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The Fountain of Salmacis

Rispolveriamo un capolavoro dei Genesis per raccontarvi un’altra storia di inciviltà amministrativa dei nostri comuni.

di Piero Buscemi - mercoledì 18 aprile 2018 - 5611 letture

Un po’ per nostalgia, un po’ perché spunti del recente presente della nostra vita cittadina sono sempre più difficili da reperire, abbiamo deciso di rispolverare dal cellophane un caposaldo della discografia dei Genesis, gruppo rock britannico alla nostra testata molto caro.

Ci sembrava calzante il titolo di questa canzone, presa a prestito dall’album Nursery Crime del 1971. La canzone, come un viaggio onirico, forse l’unico che ci è rimasto di intraprendere, ci parla di monti, grotte fantastiche, figli di dei, di acque impetuose che disturbano la tranquillità della ninfa naiade Salmace e il suo amore per il dio Ermafrodito.

Ci siamo sentiti trascinati in questi viaggi musicali che i Genesis hanno saputo creare quasi cinquanta anni fa. E’ stato sufficiente passeggiare per le vie delle nostre città o, più semplicemente, in quelle dei piccoli centri siciliani. Noi lo abbiamo fatto tra i paesini della riviera jonica messinese, per provare a verificare se l’unica consolazione per le perdite delle cose più semplici ma vitali, che le nostre amministrazioni stanno abusivamente debellando, fosse rifugiarsi nella favola di una canzone.

Si, perché, se di acqua che vogliamo parlare, a parte i milioni di metri cubi di acqua marina che le nostre coste offrono ai turisti ogni anno, quella che rappresenta un buon 70% del nostro organismo e l’essenza stessa della vita, è diventata merce rara. O, piuttosto, merce da vendere a discapito del tanto decantato bene pubblico.

Chi ha qualche capello bianco, e ha vissuto da queste parti, avrà sicuramente a mente le innumerevoli fontane dislocate in vari angoli delle strade, o a ridosso di qualche chiesa antica, dalle quali i cittadini attingevano con libertà, rivendicando l’unico vero simbolo di emancipazione collettiva, di fronte agli eterni abusi e soprusi dei gestori del potere.

Un giorno, quasi nel mezzo della distrazione collettiva che ha assalito gli abitanti di queste zone in maniera irreversibile, le fontane pubbliche sono di giorno in giorno state rimosse, o più delicatamente, chiuse. Il danno, in questi termini, sarebbe già stato sufficiente per risvegliare le coscienze e le reazioni di un popolo normale, magari tranquillo ma non disposto ad accettare passivamente qualsiasi vessazione proposta dagli amministratori. Così non è stato, purtroppo. Ma, come e d’uso in questi casi, ci sono sempre elementi aggravanti che, addirittura, vengono spacciati come interventi a beneficio della collettività.

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Casa blu

Ed ecco che, allo sparire delle fontane pubbliche, in proporzione e magicamente, più dei versi dei Genesis, sono spuntate sul territorio le Case Blu, o in alcuni casi, chiamate le Case dell’acqua. Sembra un paradosso, ma abbiamo sufficiente colmo l’archivio delle prepotenze subite dai siciliani nei secoli e, in maniera copiosa, molto pelo sullo stomaco da rivendicare, per poterci ancora sorprendere del passivo atteggiamento dei concittadini di fronte a queste novità progressiste che, invece, sembrano riportarci indietro nel tempo sulla scala dei diritti conquistati dai nostri predecessori, spesso anche con il sangue.

Il paradosso, poi, è proprio riscontrare che, per accedere ad un bene pubblico come l’acqua, si debba ricorrere a queste assurde Case che, non lo si dimentichi, prevedono il prelievo dell’acqua pagandola ad un tot al litro con lievi maggiorazioni se desideriamo prelevarla con aggiunta di anidride carbonica.

Si tratta di pochi centesimi di euro al litro che, inspiegabilmente moltissimi cittadini sono disposti a pagare per attingere a quella che viene spacciata per acqua pura e sicura e che infonde una maggiore sicurezza se si dovesse prelevarla direttamente dai rubinetti di casa. Una scelta alquanto discutibile, se consideriamo che l’acqua distribuita a pagamento dalle Case è la stessa che circola nell’impianto cittadino e che finisce nelle nostre case.

Le spiegazioni affisse sulle pareti di queste Case, di solito contengono queste informazione essenziali, che dovrebbero giustificare i benefici del loro utilizzo:

- microflitrata, in modo da catturare tutte le microparticelle in sospensione presenti ed eliminare il sapore di cloro tipico "dell’acqua del rubinetto";

- refrigerata, in modo da renderla subito utile al consumo anche nei mesi più caldi dell’anno;

- erogata in versione naturale e gassata.

Non ci sembrano, a nostro avviso, delle motivazioni determinanti per ricorrere a questo servizio a pagamento. Diversi studi, condotti anche da associazioni di consumatori, hanno messo in dubbio il beneficio che questo genere di trattamento subito dall’acqua, sia davvero salutare per il nostro organismo. Rimandiamo i lettori a liberi approfondimenti sui canali informativi presenti su internet sull’argomento.

Ci limitiamo ad evidenziare che, appare banale pure sottolinearlo, le campagne pubblicitarie e gli spam internauti che ci hanno assalito da parte delle ditte venditrici di capsule miracolose o filtri magici da applicare ai nostri impianti di casa per rendere la nostra acqua "bevibile", come se all’interno dei diritti del cittadino non dovesse essere già assodato che i comuni fossero obbligati a garantire questa bevibilità.

Ancora più inspiegabile è che, qualcuno se lo ricorderà ancora, nel 2011 andammo a votare i famosi Referendum abrogativi, tra i quali fece una forte cassa di risonanza quello sul mantenimento dell’acqua come bene pubblico e il divieto assoluto di renderla privata e, quindi, speculativamente sfruttabile. Il risultato del referendum è noto a tutti.

Noi siciliani, però, siamo il popolo delle contraddizioni. E’ una caratteristica che abbiamo saputo esportare nel resto del paese, non a caso, già da qualche anno il fenomeno delle Case è più che consolidato in molte regioni italiane, a qualsiasi latitudine.

C’è da chiedersi veramente cosa diventi il prezioso liquido, una volta trattato, microfiltrato, refrigerato e messo a disposizione dei cittadini a pagamento, per spiegarci la considerazioni raccolte un po’ in giro tra gli "assetati" di queste zone, monopolizzate da entusiasmo ed approvazione. Una conquista sociale, per dirla in poche parole.

Dobbiamo prendere atto che in Sicilia, e nell’Italia intera, sono state riaperte legalmente le "Case". E con il beneplacido di tutti...


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