Pubblicato venerdì 29 ottobre 2010.
ARCI CATANIA VI INVITA A PARTECIPARE ALLA SEGUENTE INIZIATIVA
FESTA DEL TEATRO 2010 -TEATRO IN MARCIA-
31 ottobre 2010 - FESTA DEL TEATRO
Librino: teatranti in marcia dalla Porta della Bellezza (viale Castagnola)
a Teatro Moncada
La Festa del Teatro è una manifestazione che l’Arci dal 1998 ripete il 31 ottobre di ogni anno – anniversario della morte di Eduardo De Filippo.
Quest’anno alla voglia di festeggiare il Teatro e le infinite opportunità che quest’arte offre uniamo l’emergenza di salvare i teatranti dall’abbandono e dall’assenza di politiche culturali. Tutti gli addetti del settore boccheggiano cercando di sopravvivere ai tagli che da varie parti colpiscono la cultura e alla riduzione di spazi liberi e condivisi in cui esibirsi.
L’enorme sviluppo dei mezzi di comunicazione che ha favorito e accompagnato la globalizzazione dei mercati avrebbe potuto consentire maggiore apertura e confronto fra le culture, invece si sta traducendo nella crescente chiusura in se stesse di società incapaci di dialogare, travolte senza rispetto dall’omologazione alla cultura dominante.
C’è bisogno di rompere definitivamente il muro del pensiero unico. L’accesso alle conoscenze è la chiave di una possibile strategia dei diritti universali perché è lo strumento che sostiene le comunità locali nel loro sforzo di comprendere le trasformazioni, elaborare la complessità del nuovo tempo, riappropriarsi della propria storia, dei propri saperi, dei propri patrimoni ambientali. Il Teatro come strumento comunicativo e sociale è alla base di tutto ciò perché la formazione e la crescita culturale creano consapevolezza, partecipazione, aprono spazi di democrazia, contrastano l’esclusione sociale, offrono qualità di vita. Il Teatro è un bene comune che va difeso dall’aggressività del mercato, dalla mercificazione dei saperi, dal tentativo di privatizzare gli strumenti che favoriscono la circolazione delle conoscenze e delle idee. Una nuova strategia dei diritti di cittadinanza non può prescindere dai diritti culturali, dall’esigenza di rilanciare il valore pubblico del sapere, investire nel sapere collettivo, nella formazione permanente lungo tutto l’arco della vita, nell’educazione popolare. Nelle politiche pubbliche locali e nazionali, le opportunità e gli strumenti per la cultura devono essere fra le priorità di un moderno sistema di welfare.
LA CULTURA E’ FUTURO
I tagli ai finanziamenti pubblici, motivati dalla crisi economica, per tutto il settore culturale (cinema, teatro, lirica, musica, scuola, università, fondazioni, istituti, ricerca), dimostrano nell’esiguità del risultato sul piano economico generale, la mancanza di una visione strategica del futuro di tutto il paese, che nel mondo può esportare soprattutto cultura, il patrimonio di cui è più ricca. Inevitabilmente i tagli al Fondo Unico dello spettacolo hanno messo in crisi realtà consolidate come i teatri stabili, quei teatri che hanno sempre avuto grandi sostegni economici e che ora devono rifare i conti con un modo diverso di gestire le risorse e le maestranze. Intanto, già da un po’ di tempo, le più o meno piccole realtà teatrali locali, fuori dai grandi finanziamenti pubblici, hanno dovuto affrontare i progressivi tagli ai fondi degli assessorati alla cultura comunali, provinciali e regionali.
La vita culturale, la conoscenza, la ricerca vanno potenziati e rilanciati. In Europa si investe per la cultura intorno al 1,5 percento di PIL, in Italia solo lo 0,3 per cento. E quando c’è bisogno di tagliare le spese, è sempre da qui che si comincia!
Costruire una politica per la cultura vuol dire chiedere allo Stato che investa nella produzione creativa, nella formazione professionale e artistica, nella ricerca, nei saperi, in nuove politiche di distribuzione e diffusione del prodotto culturale. Vuol dire pensare e attuare leggi che garantiscano insieme libertà e pluralità di voci. Vuol dire sostenere, in una parola, libertà di culture e libertà di informazione e comunicazione.
CHIAMATA ALLE ARTI!
Questo è un appello a tutti i teatranti, i saltimbanchi, i burattinai, i tecnici audio e video, gli attrezzisti, i registi, gli attori, gli spettatori che almeno una volta innanzi a uno spettacolo hanno provato un’emozione, a tutti quelli che lavorano con il teatro in tutte le sue forme e che qui a Catania e in Sicilia operano e provano a fare teatro. Forse per la prima volta la cultura viene attaccata da troppi fronti contemporaneamente, dal taglio al Fondo Unico per lo Spettacolo allo scempio sistematico alla ricerca e alla scuola. Molti operatori del settore sono con l’acqua alla gola! Vorremmo esprimere il nostro dissenso per l’assenza di politiche culturali, di spazi aperti ed accessibili al teatro e ai suoi lavoratori. Scendiamo in strada e nella forma artistica che ci è più naturale raccontiamo la nostra protesta e promuoviamo il nostro lavoro.
Il luogo che abbiamo scelto per fare la nostra marcia di protesta è in un quartiere simbolo delle promesse mai mantenute, Librino, e conduce dalla “Porta della Bellezza” a quel che resta del Teatro Moncada, le cui macerie raccontano la storia tutta catanese (o forse tutta siciliana?) del fare e disfare i beni pubblici senza mai programmare e gestire. Con la speranza che la fenice rinasca dalle sue ceneri.
Fermamente dichiariamo di essere:
PER una politica che individui proprio nella cultura, nella formazione e nella
ricerca il settore strategico su cui investire massicciamente per accelerare l’uscita dalla crisi e per un rilancio intelligente e qualificato dell’Italia nel mondo
PER lo sviluppo ed il sostegno delle energie creative presenti nel Paese
PER la diffusione delle opere e la circolazione delle idee
PER una reale libertà d’informazione e per una legislazione che non limiti il diritto dei cittadini di essere informati
PER lo sviluppo di una coscienza critica, da attuare a partire dalla scuola
dell’obbligo
PER la rapida approvazione di leggi di sistema nei settori di cinema, audiovisivo, spettacolo dal vivo, enti lirico-sinfonici, che garantiscano trasparenza, affidabilità delle risorse, la loro ottimizzazione e l’eliminazione degli sprechi
PER il rifinanziamento dell’intervento pubblico, unito al reperimento di nuove risorse che rendano la cultura autonoma
PER il pieno riconoscimento ai cittadini italiani del diritto a nutrirsi di cultura, di spettacoli, di arte, di tutto ciò che è bello e arricchisce lo spirito.