Pubblicato domenica 13 gennaio 2008.
CATANIA – Cresce l’interesse per “Doppia scena”, il ciclo di approfondimenti dedicato agli spettacoli in scena al Teatro Stabile e realizzato in collaborazione con le Facoltà di Lettere e Filosofia e di Lingue e Letterature straniere nell’ambito del Protocollo d’intesa firmato con l’Università di Catania. Il prossimo appuntamento, fissato per martedì 15 gennaio, alle ore 10,30, nel Coro di notte del Monastero dei Benedettini, sarà incentrato sul testo e la messinscena di ‘U Ciclopu, preziosa traduzione di Luigi Pirandello in lingua siciliana del dramma satiresco di Euripide, l’unico giunto fino a noi per intero.
Interverrà all’incontro Vincenzo Pirrotta, regista e protagonista di questa nuova produzione realizzata dallo Stabile in collaborazione con l’Istituto Nazionale del Dramma Antico, in scena al Verga fino al 23 gennaio. Coordinerà Carmelo Crimi, docente di Lingua greca. La messinscena affonda le radici nel mito, nel segno fortemente identitario che caratterizza da sempre lo Stabile etneo, in una costante ricerca delle proprie sorgenti culturali. Il “cuntista” palermitano, nativo di Partinico, recupera qui sonorità arcaiche dell’entroterra siciliano. Con la sua passione e la fisicità dirompente, propone una rivisitazione tutta personale, profondamente innovata rispetto alla versione presentata qualche anno fa all’Inda e che ha consacrato Pirrotta “uomo nuovo del teatro italiano”, simbolo di una sicilianità classica reinterpretata a tinte forti e disperatamente moderna.
“Questo Ciclopu - ribadisce l’artista – ha molto di nuovo, soprattutto nell’impiego della diatonalità che il coro utilizza nei suoi interventi cantati, così come emerge la ricerca da me fatta sui canti dei contadini della zona di Partinico e dei carcerati della Vicaria palermitana”. Altra importante novità è il palcoscenico al chiuso, che sostituisce il luogo all’aperto: una trasformazione di grande impatto per il pubblico che quasi sprofonda, ‘costretto’ dalla delimitazione dello spazio ad un’immersione totale.
Il “cuntista” Pirrotta, che aveva già affascinato alla scorsa Biennale di Venezia con la rilettura delle Eumenidi, torna a stupire con uno spettacolo colmo d’invenzione e di felicità creativa, guidato come Euripide da un’ironia beffarda su quanto Omero ci ha raccontato con travolgente pathos. Fra l’urlo lacerante dei satiri, fra sirene che incantano i naviganti, si svolge il rito tragicomico dell’orrido pasto umano di Polifemo, gigante pazzo e malinconico. Il furbo Ulisse, provato ma anche fortificato dalla sua lunga odissea, concepisce così il progetto di eliminare il trucido Ciclope. E Pirrotta crea personaggi che si ricordano: il rincitrullito, stizzoso Polifemo di Giovanni Calcagno, la maschera crudele e pavida del capo dei satiri Sileno (Filippo Luna), fino al buon Ulisse interpretato dallo stesso Pirrotta, artista versatile, che ha ricevuto nel 2005 il premio come miglior autore, attore e regista emergente assegnatogli dall’Associazione Nazionale Critici di Teatro, proprio per la magistrale riscrittura delle Eumenidi, nella traduzione di Pasolini, e la messa in scena di ’U Ciclopu.