La verità nuda dell’informazione: la ragazza iraniana ed i soldatini nordcoreani
Se la ragazza iraniana e i soldati nordcoreani fossero considerati pienamente umani, le loro tragedie non potrebbero che essere “occasione” per conoscere la reale condizione delle donne iraniane e degli uomini in Nord Corea e attraverso di essi pensare il nostro tempo storico, invece...
Occidente
L’Occidente liberal si svela nei dettagli. Ci sono casi di cronaca e notizie che rivelano il livello di degenerazione dell’informazione. La democrazia è informazione di qualità. La partecipazione alla vita politica presuppone la facoltà di ricostruire la complessità degli eventi politici, storici e di cronaca.
La cattiva informazione finalizzata a trasformare i cittadini in sudditi si nutre di semplicismo che nella società dell’immagine si fonda su rappresentazioni volte a neutralizzare il senso critico. L’informazione scritta in questo contesto si contrae in poche parole che devono stimolare i sensi e non certo la ragione. La quantità di informazioni e di immagini non è garanzia di democrazia e autonomia, anzi la stimolazione acustica e visiva contribuisce a mettere la ragione nei ceppi del pensiero unico. Si vive di conseguenza in una realtà anestetizzata, in cui non c’è nessuna azione e reazione, poiché l’abitudine al semplicismo riduce la capacità progettuale e consolida il fatalismo.
Le cronache dei nostri giorni espongono vivamente l’immagine della studentessa in intimo in Iran. La propaganda implicita al nostro sistema è palese: nell’Occidente le donne sono libere e dunque viviamo nel “migliore dei mondi possibili”. La propaganda ideologica esemplifica, in quanto riduce la libertà alla semplice esposizione del proprio corpo e al suo uso narcisistico.
La libertà è molto di più, invece, essa presuppone i diritti sociali e individuali che consentono ai singoli di decidere senza pressioni esterne di ordine economico, culturale e religioso. La libertà ridotta a indiscriminata esposizione dei corpi è il grande sogno distopico delle oligarchie occidentali. Liberi nei corpi ma nei pensieri e nelle decisioni esistenziali irreggimentati. Il sistema liberale determina spessissimo le azioni e i destini. La libertà è proclamata ma nei fatti negata e trova nella società pornografica il suo lugubre compensativo. Non si è liberi sul lavoro, chi è precario è suddito; non si è liberi nell’orientamento professionale, il sistema induce a scegliere talune facoltà e professioni con il ricatto della povertà; non si è liberi nell’affettività, il lavoro precario e fluido favorisce relazioni fugaci e veloci; non si è liberi nel corpo che dev’essere bello e in salute, altrimenti si è “fuori dal mercato delle relazioni”; la salute fondamentale per la libertà di pensiero, movimento e scelta dipende dal censo. Si potrebbe continuare, per cui coloro che inneggiano alla libertà occidentale usando la mortificazione disperata di una ragazza in “una condizione difficile”, mostrano un notevole cinismo. Se le donne in Iran non sono libere, ma bisognerebbe appurare la complessità della condizione femminile in Iran, le donne occidentali, a volte sono costrette a non mettere al mondo i figli, in quanto rischiano di essere licenziate. Di tutto questo si tace.
Un’altra notizia meritevole di riflessione e riportata da non pochi giornali nazionali riguarda i soldati nordcoreani. Questi ultimi liberati dalle strettoie e dal controllo del paese d’origine, in attesa di essere trasferiti sul fronte di guerra ucraino consumano le loro giornate gustando in rete i siti porno, pare che ne siano ipnotizzati. Si svela, così, il disprezzo antropologico verso gli uomini, i quali, ancora una volta sono descritti come esseri pulsionali e ipersessualizzati. La libertà agognata, ancora una volta, è liberazione da ogni inibizione erotica.
I soldati nordcoreani sono rappresentati come “animali uomini”. Non sappiamo la fonte delle notizie, ma manca l’angoscia di questi uomini che si ritrovano sul campo di guerra e che probabilmente non hanno potuto scegliere. Essi sono in una trappola che li tormenta e li potrebbe condurre alla morte.
Se la ragazza iraniana e i soldati nordcoreani fossero considerati pienamente umani, le loro tragedie non potrebbero che essere “occasione” per conoscere la reale condizione delle donne iraniane e degli uomini in Nord Corea e attraverso di essi pensare il nostro tempo storico, invece tutto si conclude in affermazioni e immagini pruriginose.
Ritornano le parole di Alexander Solzhenitsyn:
“Sappiamo che mentono.
Sai che stanno mentendo.
Sanno che noi sappiamo che mentono.
Sapiamo che lo sanno, sappiamo che mentono.
Eppure continuano a mentire”.
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