Pubblicato domenica 12 dicembre 2004.
L’Isolotto compie 50 anni: una ricorrenza che festeggiano - con discrezione, come al solito - le comunità cristiane di base, ma che vale la pena che ricordino tutti gli italiani, cristiani e non. Per l’occasione la comunità dell’Isolotto ha organizzato una mostra fotografica che rappresenta un prezioso compendio di storia italiana (la si può vedere anche nel notiziario, via degli Aceri 1, 50142 Firenze; comis@videosoft.it). Titolo significativo: «La città oltre le mura. 50 anni verso il futuro». 50 anni di grande interesse, vissuti veramente «oltre le mura», le mura dei «palazzi» del potere, sia di quello politico che di quello ecclesiastico. Ma in buona, ottima, compagnia. Nelle foto della mostra rivivono volti - e parole - di grande interesse per quella storia, che è anche la nostra. Non soltanto Enzo Mazzi, le cui parole i lettori del manifesto conoscono bene. Ma anche Giorgio La Pira, che il 6 novembre 1954, da sindaco di Firenze, consegna le chiavi dei primi appartamenti dell’Isolotto: anche il cardinale Elia della Costa che insieme alle chiavi consegna un’utopia: «la pace è opera della giustizia». Fra i tanti protagonisti, padre Balducci. E la gente, tanta gente che è la vera protagonista di un quartiere - e insieme di una chiesa - «oltre le mura».
Questa è infatti la caratteristica che spiega la storia dell’Isolotto e la proietta verso il futuro: «oltre». Al di là, cioè, delle mura che chiudono, isolano, distinguono, dividono. Al di là delle mura del tempio, della casa, dei palazzi. Apertura, dunque. Porte sempre aperte verso la piazza - non a caso la comunità celebra in piazza l’eucarestia - ma anche verso tutti gli abitanti, a prescindere dalla loro fede religiosa, dal loro livello sociale, dalle loro convinzioni politiche, culturali. Verso gli «altri», quelli che in quella piazza non vengono, verso la storia. Come questo mezzo secolo ha dimostrato.
«L’Isolotto - si legge nella presentazione della mostra - vive da protagonista l’incontro fra la cultura operaia e la cultura del territorio, la lotta per la pace in tempo di guerra fredda, la gestazione della `Chiesa Popolo di Dio’, le tante esperienze di base nelle periferie del mondo, le riforme avviate dal Concilio Vaticano II, i movimenti del 68-69 e la trasformazione sociale»: un vero rapido compendio di storia. Ma anche «il ruolo positivo della partecipazione democratica, la costituzione dei quartieri... l’orizzonte sempre aperto».
Aperto anche al futuro: lo ha confermato l’incontro ecumenico laico-religioso in piazza dell’Isolotto in occasione del forum sociale europeo di Firenze nel 2002. L’esodo «oltre i confini» deve continuare. Un altro segno: il laboratorio creato insieme da donne dell’Isolotto e donne rom.
Non sarà facile: i mass media non amano guardare «al di là delle mura». Il mezzo secolo trascorso, comunque spinge a guardare al futuro con speranza. Chi l’avrebbe detto, cinquanta anni fa?
Fonte: Il manifesto, 5 dicembre 2004. Articolo di Filippo Gentiloni