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Che Gloria! sia con voi

Gloria! / regia di Margherita Vicario. - Italia/Svizzera, 2024. - 105 minuti.

di Sergej - sabato 11 maggio 2024 - 1827 letture

“La vera gloria consiste nel fare ciò che merita di essere scritto, nello scrivere ciò che merita di essere letto; e nel vivere in modo da rendere il mondo più felice per il fatto che ci stiamo vivendo” pare abbia tramandato Plinio il Vecchio. L’esordio alla regia di Margherita Vicario, “Gloria!” è promettente e il film vale la pena d’essere visto. Vicario è stata attrice, cantautrice, e ora anche regista [1]. Si avvale per questo film del contorno di una serie di attori e autori del mondo dello spettacolo come Paolo Rossi, Elio (sì, “quello delle Storie Tese”), Natalino Balasso a cui vogliamo tutti bene. Anche qui, come sempre, Paolo Rossi recita come un plumcake al ribes - ma gli vogliamo bene lo stesso. Soprattutto, al centro, sono una domestica e un gruppo di ragazze di un orfanotrofio e istituto musicale femminile nel Veneto di fine Settecento. Le interpreti sono davvero brave, molto bene “individuate” caratterialmente e ognuna con le proprie storie. Soprattutto la protagonista Teresa (interpretata da Galatea Bellugi) che è una serva, dunque esclusa dal “cerchio magico” delle novizie musiciste; esclusa anche dalla parola - è “serva muta”; esclusa dalla maternità (il suo tormento è il bambino che ha partorito e che è finito a una famiglia facoltosa…). Nel corso del film il percorso di Teresa è quello di liberarsi progressivamente, ma con tenacia, combattendo la propria stessa ottusità e l’ottusità del mondo e della storia che la circonda, conquistando i suoi spazi di identità e di liberazione (la sua libertà). È una cosa che avviene, ed è il pregio del film, tutto nelle piccole cose, nella quotidianità di un mondo ristretto e povero, e in cui sono fortissime le discriminazioni di classe economiche e di genere. Alle protagoniste del film il compito di “eroine”, agli altri comprimari che si barcamenano nelle loro vite e nella storia del passato. Il film non a caso è ambientato in una faglia, in un momento di passaggio dal vecchio al nuovo - come del resto sentiamo di essere noi in questo momento. L’elemento tecnologico interviene a rompere l’equilibrio instabile del passato. Qui è un pianoforte, oggetto rivoluzionario per la musica e angolo di svolta che innesca e si innesca nella narrazione del film.

Dal punto di vista cinematografico, molto bello l’incipit - con la scena dei “suoni” e dei ritmi che Teresa ricava dagli atti domestici e quotidiani.

Vicario ha dichiarato [2] che il film "ha la musica come protagonista" e "usa la musica come linguaggio narrativo", spiegando che l’idea alla base della sceneggiatura è nata dalla volontà di far conoscere a un pubblico più ampio la storia delle donne musiciste e compositrici vissute in diversi orfanotrofi italiani fra il XV e il XVII secolo, fra cui le collaboratrici del compositore Antonio Vivaldi:

«Durante la sua vita, [Vivaldi] mantenne collaborazioni con vari gruppi [di musiciste], lavorando gomito a gomito con circa 300 orfane divise in varie istituzioni, con gruppi di un’ottantina di componenti. Una sorta di orchestra. Gli storici sostengono che la sua musica venne profondamente influenzata da questa collaborazione: secondo alcuni, parte dei componimenti di quelle ragazze filtrò nel suo corpus. [...] Quando ho scoperto questa storia, [...] ho cominciato a documentarmi sempre più. Mi faceva impressione come per identificare alcuni compositori non serva nemmeno il cognome (Ludwig! Wolfgang!), e invece personalità come Francesca Caccini da Mantova [siano] praticamente sconosciute.

[...]

All’inizio io e Anita Rivaroli, la co-sceneggiatrice del film, abbiamo tribolato parecchio proprio per la mancanza di testimonianze storiche. Gloria! racconta la vita musicale di centinaia di donne chiuse in conventi e orfanotrofi dal XV secolo fino all’editto napoleonico nel 1807, che chiuse queste istituzioni. Il film è ambientato nel 1800 perché amo quel contesto storico, la musica che le donne crearono in quell’epoca. O almeno, la poca che è sopravvissuta. È impossibile immaginare che tra queste centinaia di donne non ce ne fossero di più con aspirazioni da compositrici, di cui non ci è rimasto nulla» [3]

Tutte molto brave dicevamo le co-protagoniste, oltre al personaggio di Teresa: Lucia (Carlotta Gamba), Bettina (Veronica Lucchesi, cantante iconica de La Rappresentante di Lista), Marietta (Maria Vittoria Dallasta), Prudenza (Sara Mafodda). Nel complesso, a parte qualche incongruenza, e mi sembra anche il momento clou - la sarabanda carnevalesca con i ritmi brasiliani assolutamente da “ritorno al futuro” o da incidente spazio-temporale tipico di un film di fantascienza, assolutamente incongruo ma necessario come enfasi stilistica della storia, proprio come il punto esclamativo del titolo - film gradevole e caricato ideologicamente dall’epifania monoculturale che esclude dal proprio orizzonte tutti gli altri. Il titolo naturalmente non rimanda alla canzone ansimante di Umberto Tozzi, né al libro di Giuseppe Berto (dove appunto manca l’esclamativo) come qualche tarato mentale poteva pensare prima di vedere il film.

Diceva Vittorio Gassman nel film “L’armata Bracaleone” dove interpretava il gaddiano Brancaleone da Norcia: “All’erta, miei prodi! Vi siete finora coperti di merda! Copritevi oggi di gloria!”

[1] Ha avuto anche il tempo di essere nipote di Rossana Podestà. La bio di Vicario su Wikipedia.

[2] Vedi: Wikipedia.

[3] Vedi: Wikipedia.


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