Pubblicato domenica 30 gennaio 2005.
UN’ITALIA sempre più povera e sfiduciata, dove si fa fatica ad arrivare alla fine del mese e ci si rifugia sempre più spesso nell’acquisto a rate e nel gioco d’azzardo per integrare un reddito che non basta mai. È la foto di un Paese «confuso e abulico, che tentenna sulla strada da intraprendere», quella scattata dall’Eurispes nel Rapporto Italia 2005.
Un Paese, tuttavia, a cui «non difettano nè l’intelligenza, nè le risorse, nè la forza per uscire da questa situazione di stallo». Ciò che occorre, quindi, «è una forte assunzione di responsabilità della nostra classe dirigente». Insomma, «un progetto, una meta verso la quale dirigersi, una prospettiva unificante». «Il mondo gira, l’Italia no», ha osservato il presidente dell’Istituto Gian Maria Fara.
E il Governo «non ha preso il toro per le corna e non ha affrontato la situazione con il dovuto impegno, rifiutando di vedere le cose come stanno». Anche misure come la riforma fiscale, così, «sono arrivate in ritardo», dopo che in tre anni il potere d’acquisto ha perso il 24%. Quello che bisognava fare, invece, «era mettere i soldi in busta paga, aumentando le retribuzioni di almeno il 6-7%».
Economia di crinale, povertà dilaga. Industria che non compete, turismo alle prese con una delle crisi più profonde degli ultimi anni ed economia a cavallo tra la legalità e l’illegalità, dove regnano sommerso (ormai vicino al 28% del Pil, pari a 302 milioni di euro) ed evasione fiscale (134 miliardi nel 2004, che diventeranno 145 nel 2005). «Se non si blocca questa spirale perversa - dice Fara - vi è il rischio di dover assistere a una profonda trasformazione della nostra società nella quale a un ristretto ceto di privilegiati si contrapporrà un numero sempre più crescente di quasi poveri». Si tratta della cosiddetta «povertà in giacca e cravatta» dei ceti medi, che si aggiungono ai 14 milioni di individui già «sicuramente poveri o quasi poveri». Una situazione la cui via d’uscita non si trova: oltre metà degli italiani, in particolare al Sud, vede nero sulla situazione economica e si dice delusa per le scelte del Governo.
Logorati da inflazione, crolla potere acquisto. Gli italiani sono «logorati dall’inflazione» e, con un potere d’acquisto di salari e pensioni crollato nell’arco di tre anni, sono costretti a tagliare i beni voluttuari e hanno difficoltà anche nell’acquisto di beni indispensabili e di uso quotidiano. Il carovita, secondo l’Eurispes, tra il 2001 e il 2004 è cresciuto dell’8% annuo e così il potere d’acquisto di salari e pensioni è calato di oltre il 20% per operai e impiegati.
L’unico modo per integrare un reddito che non basta, quindi, è ricorrere agli acquisti a rate, per i quali si registra un boom: tuttavia, non ci si rivolge al credito al consumo per i beni voluttuari come viaggi e vestiti, bensì per quelli necessari come l’auto, l’elettrodomestico o i mobili. Anche se sono tanti quelli che, in alternativa, puntano sul gioco d’azzardo: 23 i miliardi spesi in scommesse nel 2004.
Emergenza rifiuti. L’Italia arretra su tanti fronti, ma non su quello dei rifiuti. Secondo i calcoli dell’Eurispes la produzione di spazzatura, tra il 2000 e il 2003, è cresciuta più rapidamente del Pil: +3,8% contro +2,4%. Con un campanello d’allarme che suona minaccioso: da qui a dieci anni l’emergenza rifiuti in Campania sarà un affare da 350 milioni di euro e «tanto denaro non può non alimentare le mire di chi in questi anni ha fatto affari sui rifiuti».
Campania maglia nera anche per criminalità.
È la Regione con il più alto numero di omicidi tra il ’99 e il 2003 (311 su 666), e Napoli spicca come la provincia in cui si registra il maggior numero (43% del totale) di denunce per reati assimilabili alle associazioni mafiose. Secondo l’Eurispes, ammonta a quasi 100 miliardi di euro il giro d’affari delle "quattro cupole" italiane nel 2004.
fonte: Il Tempo
GC