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L’insostenibile leggerezza di Bert

Parliamo della serie tv "Fallout", e del mondo in cui stiamo vivendo. Il futuro distopico sembra incombere sempre più minaccioso e terrorizzante in barba ai giornalisti benpensanti che sorridono beati...

di Evaristo Lodi - sabato 27 aprile 2024 - 544 letture

Pochi giorni fa volevo rimanere aggiornato sulle vicende mediorientali che, dopo l’attacco iraniano in territorio d’Israele, sembrava stessero precipitando verso l’ennesima espansione della guerra mondiale a pezzi.

La trasmissione televisiva cercava di scandire i minuti che separavano dal pronunciamento del governo israeliano e dalle reazioni internazionali che si affacciavano timorose.

L’attesa mi è sembrata assolutamente inutile, come ormai l’informazione dominante sembra essere, soprattutto quando vuole segnalare gli sviluppi degli avvenimenti minuto per minuto. Oggi le reazioni del grande gioco mediorientale sono materia di cronaca.

L’informazione italiana, filo-occidentale e benpensante si nutre di un’estenuante inutilità in quanto non fa che ripetere continuamente notizie già date, senza proporre alcuna visione della realtà che abbia una qualche valenza predittiva e un’analisi razionale che possa sciogliere i forti dubbi incombenti. Per poter fare questo dovrebbe avere una conoscenza degli avvenimenti pregressi, a livello storico, di almeno uno o un paio di secoli. Gli esperti che, di volta in volta, vengono interpellati si guardano bene dal fare previsioni nette e inappellabili, consci come sono che, in questi casi, l’astrologia e gli oroscopi sono una pratica assolutamente nefasta.

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Fallout, immagine dal videogame - Image credit Bethesda

Da un paio d’anni, da quando la Russia ha invaso la neonata (trent’anni non sono certo un lungo periodo per definire una nazione, uno stato, un popolo) repubblica indipendente d’Ucraina, si parla sommessamente della possibilità di essere trascinati in una guerra nucleare.

Nel mio periodo di leva obbligatoria, ricordo di quando, con mio stupore misto a ironica rassegnazione, mi volevano convincere che un’efficace difesa dal fallout radioattivo era quella di scavare una buca per terra, rifugiarvisi dentro e stendere un telo di plastica, in dotazione, a mo’ di tetto, sotto cui dormire sonni tranquilli. In classe spesso faccio vedere un breve filmato, contenente anche un cartone animato che, negli anni Cinquanta, spiegava agli studenti della scuola americana come difendersi dall’esplosione atomica [1].

Non possiamo fare come Bert: nasconderci dentro al nostro carapace o, peggio ancora, dietro a uno stuzzicadenti: una guerra nucleare oggi porterebbe alla distruzione dell’umanità come la conosciamo e avrebbe conseguenze inimmaginabili per coloro che avrebbero la fortuna di sopravvivere.

Un’identità sorge spontanea dalla mia mente: ascoltare l’inutilità dei risultati elettorali che, in questi giorni, sovrastano gli echi delle guerre. Anche se la percentuale dei votanti è scesa al di sotto del 50% sono tutti lì a snocciolare cifre e a raccogliere le interviste dei politici che provano ad infervorarsi sia per una vittoria risicata sia per una sconfitta altrettanto risicata.

Per questo senso di inutilità, all’improvviso ho deciso di cambiare canale e di godermi la visione dell’ennesima serie televisiva che ci propone un futuro distopico, dopo il disastro di una guerra nucleare. Sono sempre stato appassionato di fantascienza e i possibili futuri mi hanno sempre suscitato un’innata curiosità. In questo caso però la curiosità si è scontrata con l’inutile realtà informativa che avevo lasciato, causando in me un’insinuante angoscia.

La serie TV in questione, “Fallout” [2], non è certo un capolavoro ma ben confezionata in ogni suo elemento, compresa l’accattivante colonna sonora. Tiene desta l’attenzione dello spettatore e si rifugia, come ormai di consueto, nelle risorse inaspettate delle nuove generazioni. L’autoironia e il gusto per il genere splatter fanno da cornice alla vicenda che sortisce una sorta di attesa, densa di tensione, fra una puntata e l’altra.

Ebbene l’inizio di Fallout ci inquadra il volto di una bambina che, fino a un momento prima, rimaneva affascinata e felice di poter essere coccolata dal padre durante la sua festa di compleanno mentre, un attimo dopo, sul suo volto si dipinge una smorfia di terrore assoluto per lo scoppio della Bomba.

Il futuro distopico sembra incombere sempre più minaccioso e terrorizzante in barba ai giornalisti benpensanti che sorridono beati e che sembrano usciti da un Vault di Fallout e/o da un spot pubblicitario che invade le nostre vite e le contamina inevitabilmente e che, qualunque cosa reclamizzi, sprizza falsa felicità nella nostra mentalità consumistica. L’unico scopo di quei giornalisti, forse ignari del fatto che sia loro imposto, è quello di rassicurarci e di sostenere che “tutto va bene”.

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Fallout, la serie tv

[1] Vedi su Youtube, “Duck And Cover (1951) Bert The Turtle”

[2] Nata dall’omonimo videogioco del 1997 e che segue altre serie distopiche di successo come Halo e The Last of Us, quest’ultima sicuramente più strutturata della prima anche se lascia troppo spazio ai morti viventi che ormai stanno invadendo le serie televisive.


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