Pubblicato sabato 24 novembre 2007.
Per sei genitori su dieci meglio i figli in esilio che avvelenati dall’inquinamento industriale
“Nascere, vivere e morire in una zona ad alto rischio ambientale”. Arriva il primo rapporto di ricerca su atteggiamenti, comportamenti, ansie, paure e speranze della popolazione che vive nei pressi del petrolchimico più grande d’Europa
Oltre nove cittadini su dieci si sentono esposte a rischio ambientale. Più di sei su dieci considerano molto alto il pericolo che incombe su di loro. Il 61% ritiene che questo rischio sia cresciuto nel corso degli ultimi dieci anni, attribuendone la causa principalmente all’assenza di interventi (45%). Ma soprattutto, sei genitori su dieci preferiscono che i loro figli fuggano via lontano, anziché convivere con la paura che si ammalino o addirittura muoiano per effetto dell’inquinamento. Nove persone su dieci credono infatti che il rischio ambientale sia un grande pericolo per tutta la popolazione. Paure concrete, tanto che metà degli abitanti di queste zone conoscono personalmente persone che proprio a causa dell’inquinamento si sono ammalate.
È quanto emerge dallo studio “Nascere, Vivere e Morire in una zona ad alto rischio ambientale” commissionato dal Comune di Melilli (Siracusa) a Meta Comunicazione e condotto su un campione rappresentativo della popolazione di Augusta, Priolo, Melilli, Siracusa (il polo petrolchimico più grande d’Europa) di 615 tra uomini e donne dai 18 ai 65 anni.
“Noi amministratori abbiamo il dovere di capire – afferma Giuseppe Sorbello, Sindaco del Comune di Melilli (SR), quali sono le convinzioni dei cittadini, al fine di adottare tutti gli strumenti per trovare le risposte per migliorare la qualità della vita della città e del territorio. A maggior ragione quando si vive in una zona a potenziale rischio ambientale come appunto la nostra, che può essere assimilata alla miriade di altre zone che condividano i problemi dell’inquinamento industriale.”
Oltre nove persone su dieci si sentono esposte a rischio ambientale e per sei su dieci “è come vivere su una bomba pronta ad esplodere” e tutti sono a rischio
Ben il 62,9% degli intervistati pensa che il rischio sia molto alto, a cui si aggiunge il 30,8% che ritiene che sia “alto”. Una piccolissima minoranza degli intervistati pensa sia basso (4,5%) o molto basso (0,5%). Di fatto l’inquinamento viene vissuto come un rischio incombente, che coinvolge tutti, come ha risposto l’88%. Anche chi non vuole generalizzare ritiene che sia un grande rischio per alcune categorie più deboli, come bambini, anziani, malati (6,1%). In media il 4,3% tende a ritenere il rischio sia solo chi lavora a stretto contatto con le sostanze inquinanti, mentre solo l’1% pensa che in realtà non ci sia un reale e concreto rischio per alcuno.
Una situazione che negli anni non ha fatto altro che peggiorare, come confermano 6 intervistati su 10. Il 44,5% dice infatti che rispetto a dieci anni fa nel territorio il rischio di inquinamento sia maggiore perchè non si è fatto nulla (interventi,leggi,controlli), a cui si aggiunge il 16,7% che li ritiene maggiori perchè le aziende e i loro prodotti sono più inquinanti.
Il 21,7% parla di una situazione che in 10 anni è rimasta immutata, insomma non è peggiorata, ma sicuramente nemmeno migliorata, mentre il 12% pensa che il rischio è minore perchè si è intervenuto sul problema (anche con leggi, controlli). Solo per il 2,2% è minore perché le aziende e i loro prodotti sono meno inquinanti.
L’informazione? Troppo poca e derivante soprattutto dai media locali. Quasi la metà ne parla abitualmente in casa, e 6 su 10 sognano per i figli un futuro “altrove”
Ma come considerano l’informazione sui rischi e pericoli legati agli alti livelli d’inquinamento del territorio? Ben più di 6 intervistati su 10 (65,1%) ritengono che se ne parla troppo poco. Non sono tutti concordi su questo: secondo il 29,2% in realtà il livello di informazione è sufficiente e c’è persino chi (4,3%) dice che se ne parla anche troppo. In ogni caso le informazioni arrivano soprattutto dai media locali (stampa locale in primis, per il 33,9%, seguita dalle Tv locali, per il 29,6%). Ulteriore fonte di informazione sono amici e parenti (21,6%), mentre poco spazio viene dedicato a questi temi dai media nazionali (secondo il 16,7% se ne parla sulle reti televisive nazionali, mentre solo per il 7,6% se ne parla sulla stampa nazionale).
Malgrado un livello di informazione giudicato “insufficiente”, sui problemi legati al rischio ambientale e all’inquinamento, gli intervistati si tengono abbastanza informati (60,1%), ma c’è anche chi dice di tenersi molto informato (16,8%). Uno su cinque però preferisce informarsi il meno possibile (20,2%) o addirittura per niente (2,5%).
L’argomento della sofferenza del territorio e dei pericoli per i suoi abitanti è, comunque, tema di discussione abituale nella metà delle case della zona (47,8%), mentre il 40,7% dice che se ne parla solo in modo saltuario. Se il 2,8% dice che in casa non se ne parla mai, il 7,7% dice che si affronta l’argomento solo ed esclusivamente se accade qualche incidente.
Ma cosa li tiene legati ad un territorio che presenta elevati livelli di rischio per l’ambiente e la salute della popolazione? A prevalere tra le risposte è la “necessità”, più del legame con la propria terra. Il 51,2%, infatti, continua a viverci per necessità (lavoro,studio, famiglia), a cui si aggiunge il 5,7% che non saprebbe dove andare. Solo il 41,1% ha risposto “è la mia terra”, così come l’1,8% dice che si tratta solo di allarmi eccessivi.
E cosa sognano per il futuro dei loro figli e dei giovani? Quasi 6 su 10 vorrebbero vederli andare altrove, e se il 24,7% dice che vorrebbe che andassero a vivere altrove per avere migliori opportunità (soprattutto di lavoro), ben il 34,4% ha risposto che vorrebbe che “andassero a vivere altrove perchè qui la loro salute è a rischio”. Per il 22,5% non dovrebbero andarsene, per non abbandonare le proprie radici, e perché “qui si sta bene” (5,3%), ma c’è anche chi ritiene che un posto vale l’altro (10,2%).
La paura per la propria salute e per quella dei propri figli è un incubo quotidiano: uno su due ha visto qualcuno ammalarsi a causa dell’inquinamento. Servono subito bonifiche e vigilare sulle aziende
A suo parere nella zona in cui vive quali sono le due cose più urgenti da fare per migliorare le condizioni del territorio e la salute delle persone? Per il 45,4% serve un intervento radicale, volto a bonificare il territorio da rifiuti e sostanze tossiche. Non basta, serve maggiore vigilanza sulle aziende e sulle loro attività, perché non continuino ad inquinare (34,6%), ma bisogna intervenire subito sulle grandi aree industriali dimesse (25,2%). Sono poi in molti a chiedere che si chiudano o si spostino le industrie a rischio (22,3%), o che si proceda a riconvertire l’attività delle industrie a rischio (18,1%).
Chi sono i principali soggetti che dovrebbero intervenire per risanare l’ambiente dai danni recati negli anni? Per uno su due (53,5%) non ci sono dubbi, a dover intervenire deve essere lo Stato centrale (Governo e Ministeri). Maggiori interventi si aspettano anche dalle stesse industrie (28,9%). In ogni caso il livello di allarme della popolazione è altissimo, come dimostra il fatto che alla domanda “un familiare, un amico o lei stesso, ha mai avuto problemi di salute che si possano far risalire all’inquinamento del territorio?”, ben il 49,4% ha risposto affermativamente. Oltre un quinto dei residenti (20,7%), infatti, sente la necessità di sottoporsi regolarmente ad esami specialistici, oltre a quelli di routine, perché si sente esposta a rischi sanitari ben precisi derivanti dall’inquinamento dell’area. Ma lo fanno come scelta personale, anche perché, secondo il 60,3%, le istituzioni non promuovono il controllo della salute da parte dei cittadini (o lo fanno in modo appena sufficiente, come sostiene il 30,1%).
Cosa si dovrebbe fare per spingere le persone a controllare la loro salute con maggiore regolarità e scrupolo, soprattutto in un’area a rischio? Il primo passo sarebbe sicuramente quello di informare di più i cittadini sui rischi per la salute derivanti dall’inquinamento (44,1%), ma servirebbe anche favorire controlli per la salute gratuiti (43,7%). Il 26% si accontenterebbe di migliorare le strutture sanitarie (tempi di erogazione delle prestazioni,orari/luoghi/giorni della settimana, ecc.), ma non si dovrebbe prescindere nemmeno dal parlare di questi problemi in televisione/sui giornali (10,6%) e con campagne di informazione nelle scuole (8,9%).
Il tutto poi dovrebbe partire da cambiamenti a livello territoriale: dal promuovere lo sviluppo di attività industriali non inquinanti (74,8%) al chiudere tutte le attività industriali che inquinano (17,5%). Una minoranza, ma pur sempre presente, sostiene invece che è prioritario continuare a mantenere industrie che garantiscono il lavoro (4,3%).
Resta il fatto che le aziende dovrebbero migliorare la sicurezza degli impianti e non inquinare (65,5%), ma anche provvedere periodicamente a risanare le aree in cui operano (20,4%), oltre a pagare per rimediare ai danni provocati (12,1%).
“ L’inquinamento lascia dei segni profondi, delle ferite difficili da sanare. E non si tratta solo degli effetti che rimangono nel territorio, nell’aria, nell’acqua e che vengono trasformati in veleno.
L’inquinamento lascia il proprio segno nel vissuto di chi, sul territorio ferito, vive e lavora. Ecco perché crediamo che non si debba intervenire solo sulle cause dell’inquinamento e che non sia sufficiente bonificare l’ambiente.
Piuttosto bisogna curare il sentire dei cittadini che quotidianamente convivono con questa situazione. Per questo il convegno vuole essere un primo passo, l’inizio di un percorso volto a conoscere le paure, le ansie e i disagi dei cittadini e deve portare ad interventi concreti sulle soluzioni da adottare.
Sanare un territorio significa renderlo un luogo dove poter vivere e crescere i propri figli, ed è proprio questo che vogliamo non solo per il comune di Melilli ma per tutta l’area del petrolchimico.
Questo è l’impegno che tutti noi dobbiamo assumerci nei confronti dei nostri concittadini e dei nostri figli.”
Giuseppe Sorbello, Sindaco di Melilli.
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