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Gianluca Rando: un chitarrista messinese

Abbiamo incontrato il noto musicista messinese per parlare di musica, arte e spazi culturali della città dello Stretto.

di Piero Buscemi - martedì 17 aprile 2012 - 6359 letture

Gianluca Rando lo incontri quando meno te lo aspetti. Non bisogna ponderare un incontro e cercare di fissare un appuntamento. E’ inutile. Bisogna seguire la scia olfattiva che lo trascina da qualche decennio nei vicoli musicali, nelle presentazioni di libri, negli eventi culturali. Se si è fortunati, lo si può beccare in qualche locale a distrarre, con la sua musica suadente, i clienti dalle portate fumanti dei loro piatti.

Noi ci siamo riusciti presso la sede di Puerto de Buenos Aires a Messina. Era lì, quasi nell’anonimato delle luci soffuse. Jack, amplificatori, sei corde in attesa di essere accarezzate. E un sorriso educato da scambiare con i presenti. L’intervista era l’occasione da non perdere.

Nato a Messina, meno di quaranta anni fa, da una famiglia di musicisti, non ha sorpreso nessuno se la sua prima sillaba pronunciata non fu la scontata "...ma...ma", preferendo invece una sorta di "...la" quasi a voler accordare la sua vita, più che una chitarra scordata.

Si ritiene un autodidatta, votato alla tecnica di Dodi Battaglia, il chitarrista storico dei Pooh. Nel 1989 fonda gli Albatros, poi nel 1991 i Top Level e nel 1992 con i Golden Boys appoggia le esecuzioni dal vivo di Gianni Bella. Nel 1997 partecipa alla stesura del disco "Dark" dei Sale e Pepe. Poliedrico musicista, nel 1998 collaborerà con i Pink Punter Music Band, trovando il tempo per suonare la chitarra e le tastiere per i Senza Nome. Nel 1998 l’esperienza dei Duff, sua creazione con la quale ripercorrerà la storia del rock anni ’70, glissando dai Deep Purple agli Yes, Emerson Lake & Palmer, ma anche Pfm e Area. Nel 1999, la prova del fuoco con la Siae, presso la quale dopo i canonici esami, depositerà un centinaio di sue composizioni. Seguiranno anni di esperienze musicali condivise con altri musicisti messinesi, ma il 21 dicembre 2004, il destino di Gianluca Rando incrocierà il suo maestro putativo Dodi Battaglia, di passaggio a Messina per un concerto, al quale donerà il suo album etnico "Scenary", che riscontrerà un giudizio più che positivo.

La sua carriera artistica completa può essere visualizzata sulla sua pagina Facebook. Di seguito l’intervista.

Girodivite: Qual è stata la molla, che in un certo momento della tua vita, è scattata facendoti avvicinare alla musica?

Rando: Beh...tendenzialmente sono sempre stato attratto da ogni forma d’arte, che considero, specie quella comunicativa, un dono divino. A casa, poi, si è sempre respirata aria di musica. Mio zio suonava la chitarra e mio nonno la fisarmonica. Mio padre ama il canto, anche se non pratica ufficialmente. La scelta della musica era quindi obbligata. A dodici anni cominciai a suonare la tuba, frequentando un’orchestra di fiati. Era molto faticoso perché era uno strumento pesantissimo. Sarà stato questo particolare che impietosì mia madre e misericordiosa, un Natale decise di regalarmi uno strumento più leggero, sottraendomi da quell’ammassso di ottone: una chitarra. Evitai una sicura scoliosi ma dovetti convertirmi ad uno strumento completamente diverso. Mi consolavo ascoltando Jimi Hendrix ad un livello di volume...inumano!

Girodivite: I musicisti che hanno influenzato la tua formazione musicale?

Rando: Scontato: Dodi Battaglia dei Pooh. Dalla sua musica ho appreso l’abc del suono, dello stile e della collocazione della chitarra all’interno di un gruppo. Ma ovviamente, anche lo stesso Hendrix, Ritchie Blackmore, Luis Salinas e sicuramente Pat Metheny. Comunque, indipendentemente dai miei progetti da solista, aver accompagnato diversi artisti con stili tra loro molto lontani, mi ha consetito di spaziare su tutto il vasto mondo tecnico della chitarra. Per questo continuo ad ascoltare tanta musica di generi diversi.

Girodivite: Messina, dal punto di vista musicale, ha sempre vissuto all’ombra della vicina Catania, fucina di musicisti di grande successo anche internazionale. Di cosa, secondo te, avrebbe bisogno la tua città per compensare questo divario e fare emergere gli artisti messinesi?

Rando: Ma, guarda...credo davvero che Messina possa annoverare tantissimi talenti musicali, forse, quello che ci frega è essere ancora troppo legati a degli stereotipi tipicamente provinciali (Gianluca si lascia andare ad una risata, dicendolo). Personalmente mi considero un musicista popolare che punta ad entrare in contatto con la gente comune attraverso la propria musica. Non do molto credito alla musica d’élite. L’arte è qualcosa di speciale, di magico che ti fa sognare e pertanto deve essere alla portata di tutti. Anche se mi confronto quotidianamente con mille stili e sound diversi, considero punto forza l’italianità della musica e mi diverto a mescolare generi diversi, unendo il jazz al pop, o magari al rock. Non mi sento un chitarrista settoriale. Non riuscirei ad riconoscermi. Purtroppo, a Messina l’eclettismo non è visto di buon occhio, cosa che non accade a Catania. Ma chi ha scritto la regola che chi suona jazz è più elegante di chi fa musica rock, o viceversa? Ripulendosi di queste ambiguità, anche Messina aprirebbe gli spazi che sono già onda d’urto in altre città.

Girodivite: Quali sono gli ostacoli che un artista, non solo a Messina, incontra per proporre la propria musica alle case discografiche?

Rando: ...Bella domanda! Grazie...ti posso dire che non appena tu scrivi un brano e lo fai ascoltare, quel frammento di te stesso, concepito nel buio della tua stanzetta con pudore e sudore, diventa di dominio pubblico. A stabilire il tuo successo dovrebbe essere la gente che ti ascolta, ma le etichette discografiche, spesso anche nascondendosi dietro il problema della crisi, non investono più sulle qualità artistiche di un musicista, ma puntano sulla sua immagine, sul background o addirittura il pettogolezzo. Gli ostacoli aumentano esponenzialmente e non sono più legati a puri elementi meritocratici.

Girodivite: A parte la musica, quali altre forme artistiche ti affascinano e avresti voluto coltivare, se non fossi diventato un chitarrista?

Rando: Come ti dicevo, l’arte in ogni sua forma mi ha sempre affascinato. E’ difficile rispondere con franchezza a questa domanda. Non ho mai concepito la mia vita senza la musica, pur avendo conseguito due lauree in Statistica. Non ti nascondo che mi piacerebbe scrivere un libro. Forse un giorno lo farò...(lo dice ridendo, ndr!)

Girodivite: Una domanda banale ma d’obbligo: se dovessi fare un unico nome, quali sono secondo te i più grandi chitarristi di sempre, rispettivamente nel jazz, blues, rock e nella chitarra classica?

Rando: ...mmmmmmmh...vediamo...Nel jazz George Benson, nel blues B.B. King e nel rock, ovviamente Jimi Hendrix. Nella classica...Paco De Lucia, senza dubbio.

Girodivite: Chiudiamo con una domanda di rito: stai lavorando a qualcosa di nuovo?

Rando: Ho appena ultimato due colonne sonore per un film e un corto, che usciranno a breve. Ma non posso aggiungere altro, per adesso...Ti piace questa mia veste di artista affermato? (Segue un assolo di risata...)

Discografia


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Gianluca Rando: un chitarrista messinese
19 aprile 2012

Grande Gianluca (in arte GI-RANDO, questo lo potevi confessare, ahahah)... Metti i paraocchi e vai sempre avanti per la tua strada, con la bravura e l’umiltà che ti contraddistinguono (le doti principali per diventare grandi)... Un abbraccio... Il tuo fratellone Pippo Adorno.