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Io sono con te

di Dario Adamo - venerdì 19 novembre 2010 - 4658 letture

L’educazione di un figlio rientra indiscutibilmente tra i doveri più complessi ed insieme entusiasmanti della vita di una donna: costantemente in bilico tra l’istinto a reprimere i comportamenti meno appropriati e la materna consapevolezza che crescere significa, in fondo, sbagliare, la madre assume in sé la responsabilità dello sviluppo di un giovane uomo o di una futura donna, con tutti i dubbi e le perplessità del caso. Cosa significa dunque essere madre, umana e terrena, del figlio di Dio?

Se la storia è estremamente vecchia e notevolmente conosciuta, ciò che cambia in questo film è senza dubbio il punto di vista: tutti conoscono anche per sommi tratti la figura di Maria di Nazareth, la vergine divenuta madre di Gesù per volontà divina, donna pia e immacolata e moglie del falegname Giuseppe, ma pochi si sono preoccupati di indagare quali fossero i modelli pedagogici, le scelte educative e dunque i gesti quotidiani che hanno caratterizzato e influenzato la formazione di Gesù.

Guido Chiesa, regista noto ai più per film quali Il Partigiano Johnny e Lavorare con lentezza, nella precisa intenzione di scansare il rischio della favoletta a sfondo natalizio/religioso (e riuscendoci), parte da un’ipotesi tanto peculiare quanto profonda e intrinsecamente rischiosa: che la profonda umanità di Gesù derivi forse da un’infanzia vissuta all’insegna della libertà individuale e della fiducia nell’umanità di cui Maria è stata fautrice insieme al marito Giuseppe? Per estensione: che il segreto dell’autentica libertà dell’uomo abbia in qualche modo a che fare con l’educazione che si riceve da bambini?

Basato principalmente sul vangelo secondo Luca (che dei quattro è quello che contiene maggiori elementi sulla nascita di Gesù e sulla figura di Maria), ma anche su alcuni testi apocrifi e fortemente influenzato da contributi offerti da alcuni psicoterapeuti e intellettuali contemporanei, Io sono con te è indubbiamente un’opera coraggiosa che mira a ribaltare l’immagine classica di Maria, offrendone al pubblico una decisamente nuova, una donna coraggiosa e responsabile delle sue scelte, ma non per questo irreale o fantomatica. Lo scarto esiste, ma risulta assolutamente accettabile giacché si limita ad approfondire e non a contraddire un rapporto (madre Maria – figlio Gesù) scarsamente indagato e in fondo poco conosciuto, generando inoltre una riflessione più ampia sull’educazione dei figli e sulla relazione, insita nel rapporto genitori-prole, tra obbedienza e fiducia.

Girato in Tunisia, il film di Guido Chiesa, interpretato tra gli altri anche da Fabrizio Gifuni, Giorgio Colangeli e Carlo Cecchi verrà distribuito nelle sale a partire da venerdì 19 novembre con un unico, grande difetto: un doppiaggio italiano piuttosto carente che danneggia peraltro la qualità complessiva dell’opera.


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