioux, ma cercando di pensare in positivo, mi incoraggio e rispondo alle mie paure dicendomi che: Sidney esagera!

Certo, non mi ritrovo neppure nell’anno 1889, quando ormai non restava più niente di questo popolo e di questo territorio, perchè smembrato in riserve più piccole per le varie “bande” Sioux; ma ormai già dal 1806 (con Jefferson) era iniziato il loro sterminio e quindi ormai non ci rimanevano solo che vecchi, donne e bambini.

Sidney, per favore, non confondermi le idee! E’ vero che sono nel 1857, anno in cui non ancora erano stati sottoscritti i trattati, che confinavano gli indiani nelle riserve, ma, cazzo, non sono mica in America ?

Beh! Certo, il posto qui è molto simile, c’è la pianura sconfinata, la vallata, i boschi ed un piccolo canyon, ma per la miseria, non mi sono mica rincitrullito! Siamo a soli pochi chilometri da Roma, quella che è stata ed è ancora oggi, con le sue “memorie”, il nostro insegnamento: la civiltà occidentale, con le sue leggi e i suoi diritti.

La città “eterna”: "senza tempo"? La Roma che ci ha insegnato di come l’uomo è anche un po’: quello che mangia, i poeti che legge, la scuola che frequenta, la favole che gli hanno raccontato i suoi nonni, e noi tutto questo l’abbiamo perso, a parte la capacità del suo dominio.

Caspita! Ma, allora, se sono rimasti solo vecchi, donne e bambini, questi si raccontano ancora le storie, le favole tra di loro: bisogna stare attenti, questo potrebbe essere il vero pericolo per noi !

Altro che lo spavento per uno scalpo o per una freccia di striscio. Qui è in gioco la consapevolezza e la nostra fantasia. L’unica cosa che può far cambiare veramente il mondo!

L’antropologia è scienza dei popoli, e ci ha insegnato anche come queste culture possono “influenzare lo stato di salute”, la nostra visione del mondo e la nostra capacità di scoprirci essere umani.

Sidney, ci accoglie nella sua capanna. Il Dott. Follicchio è un po trasognato, di per se, ma il viaggio nel tempo lo ha reso ancora più strano. La capanna è spoglia, bellissima, d’altri tempi. La sensazione fortissima che abbiamo provato e non solo io anche Dott. Follicchio, è che entrando in questa capanna, si “abita il tempo”.

Gli ambienti sono vuoti e ce solo l’essenziale come anche lo spazio scandisse il vuoto del tempo. Cera una musica che passava attraverso le pareti. Ad un tratto siamo entrati in uno stereo ...... letteralmente parlando.

Sidney, "guerriero della luce" ci invita a sederci: dove? Chiaramente a terra dicendoci "*Onorate il Grande Spirito”.

E’ così Ida, che non avevamo visto prima, "saggiamente" ci parla e ci pone lo stesso problema che molte volte mi sono posto anch’io: da dove iniziamo ad imparare a leggere la storia ?

Leggiamo o non leggiamo la premessa? O iniziamo leggere dall’ultima pagina? Certo molte volte dipende dal tempo che possiamo dedicare ad una lettura e molte volte a me la fretta mi fa correre il rischio di non comprendere.

Alla fine Ida non sa neppure Lei, come me, cosa suggerirci in questo caso. Restiamo un po’ interdetti, nel mentre Sidney si prepara a fare in nostro Council.

I racconti “senza tempo” sono cosi belli e semplici che vale la pena almeno ascoltarne uno subito a caso. Così come abbiamo fatto noi, in questo caso. Tutto è successo per caso. Noi abbiamo iniziato a raccontare le nostre ed è così che poi Sidney, ci ha raccontato delle storie fantastiche.

E’ così, che mi è capitato di sapere, de “Il figlio del Sole Danza con la Madre” (Cochiti 1924 pag. 193).

Se poi proprio non ce la fate e siete impazienti, fate come ho fatto io, dopo aver ascoltato il primo racconto, ho sentito la necessità di chiedere a Sidney di raccontarci come andava a finire e Lui ci ha detto la storia del "Il Discorso di Capo Giuseppe” (Nez Percé 1876 pag 283).

Beh! A quel punto, prenderete coscienza, come me e Follicchio, di poter acquisire una maggiore consapevolezza, di cosa possiamo essere anche noi oggi.

Con questa serenità che mi (ci) dura ancora oggi mentre scrivo, di questa storia che ci è capitata, ho compreso meglio anche perché Walt Disney non poteva che nascere solo in America, in ragione proprio del quanto, dietro alla sua tradizione di cartoni animati, ci sia la tradizione delle storie “fantastiche” degli Indiani d’America .

In verità, un po’ consumata e piegata, come ci ha confermato la stessa Ida, attraverso la metamorfosi dei suoi animali, molto più vicini all’uomo, spogliando, gli animali, della loro “neutralità-istintiva” e dandoci in ogni caso la caratteristica che più ci fa ridere: “non imparano mai”! (loro?!)

Questa metafora, per certi versi la ritroviamo anche nella “Fattoria degli Animali” di Orwell, eppure questa, ancora oggi, non ci ha insegnato niente?

Non so quindi quanti di noi, sentendo questi racconti o vedendo i cartoni animati di Walt Disney siano stati capaci, di ridere di se stessi, perché questa caratteristica “del non imparare mai”, dovrebbe essere una “metafora” (pedagogica) sulla quale l’uomo dovrebbe meglio riflettere anche in ragione del fatto che la “scienza è ignorante”.

Metafora, molto più vicina all’uomo di quanto si pensi e che al momento, ha perso la sua naturalezza del vivere con gioia.

A questo punto ci siamo chiesti anche noi: dove stiamo andando? Ci siamo persi? Come fare per ritrovarci? Caspita siamo nel 1857 vicino Roma, nella capanna di Sidney Indiano d’America.

E chi ti incontraimo? Ida, che appresa l’antropologia del popolo degli Indiani d’America, conia per noi un nuovo motto “chi non si ferma è perduto” capovolgendo un’altro “paradigma” rappresentato finora dal nostro “chi si ferma è perduto”.

Bel casino. Ci guardiamo in faccia un pò increduli e ci incomiciamo a porre altre domande: non è che c’è la necessità, di prendere spunto proprio dalle culture più antiche (Indiani d’America, Maya, ecc) e dei motivi perchè questi popoli “primitivi” non hanno mai sviluppato le loro “tecnologie” (di morte) pur essendo stati capaci di svilupparle ?

Tutto il mistero della scomparsa dei Maya, degli Inca, resta, e se pure questi fossero riusciti a scoprire la macchina del tempo, come la mia moto da Clown, pensate che l’avrebbero fatta conoscere, come ho fatto io, ai loro conquistatori spagnoli che li rincorrevano per ucciderli ?

Scienza, Fantascienza o Pseudoscienza e lo stesso tema della metafora.

Ida, vedendoci un pò frastornati ha cercato di chiarirci: che la stessa scienza è erede della mitologia greca e latina, che cambia la forma, ma appare uguale, come esperienza, a molti popoli, anche se lontani tra di loro, ma non si fa riconoscere al momento, che la metafora o l’esperienza si compie. Questo è quello che sta capitando anche a noi?

Infatti, Ida, ci spiega che: c’è una differenza sostanziale fra i nostri racconti e quelli degli indiani d’America : “E’ il vissuto del Tempo”.

Nella sostanza, i miti greci li abbiamo fatti uscire fuori dalla storia dandogli il taglio “mitico-fantastico” perché troppo “incredibili e irrazionali”; nel mentre in questi racconti e storie, si avverte il fatto che: “... il presente... il creduto... l’agente” deve essere compreso con la stessa logica del due più due fa quattro e quindi è vero!

Un po’ come il fatto che io ed il Dott. Follicchio siamo nel 1857 nella capanna del fratello Sidney Indiano d’America anche se a pochi chilometri da Roma sulla Via Flaminia, con Ida che non si sa da dove è uscita, forse dal libro sulla tavola in cucina, e ci sta spiegando tutte queste cose.

Ora, ...e che significa? ...Bo!..... al di là "del mio tempo 1857", che indicherebbe con esattezza l’anno, nel quale abbiamo fatto questo viaggio; le date riportate a fianco ai racconti scritti in questo libro magnifico non ci indicano assolutamente la data in cui l’autore l’ha scritto (per lo più anonimo), ma quando è stato tradotto il testo in inglese attraverso le ricerche antropologiche fatte nel campo.

La stessa individuazione dell’epoca, in cui è stata scritta la storia, assume un valore assolutamente relativo, perché sono storie che potremmo vivere anche oggi, come sta capitando a me e Follicchio.

Il tempo “c’è o non c’è” ci ha spiegato Ida e non solo, ma ci invita a credere che il futuro e il passato indichino un tempo che non c’è.

Valle a capire ste donne e per giunta antropologa!

Per favore, Ida, ce la spieghi meglio questa cosa? Gli abbiamo chiesto. Lei riprendendo a leggere il suoi "saggi" appunti ci dice: "Siamo consapevoli di esistere in un tempo, siamo in grado di distinguere delle fasi: passato, presente, futuro e questa consapevolezza nasce contemporaneamente alla consapevolezza dell’esistenza di ognuno di noi: nel gruppo, insieme al gruppo, ma separato dal gruppo."

“Il tempo... per gli Indiani d’America... è ripetizione... non nel senso che potremmo intendere noi però, ma nel senso naturale del termine, come lo scorrere dei giorni e delle stagioni, sempre uguali ed immutabile, e solo con questo equilibrio, di immutabilità che non significa evoluzione dell’uomo, che lo stesso... tempo... si compie e si manifesta nella sua... evoluzione”.

Queste riflessioni e teorie proposteci così magistralmente da Ida, ad un tratto ho pensato di trasferirle nel tempo da cui siamo venuti.

E con la mente sono ritornato al 2006. Il nostro “tempo”, quello che vivete voi in questo momento che leggete questa storia.

Per covenzione dirò: Oggi, adesso, anche se lo dico con un senso di comprensione e angoscia per il nostro futuro è lo stesso tempo, che non possiamo più non credere che non sia dipendente, dalle stesse nostre emozioni e da quello che succede alla natura.

Lo stesso scorrere del tempo, incide sulle nostre emozioni, perchè ricostruisce vissuti. Ora quanti di questi vissuti in negativo o in positivo hanno un rapporto, con il nostro contesto ambientale, della nostra vita: casa, lavoro, strada, città, ambienti naturali di vita in genere ?

Oggi, adesso, ora, in questo momento, (sempre 2006) ci siamo capiti: possiamo verificare come questo contesto sia stato modificato negli ultimi secoli, dalla nostra corsa verso un “futuro migliore”, senza riuscire ancora, assolutamente a comprendere appieno, perché oggi, adesso, in questo momento, non riusciamo a “fermare il nostro tempo” per riflettere.

Sidney mi ha detto, quando stavo nella sua capanna nel 1857 (poco fà), che abbiamo perso la capacità di "ascoltare" e per questo non riusciamo a fermare il nostro tempo e quindi siamo sballottati tra passato e futuro senza vivere e comprendere il nostro presente.

Quindi "fermare il tempo" significa "ascoltarci”.

Ascoltare la natura nelle sue diverse manifestazioni di vita. Rispettandole per quelle che sono. E qui mi chiedo il Council per gli indiani d’America era la loro macchina del tempo? Come la mia moto che ho usato oggi 2006 per tornare nel 1857?

1857, anno dei fervori patriottici che costruirono l’Unità d’Italia, realizzata solo in parte e che vide la morte dell’eroe Carlo Pisacane, con la consapevolezza di oggi.

Scusate! Ho fatto come al solito un pò di confusione...e queste citazioni del che non ci azzeccano nulla con questa storia che stiamo raccontando ...fanno venire anche i nervi ad una mia amica.....non è colpa mia è Sidney che si è sbagliato e ci stava a portando fuori ......, non sono io che sto facendo confusione come al solito .... ma questa di Carlo Pisacane è proprio un’altra storia! Scusa Antonè, lo sò, avvolte devio con il discorso e tu non ce la fai a starmi dietro (Antonè è una mia amica che vive nel 2006)!

Dicevo: Scienza, fantascienza e pseudoscienza ? Oggi si parla di comunicazione “globale” ma non siamo più capaci di "comunciare ascoltandoci". D’altronde chi ce lo dà il tempo, se non noi stessi?

Le stesse diverse culture, Oriente ed Occidente, Islam e Cristianesimo, uomo e natura, tra uomo e uomo non c’è più il tempo dello "ascolto". Oggi l’uomo vuole solo vincere imponendosi con la forza sull’altro e senza neppure perdere molto tempo, basta un missilino.

Qui, in verità, necessiterebbe, prima di decidere su cosa vincere, ed anche per questo occorerebbe “fermarci”. Per decidere di non farci sconfiggere dalla noia, senso di colpa, sfiducia, paura: trasformando il nostro cuore. Avendo consapevolezza che questa è l’unica cosa che può farci vincere veramente qualsiasi battaglia.

Invece, l’uomo pensa, ancora oggi, che nulla in natura potrà mai battere l’immaginazione umana, senza comprendere che la stessa natura, è un’immaginazione dell’uomo, un ologramma, dei suoi pensieri che si modifica, si definisce e si svela, in rapporto non al suo grado di conoscenza, ma di consapevolezza del sé. Newton fu consapevole della legge di gravità solo quando gli cadde la mela in testa.

L’uomo, non può inventare nulla che in natura non esiste già, semmai essa si disvela ogni giorno, in rapporto solo al grado di “comprensione e consapevolezza del sé”. Della consapevolezza che noi abbiamo di essa, scoprendone le ragioni di vita e le sue leggi biologiche.

Però, in questo momento, tutta la spinta propulsiva che l’uomo ha avuto nell’ultimo secolo (nel bene e nel male dal 1857 in poi) ci ha solo costretti ad aumentare una modalità negativa. Quella della: “ripetizione a ribasso”.

La storia si è vissuta quindi in negativo, in un crescendo che ha "alimentato" le trasformazioni ed aumentato il senso delle nostre paure e delle nostre angosce attuali, nel mentre le voleva sconfiggere.

Non ci siamo liberati neppure attraverso una sana follia (la gioia) ad esperienze nuove, ma trascinandoci solo nel nostro passato e viaggiando nel futuro ci ha fatto “ripetere” le cose solo con una logica negativa, di morte. In ragione anche all’esigenza di dare risposte alle nostre “dipendenze biochimiche” dell’odio, dell’avidità e dell’invidia e non dell’amore.

Queste negatività ormai le vediamo tutti i giorni, eppure non abbiamo ancora acquisito una vera consapevolezza del nostro essere, nel rapporto con gli altri e con la stessa natura.

Uno dei principi (legge) fondamentale della medicina (benessere-salute) è “l’omeostasi”: la capacità del nostro organismo di equilibrarsi nel rapporto interno/esterno/interno e se pensiamo olisticamente al nostro organismo cervello-mente-corpo unito all’universo ed alla natura comprenderemmo meglio il malessere nostro e della nostra società “contemporanea” e come la stessa natura influisce sul nostro stato di salute.

Il nostro è un continuo esercizio di “metamorfosi”. Corrisponde per certi versi ad una delle ultime soperte nel campo della fisica quantistica.

Si parla della legge del “sia/sia”. Nel senso che noi, la materia, l’energia, siamo, oltre che corpo, materia, anche energia, nello stesso tempo siamo l’uno e l’altro.

Osservato ed osservatore quindi (per assurdo) potrebbero essere la stessa cosa? E condizionarsi a vicenda? (cosa che oggi non sembra sia possibile?) ma per certi versi e come se avvenisse?

E se l’universo è un’ologramma potremmo stare nello stesso momento in due luoghi diversi? Anche con due identità diverse? Noi oltre ad essere cervello, mente e corpo siamo anche natura, universo, energia.

Se queste riflessioni le inseriamo nel contesto delle stesse storie degli Indiani d’America, che Ida, Franco Garnero e lo stesso Sidney ci ha fatto conoscere.

Il tutto ci ritorna quasi per magia: "...la storia è favola e realtà e chi la racconta è spettatore e protagonista della stessa storia allo stesso momento."

Gli stessi “conflitti biologici” del Dr. Hamer che oggi restano difficili da "riconoscere" diventano: favola della medicina?

Essere salute e malattia potrebbe essere la risposta appropriata del cervello ad un trauma "un conflitto biologico sensato della natura" come ci dice Hamer?

Siamo "ancora in tempo". Ricostruendo la consapevolezza del (nostro) sè, potremmo riconoscerci in essa, ricostruendo ogni giorno la nostra esistenza, adesso in questo tempo, senza passato e senza futuro, semplicemente abbandonando la logica del conflitto potremmo comprendere appieno che tutti noi siamo: Unici e Divini.

Come fare ciò! Qualcuno ci ha già indicato una strada semplicemente: Solo attraverso l’esperienza, l’amore per l’universo si raggiunge la gioia.

Solo la gioia intesa come atto d’amore verso di noi, gli altri e l’universo che ci circonda, badate non la felicità con la quale al massimo si assapora solo un’attimo fuggente, abbandonando la logica del potere solo la gioia interiore ed universale ci libera dalle emozioni negative e cosi possiamo "risorgere".

Certo adesso, finalmente, comprendo meglio perché ho cercato di vivere ogni cosa, il mio tempo, come se fosse l’ultima, la sola. Come se non ci fosse, ne un prima e ne un dopo ed anche del perché non sia stato mai capace di vivere una sola vita e per questo mi sono proiettato in diversi mondi fantastici in cerca della mia Fata.

Il mio Clown interiore Nanosecondo. Sciamano? Chissà? Adesso certamente si! Mi ha aiutato a fare ciò e da un po’ è uscito anche fuori, con la sua moto (macchina del tempo) per ricominciare a sognare “storie fantastiche” come quella, che sto vivendo adesso nel 2006.

1857 nella capanna del mio amico fraterno Sidney; Lui Indiano d’America, e già, non ve l’ho detto, ma Lui è veramente un Indiano, altro che storie.

Comprendo anche meglio adesso nel 1857 stando con l’amico Follicchio nella capanna di Sidney, i motivi della mia ansia, per l’insoddisfazione del vivere in questo mondo, la quale però mi ha reso libero e, per questo, anche forse un po’ “guerriero” ed è con questa consapevolezza che ho ritrovato grazie a Sidney la mia serenità perduta.

Spero, così, di aver “liberato” sempre i miei compagni/e di lotta, che ho amato veramente, da tutte le loro angosce e paure quotidiane, avendo coscienza che l’esperienza, del vivere (anche se a volte velleitaria), è utile al presente, proprio perché fa comprendere meglio la futilità e l’importanza delle cose.

Parlando con il cuore mi sono accorto che fantasticavo con i miei pensieri quasi a getto continuo e per questo Sidney giustamente , mentre facevo il council , mi ha chiesto di stringere .

Lo so qualcuno mi riprovererà i vissuti di un council non si possono raccontare. A meno che non parli di te e solo di te e delle tue storie fantastiche.

Prometto! Amplierò i miei studi sul Council e continuerò i miei studi di Clown Dottore (ora anche un po’ Sciamano) sperando, come ci ha detto Ida, che dobbiamo sperare che anche “... L’Antropologia (non) ha perso la sua battaglia (?),... ma piuttosto si affidi all’intelligenza degli uomini, per combattere, con ostinata durezza le ottuse certezze dei potenti: ” che ancora oggi ci imporrebbero di essere “tutti uguali” e non “unici e divini”.

Con Sidney , Follicchio e Ida ringranziamo il Council. Sidney ci avvia alla cerimonia di chiusura. E’ finito. Mi è sembrato che sia passato un secolo. "Onorate il Grande Spirito".

Con grande dispiacere, ma con una serenità infinita nel cuore, salutiamo Ida e Sidney, ed insieme a loro tutti i personaggi dei racconti che vivono ancora nelle storie bellissime degli Indiani d’America.

Ringranziamo e salutiamo anche Franco Garnero che ha fatto un lavoraccio ed ha avuto una pazienza immane, per andare a raccogliere in giro, per le riserve indiane d’america, queste bellissime storie, che se non riuscite a vivere direttamente come abbiamo fatto io e il Dott. Follicchio.... almeno andate a coprarvi il libro e leggetevelo perchè è bellissimo.

Salgo sulla moto ed invito a farlo ....anche al Dott. Follicchio ... siamo già usciti dalla Capanna ...ed imbocchiamo la strada che ci deve riportare a casa . .da questa dimensione temporale spazio/tempo.

Drin... drin... drinn ... bip... bip... come per magia incominciano a squillare i cellulari... c’eravamo dimenticati di speglierli... eppure fino a quel momento non avevano mai suonato... Dott. Follicchio a momenti mi strozza il collo per farmi girare... per farsi guardare in faccia , forse per provare che era tutto vero che quello ci era capitato fino a quel momento... e... con uno sguardo che mi rimanda tutta la serenità e la meraviglia del momento mi chiede: Enzo ma dove siamo stati?


Note bibliografiche: Una storia (la mia) "immaginaria" (vi lascio nel dubbio) per presentarvi: “Onorate il Grande Spirito” testi e testimonianze degli Indiani d’America a cura di Franco Garnero – Saggio introduttivo di Ida Magli.


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1857: Siamo ospiti nella capanna di Sidney...
17 dicembre 2006, di : Enzo Maddaloni

In verità pensavo che il libro fosse ancora disponibile nelle librerie (gli ospedali dell’anima) ma questa bellissima raccolta di racconti degli Indiani d’America "ONORATE IL GRANDE SPIRITO" non è più in commercio.

Non rassegnatevi però! Se non lo trovate più, provate sulle bancherelle tra i libri vecchi o in qualche biblioteca!

Certo andrebbe chiesto all’editore di farne qualche ristampa economica. All’epoca (mia) costava circa 16.000 lire.

Credetemi, fa bene alla salute averne una copia in casa.

Come aspirante Clown Dottore vi prescrivo almeno una favola al giorno: contro l’ansia; lo stress; fa bene alla circolazione sanguigna; allieva i mal di testa e, fondamentalmente, non ci sono effetti collaterali indesiderati.