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Macchie di Silenzio per ricordare gli anni Settanta

I ragazzi nati degli anni Ottanta che ci parlano degli anni 70, gli anni di piombo, quelli del terrorismo, delle stragi nere e rosse. Loro ancora non erano nati, non ne hanno un ricordo diretto. Ma considerano la storia e la memoria importanti, e hanno deciso di parlarne. Lo fanno attraverso la letteratura, la fotografia, Internet e l’arte.

di Tano Rizza - martedì 4 settembre 2007 - 5378 letture

“Macchie di Silenzio” terrorismi e tensioni, dagli anni settanta ad oggi Incontro con Matteo de Simone, Tommaso Maiorchi, e Alice Avallone

I ragazzi nati degli anni Ottanta che ci parlano degli anni 70, gli anni di piombo, quelli del terrorismo, delle stragi nere e rosse. Loro ancora non erano nati, non ne hanno un ricordo diretto. Ma considerano la storia e la memoria importanti, e hanno deciso di parlarne. Lo fanno attraverso la letteratura, la fotografia, Internet e l’arte. Matteo, Tommaso e Alice, si occupano di tramandarla la storia, sopratutto quella che non hanno vissuto, ma che attraverso il passaggio generazionale ha creato la società che si sono poi trovati a vivere. Parlano di terrorismo, quello che hanno vissuto i loro genitori e i loro nonni, fino ad arrivare a quello attuale, che considerano implicito, che scorre sopra la nostra pelle. Ne parliamo con loro, nel cortile dei Musei Civici, dove hanno presentato il loro progetto comune “Macchie di silenzio: la storia nascosta”


Incontriamo Matteo De Simone, classe 1981, autore del racconto “Una sera al Teatro”, una parodia della sua generazione, che vive in una società di cui non conosce la provenienza.

Sostieni che la generazione in cui sei nato non consce gli anni settanta, o solo in parte?

Non ce ne frega niente, la nostra generazione questa storia non la consce, o se la conosce lo ha fatto attraverso i libri di scuola. Quello che degli anni settanta ci hanno passato noi lo abbiamo recepito, o forse ci hanno inculcato una storia. Quella generazione, quella che ha vissuto gli anni 70, tende a rimuovere molto quello che è successo, e sopratutto vuole rimuovere le critiche a quello che è stato, perché quella è una generazione che ha fallito, non è riuscita a raggiungere il suo obiettivo. Non è riuscita a salvare quello che di buono c’era, e poi il terrorismo ha rovinato tutto il resto. La nostra generazione ha recepito solo l’aspetto modaiolo di quelli anni, ci ricordiamo del 68, ma non sappiamo nulla del resto. Un po’ per colpa nostra, un po’ per colpa della scuola che non insegna, un po’ per colpa dello stato delle cose. Non ci sono neppure i mezzi per saperne di più, chi gli ha vissuti quelli anni tende a non raccontare la sua storia.

Quindi è compito della generazione nata negli anni ottanta quella di raccontare gli anni 70?

Tra le generazioni c’è sempre un filo, che le tiene legate, non si interrompe, anche se tende a diventare invisibile. Il nostro compito è di tenere legato questo filo. Quando passa il tempo aumenta la prospettiva storica diventa possibile guardare le cose con un po’ più di obiettività. Quelli di quella generazione, occupano incarichi di potere e responsabilità nei confronti della società. Fin quando sono ancora vivi sarà difficile parlare di quelli anni con piena obiettività. Più passa il tempo, più aumenta la prospettiva storica, più è possibile guardare le cose obiettivamente. Noi viviamo questo passaggio, è possiamo guardare a quelli anni con il giusto distacco. Dobbiamo e possiamo ricostruite le cose con efficacia e obiettività.


Tommaso Majonchi, nato nel 1985, racconta attraverso le sue foto due modi di vivere la tensione. Quella degli anni 70, e quella di oggi. Sostiene che il terrorismo e la paura sono ormai impliciti nella vita di tutti i giorni.

Perché dici che la tensione, ormai, è dentro di noi?

Ci tocca talmente tanto che ormai fa parte di noi stessi, lo viviamo ogni giorno, con leggerezza, non stiamo lì sempre a pensare che fra un momento ci possa essere un attentato. Però magari quando devi prendere un aereo, ci pensi, intanto prendi e parti. Però quando sei in aereo magari guardi chi hai di fianco, la tensione la senti. É una tensione che calziamo addosso, implicita a noi, ma non è che ci limita.

Le tue foto sono una testimonianza di questo?

Con le mie foto voglio rappresentare che il mondo continua, sempre, per strada, ogni giorno. Possiamo essere di qualsiasi nazione, avere background culturali diversi, ma viviamo nello stesso terrore. Ad ogni persona ho messo un giornale in mano come a testimoniare che quel giorno, in quel posto, quella persona era ancora viva. Se c’è un attentato, nel momento dopo, può anche morire, ma in quel momento era viva. Testimonianza della rassegnazione a vivere con la tensione e la paura. Nella foto accanto, invece, c’è come vivevano i nostri genitori il loro di terrorismo. In pieno, esplicitamente, totalmente. Noi invece abbiamo visto cadere le torri gemelle, magari l’abbiamo vissuta male, ma mai secondo me come potevano vivere il terrorismo negli anni 70. La prospettiva cambia, dipende da come la vivi.


Alice Avallone, classe 1985, ha messo online un sito, anzi un progetto per la conservazione della memoria. Lo ha chiamato “Macchie di silenzio” che racconta gli anni settanta tramite le parole del libro di Fasanella - “ I silenzi degli innocenti”- e le immagini di 560 artisti.

Il tuo progetto si occupa di storia, quella degli anni settanta, e la vuol raccontare attraverso l’arte. Come è partito il tuo progetto?

Io ho iniziato ad associare i testi alle immagini, perché è il nostro linguaggio, quello della nostra generazione. Comunicazione visiva diretta, per far digerire questi testi, perché alcuni sono difficili da capire. Cercare di entrare in relazione con la storia, immedesimarsi, tramite un opera d’arte. Le foto sono tutte di giovani artisti, e io le ho associate ai testi tratti dal libro di Giovanni Fasanella. Io mi occupo della parte web e dei testi, di tenere i contatti con gli artisti che al momento sono 560, ogni settimana aggiungiamo una decina di artisti. È un progetto in continuo aggiornamento, vivo.


info e risorse online


il sito del progetto "Macchie di Silenzio": http://macchiedisilenzio.wordpress.com/


il sito di Tommaso Majonchi


Intervista raccolta alla Festa dell’Unità di Pesaro, settembre 2007 http://www.dspesaro.it/



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