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Giochi d’acqua

Con l’estate già padrona delle nostre giornate, si ritorna a parlare di acqua per consumo civile e dei problemi siciliani legati ad essa. C’è chi la spreca, c’è chi la ruba. E c’è pure qualcuno che la vuole imbottigliare e vendere come acqua minerale.

di Piero Buscemi - mercoledì 9 giugno 2004 - 10549 letture

A Siracusa chi si occupa della gestione del servizio ad uso civile dell’acqua è la SOGEAS S.p.A. La Società Gestione Acque Siracusa, che con capitali pubblici del Comune di Siracusa, pari al 60%, e privati della CREA SIGESA S.p.A. di Milano, pari al 40% dal 18 settembre 1991 ha l’incarico di dirigere l’acquedotto, l’impianto fognario e la depurazione delle acque reflue. Dovrebbe portare avanti questo suo compito fino ad almeno il 30 giugno del 2011, data di scadenza della concessione comunale.

Inerente alla fornitura dell’acqua nelle case dei siracusani, i principali compiti della SOGEAS sono la soddisfazione delle richieste di consumo privato e pubblico, il mantenimento della potabilità dell’acqua con controllo diretto sulle caratteristiche organolettiche e batteriologice e la manutenzione degli impianti.

Sulla gestione degli impianti fognari, la SOGEAS si occupa del controllo dei collettori principali, del funzionamento corretto delle pompe e l’espurgo periodico dei pozzetti e delle condutture.

Sulla terza competenza, quella della depurazione delle acque reflue, la SOGEAS cura la fornitura di acqua riciclata per uso industriale ed irriguo, controlla eventuali contaminazioni durante l’erogazione e propone l’esecuzione di opere atte al miglioramento degli impianti e alla verifica di probabili fughe d’acqua.

Tutto questo per un numero di utenze superiore alle 33.000 su 126.000 abitanti, un consumo pro-capite di 285 litri d’acqua al giorno ed un fatturato annuo di circa 16 milioni di euro.

L’incombenza della fornitura di acqua potabile alla città di Siracusa è stato per molti secoli esclusiva del fiume Anapo e del suo acquedotto Galermi. Ancora oggi le acque del fiume soddisfano in parte le esigenze idriche della città che deve ringraziare il suo tiranno Gelone che fece costruire il Galermi nel V sec. a.C. La cosa più sorprendente è l’intelligenza e la sagacia utilizzate dagli ideatori che, dovendo superare le difficoltà di un terreno impervio e cercando di mantenere una logica pendenza di tutto l’impianto per il raggiungimento della vasca principale di distribuzione, utilizzarono il sistema dei pozzi collegati tra loro da gallerie sotterranee scavate a diversa altezza in profondità. Un impianto di concezione così semplice ma efficace da risultare funzionante dopo 2.500 anni e con una manutenzione, nel corso dei secoli, praticamente nulla.

Pretendere nell’era appariscente ma non sempre funzionale dei giorni nostri, di utilizzare i metodi antichi è davvero anacronistico, ma non sarebbe utopistico auspicare di ottenere gli stessi risultati con mezzi tecnologici avanzati che dovrebbero fornire maggiori garanzie. Purtroppo non è sempre così e il nuovo presidente della SOGEAS, Giovanni Parisi e il suo nuovo Consiglio d’Amministrazione insediato un mese fa, dovranno fare i conti con una richiesta di acqua sempre meno ponderabile e un impianto di distribuzione non all’altezza della situazione.

E’ stato più volte provato da studi portati avanti dagli organi competenti, che la dispersione delle acque potabili in tutta la Sicilia, raggiunge cifre intorno al 60% e supera questa soglia in alcune zone del nisseno e dell’agrigentino. Siracusa, in questa particolare classifica, può vantare l’appellativo di "isola felice" garantendo alla cittadinanza una fornitura quotidiana e a tutte le ore, ma di questa "fortuna" non conviene farne spreco.

Ripetuti casi di guasti alle tubature hanno acceso l’allarme sull’esigenza imminente di provvedere ad una revisione generale dell’impianto di erogazione. Un mese fa la rottura improvvisa di un tubo nella zona alta della città, ha lasciato la popolazione a secco per diverse ore e solo dopo due giorni la situazione è tornata normale in tutti i quartieri. Una settimana fa, un altro guasto improvviso ha interessato la via Sicilia. Da un tombino dell’acquedotto è fuoriuscita una piccola quantità d’acqua in tarda serata che durante la notte ha riversato sulla strada un cospicuo quantitativo di metri cubi del prezioso liquido, prima che gli operai abbiano concluso le operazioni di riparazione il mattino seguente.

La frequenza di questi "sfortunati" episodi, la dice lunga sulla stabilità dell’intero impianto idrico e appare quantomeno beffarda la proposta del presidente Parisi, che parla di "…un investimento di 2 milioni di euro per la costruzione di tre pozzi nella zona di Belvedere e di un progetto per la cifra di 46 milioni di euro totali per l’ampliamento dei serbatoi preesistenti e la realizzazione delle condotte di adduzione", riproponendo il progetto dell’imbottigliamento delle acque comunali da mettere in vendita ad un prezzo "politico" (l’attributo da lui utilizzato) e in confezioni da 5 o 6 litri nei principali supermercati.

Quello che sorprende non è la prepotente fantasia espressa in questa idea: è l’ingenuità e la sottovalutazione dei problemi che singoli cittadini debbono affrontare quotidianamente per le necessità idriche. L’apertura dei rubinetti casalinghi consta ogni giorno e in modo particolare la sera, l’inalazione di particolari odori nauseabondi, la cui natura non è compito del cittadino identificare. I siracusani occupano un posto apicale nelle statistiche di consumo di acqua imbottigliata potabile, facendo volentieri a meno di bere quella immessa nelle abitazioni, caratteristica per la sua durezza (provate a mettere ad evaporare l’acqua di rubinetto e contate quanti grammi di calcare riuscite a produrre) e per la sua "argillosità" (se chiudete l’impianto dell’acqua per qualche giorno, alla riapertura dei rubinetti, esce acqua rossiccia). Risultati peggiori si ottengono nel periodo estivo, dimenticando di tappare i buchi di scarico dei lavandini e delle vasche da bagno: un ricco e variegato esercito di scarafaggi ed affini fanno a gara per risalire le tubature e annidarsi nelle case dei siracusani.

In una società civile, la società acque potabili e di scarico della città occupandosi di questi fastidiosi imprevisti, sarebbe già garanzia del raggiungimento di un minimo di decenza nella vita dei propri concittadini e l’impiego dei finanziamenti pubblici (???) a tale scopo, troverebbe una sua giustificazione nelle bollette pagate dal contribuente.

Una recente disposizione della Comunità Europea potrebbe ulteriormente complicare la gestione della fornitura d’acqua e non solo a Siracusa. La delibera comunitaria disporrebbe il decentramento delle competenze degli enti, passando la gestione a singole società a capitale interamente privato che avrebbero il compito di occuparsi dei problemi di un unico quartiere (manutenzione, spurgo pozzi ecc.).

Le conseguenze dell’imminente cambio di guardia (si parla dei prossimi mesi) sono imprevedibili, ma l’esperienza fatta con la privatizzazione di altri enti pubblici (poste e ferrovie, per fare qualche esempio) non si è sempre tradotta in un miglioramento dei servizi, ma ha determinato sostanziosi incrementi dei costi a carico del cittadino.


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