Il diritto di denunciare: regole certe. Girodivite aderisce all’iniziativa dell’UDI di Napoli e di DonneSudDonne

Pubblicato sabato 14 aprile 2012.

Alla Ministra Guardasigilli Prof. Paola Severino

Alla Ministra dell’Interno Dott. Annamaria Cancellieri

Il diritto di denunciare: regole certe

La denuncia, se si è vittime di violenze perché donne, è il primo passo per godere delle libertà costituzionali. Gli ostacoli e le diversioni che dissuadono le vittime, nell’accedere a questo primo indispensabile passo, sono ancora ricorrenti nei luoghi deputati alla tutela del diritto.

Insieme ai pregiudizi e alle sottovalutazioni culturali, la scrittura disarticolata ed ambigua delle regole continua ad essere complice del femminicidio.

La violenza degli uomini sulle donne, in casa sul lavoro, per le strade, nelle scuole è un crimine che con cadenza annuale viene enumerato, mostrato e svelato, pur considerando i dati frutto di una sottostima. Da oltre trent’anni indichiamo ai Governi soluzioni certe per il contrasto alla prima causa di morte precoce per le donne ed ostacolo alla realizzazione dei diritti umani.

La reiterazione dei reati con la stessa o con più vittime e la diffusione di comportamenti proprietari nel genere maschile, nonostante la forte rilettura in chiave politica delle responsabilità nel femminicidio imposta dal movimento delle donne, mostrano che l’inadeguatezza delle regole invalida ogni cambiamento culturale.

Il testo unico di Pubblica Sicurezza, all’Art. 1, recita “per mezzo dei suoi ufficiali, ed a richiesta delle parti, provvede alla bonaria composizione dei dissidi privati”, definizione che si presta a controverse interpretazioni e che certamente induce a comportamenti contrari al diritto delle donne di accedere alle vie giudiziarie per la tutela della propria salvaguardia, esponendo tutte ai rischi noti e meno noti.

Di fronte all’inerzia parlamentare nell’adeguare le leggi Italiane così come indicato dalle risoluzioni Europee, sollecitiamo l’intervento autorevole delle Ministre alla Giustizia e agli Affari Interni perché sia data chiara indicazione dell’inapplicabilità, a qualsiasi titolo, di azioni “di mediazione o composizione” ex giudiziale di fronte ad eventi familiari e relazionali per i quali la vittima ha ritenuto di dover ricorrere alla forza pubblica o per i quali di questa sia richiesto l’intervento. Indichino inoltre, detti Ministeri, l’obbligo contestuale di fornire dettagliata informazione, alla vittima, dei diritti e delle provvidenze di sostegno alle quali può accedere per un efficace percorso legale.

Le promotrici

UDI Napoli, DonneSudDonne

Prime adesioni SICILIA

UDI Catania, UDI Lentini, Simonetta Cormaci (Catania), Barbara Crivelli (Insegnante, Catania), Elvira Morana (Segreteria Regionale CGIL Sicilia), Associazione Antimafie Rita Atria, Centro Astalli (Catania), Graziella Proto (Direttora Casablanca), Anna Bucca (Presidente ARCI Sicilia), La Città Felice (Catania), Carmen Currò (Presidente CEDAV Messina), Santina Sconza (Presidente ANPI Catania), Girodivite - Segnali dalle città invisibili, Luisa Albanella (segretaria confederale CGIL Catania), Erica Sapienza (Coordinamento Donne CGIL Catania), Caterina Cannistrà (Emergency Catania), Brunilde Zisa (Emergency Catania), Chiara Petrelli (Catania), Luciana Carfi (Presidente ARCI Gela), Maria Giovanna Italia (Presidente Arci Comitato Territoriale Catania ), Centro per la famiglia (AUSER/ARCI Sportello di Gela e Niscemi), Pinuccia La Placa (Psicologa, Butera), Pina La Villa (Insegnante, Catania), Stefania Mazzone (Gerta Human Reports)

“Io non compro Golden Lady, Omsa, SiSi, Filodoro, Philippe Matignon, NY Legs, Hue, Arwa fino a quando tutte le operaie OMSA - Faenza non verranno riassunte”



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