Pubblicato mercoledì 31 maggio 2006.
CATANIA – Cresce l’attesa per la messinscena di A notti non fa friddu (all’Ambasciatori dal 13 giugno al 2 luglio), riallestimento - in vero nuovo di zecca - dell’interessante copione imbastito anni fa da Romano Bernardi ispirandosi alle trame e ai personaggi del colorito universo martogliano. Non si tratta quindi - come si potrebbe pensare - di una commedia dell’autore belpassese, ma di un’antologia dei suoi caratteri più riusciti.
La regia è dello stesso Bernardi; scene e costumi sono di Roberto Laganà Manoli, le musiche di Pippo Caruso, le luci di Franco Buzzanca. Protagonista un autentico beniamino del pubblico come Tuccio Musumeci, affiancato da un nutrito cast di qualità che annovera ancora Rosario Marco Amato, Debora Bernardi, Rita Biondi, Rossana Bonafede, Filippo Brazzaventre, Ornella Brunetto, Marco Cavallaro, Berta Ceglie, Andrea Galatà, Turi Giordano, Marilina Licciardello, Orazio Mannino, Loredana Marino, Giorgia Menicocci, Plinio Milazzo, Davide Musumeci, Gaetano Naselli, Renzo Pagliaroto, Rosario Petix, Matilde Piana, Ada Pometti, Ileana Rigano, Giampaolo Romania, Santo Santonocito, Maria Rita Sgarlato, Aldo Toscano, Nadia Trovato.
“Utilizzando - spiega Bernardi - un tessuto connettivo esclusivamente martogliano (Don Procopio, Dialoghi popolari, D’Artagnan, ’A taddarita ed altro) ho cucito e ricucito, rinsaldato, rassodato e – qua e là – inventato. Lo sfondo è Catania, appena vivibile di giorno quando il sole copre ogni sorta di magagna, ma vero e proprio milieu della Madre Notte che scopre, impietosa, puttane, ladri, disperati d’ogni genere. Disperatissimo e caparbio è anche Don Procopio, cacciato di casa e pieno di una fame storica che riuscirà a placare solo alla fine della commedia”.
Pittore disincantato di un immaginario popolare fortemente regionale e folclorico, ancorato ad usanze e costumi primigeni e al contempo in perpetuo fermento, Martoglio disegna macchiette e caratteri, anticipati nei dialoghi popolari, esilaranti anche per gli spropositi linguistici, sparsi poi sul “D’Artagnan”, il battagliero giornale politico-letterario (1889-1904) da lui diretto e fondato. Abile uomo di teatro, acuto osservatore e felice creatore di bozzetti, assiduo frequentatore del pittoresco quartiere ‘a Civita, Martoglio dà vita ad un microcosmo volutamente semplice ed elementare ma non insensibile alle provocazioni del presente, popolato di personaggi ora giocosi, ora dolenti.
Tra i coloriti e chiassosi civitoti primeggiano Cicca Stonchiti “sguaiata attaccabrighe” e don Procopiu Ballacchieri (già “vecchio presuntuoso e bombone” de I civitoti in pretura e ‘U contra), aristocratici e politici decaduti e squattrinati (Sua Eccellenza, Il marchese di Ruvolito), ciechi lacrimevoli (Scuru), poveri ingegnosi e trafurelli (‘U Riffanti), ingenui o scaltri scampoli di umanità bonaria (L’arte di Giufà, Capitan Seniu, Voculanzicula), ilari e bizzarre figure, l’epicamente buffo Mastru Austinu Miciaciu di San Giovanni decollato o il grottesco e spregiudicato don Cola Dusciu (L’aria del continente), la sordamente disperata Pippina ‘a Taddarita, la “pescecagna” donna Prazzita.
Una galleria di ritratti svelti, spigliati nella struttura e nel dialogo che poggiano su dati antropologici “forti”, dal secolare e graffiante tema della fame a godibili diatribe, infarcite di atavici pregiudizi e boriose pretese di civiltà, tra sprovveduti analfabeti e magniloquenti truffaldini: testimonianza benevola, ma non per questo eludibile, di una condizione umana di emarginazione, di sopraffazione culturale e ingiustizia sociale, compensata talora da una più genuina sanità morale. A questa antologia di testi martogliani s’ispira A notti non fa friddu, occasione di piacevole intrattenimento ma anche di stimolante riflessione. Da non perdere.