Pubblicato martedì 10 gennaio 2012.
Con un solo voto di differenza (11 a 10) e il ’si’ determinante dei leghisti Luca Paolini e Livio Follegot, la Giunta per le Autorizzazioni della Camera dice si’ all’arresto di Nicola Cosentino, il coordinatore campano del Pdl accusato di essere il referente politico del clan dei casalesi.
La decisione, che giovedi’ dovra’ passare il vaglio dell’Aula per diventare definitiva, spacca il centrodestra e segna un solco ancora piu’ profondo tra Pd e pannelliani visto che il radicale Maurizio Turco vota, insieme al Pdl, contro le manette per l’ex sottosegretario ("non c’e’ nulla di concreto o penalmente rilevante" nell’ordinanza di custodia cautelare).
Secondo quanto si apprende, infatti, Berlusconi sarebbe profondamente irritato con il Carroccio per la decisione presa nel vertice di ieri a Via Bellerio di dire ’si’ all’ arresto preventivo di Cosentino. E sarebbe da qualche giorno in stretto contatto con il ’suo’ deputato assicurandogli tutto il suo impegno per ’salvarlo’.
Non e’ come il caso di Alfonso Papa, (che ora di nuovo libero, sara’ presente in Aula giovedi’ ndr), perche’ il Cavaliere con Cosentino, insistono alcuni berlusconiani ’doc’, si sentirebbe piu’ "responsabile". "Colpiscono lui - avrebbe ammesso l’ex premier - perche’ in realta’ vogliono colpire me". Basta con questo giustizialismo, sarebbe stato ancora il suo sfogo, non si puo’ andare sempre avanti cosi’!
E che la rabbia nel Pdl sia palpabile, tanto da portare qualcuno a parlare di ’crisi di governo’ nel caso in cui Cosentino arrivasse a varcare davvero la soglia di Poggioreale, lo si capisce anche dal commento del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: "La Giunta - ha detto - ha commesso un errore gravissimo che ci auguriamo venga corretto in Aula. Se qualcuno pensa che operazioni di questo tipo non peggiorino il quadro e i rapporti politici sbaglia in modo profondo...".
La verita’, affermano altri pidiellini, e’ che quando si e’ passato il testimone a Monti, "su temi come quello di Cosentino si sarebbero dovute chiedere ed ottenere maggiori rassicurazioni" invece di pensare "solo ad alcuni...". Paolini, intanto, prende le distanze dalla decisione del suo partito di dire si’ alle manette per l’ex collega di coalizione: una decisione che, secondo Vincenzo D’Anna (PT), ha fatto di Cosentino "un prigioniero politico.
"In Giunta ho dovuto votare cosi’ - spiega - per disciplina di partito. Ma in Aula ognuno dovra’ votare secondo coscienza. E li’ si vedra’, perche’ il quadro accusatorio e’ davvero fragile". E ancora: "Io avrei fatto una relazione per dire che non c’era ’fumus persecutionis contro Cosentino? Veramente - confida al cronista - l’ho letto sui giornali. Per me il ’fumus’ c’e’ eccome!".
E che Paolini fosse un po’ l"anello debole’ della catena, nel Pdl lo si era capito sin dai giorni scorsi. Tanto che i berlusconiani oggi provano fino all’ultimo per convincerlo "a disobbedire" anche in Giunta, soprattutto nelle due ore di rinvio che si ottengono dopo il deposito di nuovi atti da parte di Cosentino.
"Ma - ha ammesso poi sconsolato Mario Pepe (Misto) - non c’e’ stato nulla da fare...". L’attesa ora e’ per il voto in Aula di giovedi’ che sara’ quasi certamente segreto. "Speriamo molto in ’ripensamenti’ ad esempio nell’Udc - si ammette nel Pdl - ben sapendo pero’ che ’rischi’ si corrono anche tra noi visto che non tutti i ’nostri’ in Campania lo amano particolarmente...".
Ma che il caso Cosentino ora sia "politico" e non tecnico, insiste ancora Paolini, lo dimostra il fatto che il 25 novembre 2009 la Camera lo salvo’ dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. "E Nino Lo Presti che oggi gli ha votato contro - ricorda il leghista - all’epoca gli fece da relatore e lo salvo"’. La Giunta nel 2009 disse ’no’ ai magistrati campani che ne chiedevano l’arresto con 11 ’no’, 6 si’ e l’astensione di Maurizio Turco.