Rassegna Nuovoteatro: undicesimo incontro di “Doppia Scena” a CT

Pubblicato domenica 16 aprile 2006.

CATANIA - “Oggi, se vogliamo rappresentare la vita così com’è, siamo costretti a barare , ossia a velare quella porzione di realtà che si suole considerare urtante. Se non si barasse, la gente griderebbe ‘al fuoco’ o ‘al pazzo’. Per raggiungere l’ideale verità cui aspira il surrealismo dovremo riuscire a spogliarci del tatto e del senso della misura che falsano il realismo dell’arte”

. Questo scriveva Roger Vitrac di Victor, o i bambini al potere, forse la commedia surrealista più popolare, che mantiene ancora intatta la sua forza corrosiva. Il Teatro Stabile di Catania la ripropone dal 19 al 23 aprile, all’Ambasciatori, nell’ambito di nuovoteatro, la rassegna dedicata agli autori contemporanei e animata al contempo da rinomati interpreti e metteur en scene. È anche il caso della prestigiosa produzione realizzata dal Teatro Stabile della Sardegna, firmata per la regia da Mario Missiroli, per la scenografia da Lorenzo Ghiglia, per i costumi da Elena Mannini. Protagonista d’eccezione Paolo Bonacelli, affiancato da una straordinaria Valeria Ciangottini.

La storia è uno “spaccato” prettamente borghese, con due coppie di sposi trentenni e i loro due bambini: Victor di nove anni ed Esther di sei, fratellastri per adulterio. Sennonché Victor, al pari dell’amichetta-sorellastra, è un ragazzo precoce, alto addirittura un metro e novanta, dotato appunto di quella crudele, impertinente e prettamente infantile mancanza di tatto e misura che mette in difficoltà connivenze e compromessi degli adulti, obbligando la realtà a mostrare la vera faccia. Come la precocità di Victor esplode in statura, così la sua presenza (tutt’altro che ingenua, anzi abilmente calcolata) fa esplodere in evidenza burattinesca la vacuità, la meschinità e l’incoerenza dell’ambiente circostante. Victor smaschera perfino l’adulterio del padre con la madre della bambina e l’assurdità del marito tradito, militare ottuso e folle, scatenando una reazione a catena di rovina e agonia in cui nessuno si salva. Victor fu scritto nel 1926 e messo in scena nel ’28 da Antonin Artaud. Anche Missiroli ambienta la pièce nel ’28, sia per far rivivere le atmosfere e l’appeal erotico dell’epoca charleston, sia per ricordare la generazione “perduta”, partendo da Vitrac e Artaud, scacciati dal movimento surrealista di Breton proprio mentre fondano di fatto il “teatro della crudeltà”, che influenzerà tutta la drammaturgia del ‘900. La produzione di Vitrac (nato a Pinsac, nel Lot, il 17 novembre 1899) intreccia un’amara concezione dell’esistenza e una violenta critica dei valori borghesi. La sua scelta d’avanguardia pone una sintesi tra il teatro leggero di Feydeau e quello di Strindberg. In quel caleidoscopio di esperienze e situazioni che offriva la Ville Lumière negli anni Venti, partecipa alla fondazione di due movimenti che segneranno profondamente le successive concezioni estetiche. Nel 1924 è tra i fondatori del Surrealismo, e soltanto due anni dopo, insieme a Robert Aron ed Artaud dà vita al Teatro Alfred-Jarry, rivoluzione nella civiltà teatrale del XX secolo, che ispirerà in seguito maestri come Peter Brook. È proprio nell’ambito del Teatro Alfred-Jarry viene rappresentato Victor, ultimo spettacolo di un teatro assillato dalle ristrettezze economiche, costretto ad esprimersi più attraverso i manifesti che sulla scena. Per circa un trentennio Vitrac s’impone comunque da protagonista la vita culturale parigina fino alla morte, sopraggiunta nel 1952, al termine di un’esistenza sregolata. In lui il tragico e il comico convivono con sorprendente elasticità. La sua opera resta sospesa fra un incredibile umorismo (che muove da Bergson a Pirandello secondo una linea che non cessa di stupire), e la dimensione più o meno cosciente del sogno, della liberazione da un modo di (fra)intendere il reale che ci impedisce di vivere.

Lo spettacolo e il suo autore saranno oggetto di approfondimento nel corso dell’undicesimo incontro di “Doppia Scena”, il ciclo organizzato dallo Stabile in collaborazione con le Facoltà di Lettere e Lingue. L’appuntamento è per venerdì 21 aprile alle 11,30 nell’Aula A1 del Monastero dei Benedettini. Interverranno il direttore del TSC Orazio Torrisi e i protagonisti dello spettacolo; coordinerà Marilia Marchetti.



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