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Frociaggine

“Ama il prossimo tuo come te stesso”, significa anche parlare all’altro con la delicatezza con cui si dovrebbe parlare alle nostre fragilità e ai nostri limiti...

di Salvatore A. Bravo - martedì 28 maggio 2024 - 668 letture

Il linguaggio non è mai neutro, esso svela e rivela la verità profonda di convinzioni e posture ideologiche. Una intera epoca potrebbe essere sottoposta ad analisi mediante il lessico ordinario e le strutture morfo-sintattiche in uso. Siamo parlati dal linguaggio e mediante la lingua viva si trasmettono pregiudizi, valori e si riproducono strutture sociali spesso in modo inconsapevole.

L’affermazione del Papa, riportate dai vescovi, che a porte chiuse avrebbe detto che vi è troppa frociaggine nei seminari e pertanto andrebbero preclusi ai seminaristi evidenti o sospetti di tale deviazione non deve scandalizzarci. Lo spirito del tempo viene a noi e si svela nei dettagli. Inutile dire che da figure che dovrebbero segnare la spiritualità ci aspetteremmo una diversa qualità delle parole e una differente capacità linguistica per esprimere concetti. La decadenza culturale, spirituale e politica è nel linguaggio.

Quotidianamente siamo investiti dal pensiero destrutturato che si infiltra nelle relazioni e nel pensiero mediante il semplicismo e la volgarità che producono “il non pensiero”. Il termine “frociaggine” che la totalità dei mezzi di comunicazione ha riportato e attribuisce al Papa rivela la verità su una serie di fenomeni sociali in atto nella Chiesa e all’esterno di essa. In realtà, vi è il sospetto, che l’uguaglianza tanto sbandierata e la simpatia ostentata verso i cosiddetti diversi è solo autopromozione del sistema. Contraddizioni e miserie inenarrabili logorano il capitalismo, pertanto la difesa delle persone omosessuali e delle donne è solo uno strumento, in ogni istituzione ed impresa, per calcare la scena e celare che il sistema è ormai insostenibile. Non vi è alcun collante sociale e valoriale per cui in modo artificiale si programma la difesa delle differenze, se non vi fosse tale copertura il sistema sarebbe nudo e crudo nella sua tragica verità.

Nel caso specifico è evidente che la Chiesa insegue il mondo e si adatta ad esso, ma in tal modo decade nel pensiero e nel linguaggio. A ben pensare le aperture del Papa regnante sono ambigue, in quanto accoglie le differenze mediante le benedizioni alle coppie non eterosessuali, ma nel contempo resta la condanna nel catechismo dell’omosessualità. Possiamo immaginare lo “spirito” dei preti che benediranno le coppie non eterosessuali stretti tra aperture e definizioni che parlano di un antico disprezzo.

La nostra è l’epoca dell’inautentico, in cui nulla è ciò che appare. La caverna platonica ha le sue luci che indicano il percorso per comprenderla, queste luci sono le parole, che a volte svelano la realtà-verità in cui siamo gettati. Dobbiamo capire e non scandalizzarci, dobbiamo valutare senza rabbia e senza restituire “parola per parola”. Abbiamo il compito di decriptare anche attraverso questi incidenti linguistici la verità del nostro tempo storico. Quando la verità si svela dobbiamo ringraziare, perché abbiamo ulteriori elementi mediante i quali comprendere lo spirito del tempo.

Necessario è diventare testimoni di un linguaggio che non offenda e umili chi ha conosciuto mortificanti offese da sempre. “Ama il prossimo tuo come te stesso”, significa anche parlare all’altro con la delicatezza con cui si dovrebbe parlare alle nostre fragilità e ai nostri limiti. La “differenza prima” tra un conservatore e un rivoluzionario è il linguaggio autentico con cui costruire relazioni e spazi etici nei quali nessuno è escluso.


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