Libertà d’informazione per l’Europa
Il testo del rapporto della liberale danese Johanna Boogerd Quaak sulla libertà d’informazione in Europa è stato votato e approvato il 22 aprile 2004 dal Parlamento europeo
Il testo del rapporto della liberale danese Johanna Boogerd Quaak sulla libertà d’informazione in Europa è stato votato e approvato il 22 aprile 2004 dal Parlamento europeo con 237 si, 24 no e 14 astenuti. Il voto è avvenuto in un’aula dove i banchi di Popolari e An erano semivuoti, anche se i parlamentari sono rimasti nell’emiciclo. I popolari ed il gruppo dell’Uem infatti avevano annunciato la decisione di non partecipare al voto sul rapporto dal quale, così come indicato dal presidente dell’Europarlamento Pat Cox, sono stati tolti tutti i riferimenti nominali. Nello specifico, l’assemblea di Strasburgo ha accettato di togliere dal testo il nome di Silvio Berlusconi.
Diversi paragrafi messi al voto e appena adottati contenevano infatti l’indicazione "nome personale irricevibile" con riferimento sia al presidente del Consiglio italiano, sia a Rupert Murdoch, ma anche ai giornalisti Biagi, Santoro, De Bortoli e al comico Luttazzi citati al paragrafo 60. Rimangono invece le indicazioni delle cariche per cui a Berlusconi ci si riferisce con il termine "presidente del Consiglio".
Riguardo alla situazione italiana, il rapporto, sostenuto da liberali, socialisti, verdi e comunisti, sottolinea che «il tasso di concentrazione del mercato audiovisivo è il più elevato d’Europa», caratterizzato dal duopolio Rai-Mediaset, che «detengono quasi il 90% della quota totale di telespettatori e raccolgono il 96,7% delle risorse pubblicitarie». Si denuncia poi il conflitto d’interessi del presidente del Consiglio, ancora irrisolto, e si nota che «uno dei settori in cui è più evidente è quello della pubblicità, tanto che il gruppo Mediaset nel 2001 ha ottenuto i 2/3 delle risorse pubblicitarie televisive». La relazione lamenta inoltre «le ripetute e documentate ingerenze, pressioni e censure governative nell’organigramma e nella programmazione» della Rai.
Diverse le reazioni all’approvazione, avvenuta comunque in un clima surriscaldato. Per Antonio Di Pietro dall’Europarlamento è venuto «un messaggio forte e chiaro all’Italia, che non può continuare con il conflitto di interessi». E ha aggiunto che, a suo parere, la non partecipazione al voto del Ppe è stata «una furbata per non far vedere che avevano perso». Di diverso parere il capodelegazione di Forza Italia all’Europarlamento, Antonio Tajani, secondo il quale il voto odierno di Strasburgo è il risultato della volontà di «una minoranza faziosa che ha danneggiato l’immagine del Parlamento europeo approvando un documento che non ha efficacia giuridica ma è solo una dichiarazione di parte in campagna elettorale».
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Una curiosità: l’unico paragrafo della relazione Boogerd Quaak sulla libertà di informazione che ha registrato un voto molto diverso da tutti gli altri è il paragrafo 53 che riguarda il Regno Unito e contiene un esplicito riferimento alla vicenda di David Kelly e del rapporto Hutton. A differenza degli altri paragrafi che hanno registrato un risultato di voto di una media di 230 voti a favore, una ventina di contrari e una manciata di astensioni, il paragrafo 53 ha avuto solo 115 voti a favore, 59 contrari e dieci astenuti; considerando che il gruppo popolare e le destre europee non hanno partecipato al voto della relazione è probabile che i voti mancanti vengano dalle file dei laburisti britannici.
Fonte: www.radioradicale.it
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